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Sei in Sicilia ma ti sembra di stare sulle Alpi: due giorni a spasso nel "paese di pietra"

Vi portiamo in un suggestivo borgo siciliano inserito nel circuito dei "Borghi più belli d'Italia", immerso nella natura e impreziosito dall'arte degli scalpellini locali

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 12 agosto 2023

Novara di Sicilia, borgo medievale lombardo (foto wikiwand)

Vi portiamo nel suggestivo borgo soprannominato il paese di pietra, inserito in una cornice naturalistica che ricorda quella alpina ed impreziosito dall’arte degli scalpellini locali e dalle opere del suo grande scultore Salvatore Buemi, autore fra l’altro del celebre gruppo scultoreo la Batteria Masotto della passeggiata a mare di Messina.

Il gruppo "Camminare i Peloritani" si è dedicato ad un'escursione di due giorni nel territorio di Novara di Sicilia, situato a 68 km da Messina e inserito nel circuito dei borghi più belli d'Italia.

Percorsi in automobile diversi tornanti della statale 185 finalmente in un tratto in rettilineo piuttosto largo a causa di un incrocio ci siamo fermati per ammirare un paesaggio ampio e davvero inconsueto in cui sembrava di essere sulle Alpi per il colore dei prati verde smeraldo, per la fitta copertura boschiva e per il carattere ardito di alcuni suoi rilievi.

In alto proprio al centro il vasto declivio si verticalizza decisamente per culminare in grande stile con la rocca Salvatesta (1340 s,l ,m) soprannominata il Cervino di Sicilia e la rocca Leone meno alta che assomiglia appunto al celebre felino accovacciato. Queste si protendono verso il cielo e sovrastano tutta la vallata.
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A mezzacosta più vicine al paese sorgono altre due candide rocche dalla sagoma massiccia che sembrano stiano lì come vigili sentinelle. Al centro dell'ampia costa si scorge il centro abitato di Novara di Sicilia con i suoi palazzi e le case dai colori tendenti al rosato.

Esso è avviluppato da una fitta copertura boschiva che lo cinge a guisa di un mantello e si estende su una fascia orizzontale uniforme per un tratto per poi espandersi e raggrupparsi sotto l’alto campanile e la massiccia sagoma della Chiesa Madre quasi a invocare protezione.

Superato il paese e percorsa in automobile una strada inizialmente in discesa, superato un ponticello sotto cui scorreva uno scrosciante torrente, abbiamo iniziato nuovamente a salire per alcuni chilometri e ci siamo fermati all'inizio dell'abitato della frazione di S. Basilio, per dirigerci al sito della Sperlinga un riparo naturale preistorico del mesolitico, il secondo per importanza della Sicilia.

Ci siamo incamminati per le vie di questo borgo appartato rispetto alle principali arterie stradali, ma dall'aspetto ridente. Ci siamo imbattuti in graziose casette unifamiliari con giardini fioriti e ben curati.

Siepi di profumato rosmarino sporgevano dai muri di contenimento della collina. Sulla strada il traffico automobilistico era pressoché assente. Via via inoltrandoci per delle scalinate, in dei giardini abbiamo notato degli abeti veramente maestosi per le loro dimensioni.

Proseguiti in aperta campagna abbiamo percorso un sentiero in mezzo alla vegetazione delimitato in alcuni tratti da staccionate in legno, ma poi sprovvisto di protezione e scivoloso per la recente pioggia. Per fortuna ai suoi lati erano cresciuti degli alberelli che ci sono serviti da sostegno.

Infine siamo giunti al sito del mastodontico megalite in cui una enorme incavatura naturale della rocca alta e vasta come sotto ponte fluviale fungeva da riparo per uomini preistorici di circa 100.000 anni fa: avrebbe detto il mitico Totò.

Sul fianco di una parete si notano dei graffiti simili alle aste che una volta facevano disegnare in prima elementare e che probabilmente servivano per delle numerazioni. Questo megalite ai lati si apre a formare degli anfratti in cui si insinuano raggi solari con degli abbacinanti bagliori fra le cupe ombre.

Dopo le foto di rito, siamo risaliti per dove eravamo discesi, non abbiamo preso la via più breve per arrivare alle nostre macchine ma abbiamo divagato per un'ombrosa sterrata della collina immersa in mezzo a dei boschi ancora roridi di pioggia.

Siamo risaliti in zona più sommitale, lo sguardo ha potuto spaziare per ampi orizzonti ed abbiamo visto tranquille distese di verdeggianti prati su cui talvolta si ergevano cucuzzoli rocciosi su cui sorgevano alberi dal fitto e scuro fogliame. Il tutto poteva assomigliare ai giardini pensili babilonesi.

Dopo siamo ritornati a Novara: il paesello a meraviglia bello. Non c'era un luogo che non emanasse un fascino particolare, in cui non ci fosse un'atmosfera raccolta ed affettuosa, in cui sembrava che anche le case potessero parlare ed esprimere sensazioni di quiete e di pace interiore.

Così lasciato il centro, il bar Scuderi , la Chiesa di S.Giorgio, e una meravigliosa statua di un bambino con una corda del grande scultore novarese Salvatore Buemi, ci inoltrammo per le vie più interne in pietra arenaria linde e silenziose, muscose in alcuni tratti che rimanevano all'ombra.

Mai ci imbattevamo in caseggiati anonimi o dalle forme squadrate; ma c'erano gruppi di edifici con le facciate in pietra, altri che pur in cemento avevano finestre, davanzali e balconi in materiale litico finemente intarsiato.

Infatti nel paese c'era la tradizione degli scalpellini, forse retaggio della dominazione araba, per cui ogni luogo serba traccia della loro arte e presenta delle forme elaborate e mai banali. Così vedevamo anche stemmi gentilizi in pietra lavorata, come pure i portali, i frontespizi e le colonne delle chiese in cui erano istoriate molteplici figure.

Ma si può dire che quasi ogni casa presenta qualche fregio o intarsio in pietra lavorata, a volte sono semplici motivi floreali, ma altre la fantasia dell’artista si è sbizzarrita.

Così vi sono delle effigie apotropaiche con tanto di linguaccia che irride alla malasorte, altre a protezione della casa dagli spiriti maligni, altre ancora raffigurano delle serrature per proteggere la sicurezza delle abitazioni.

Tutto l'abitato ha un'impronta di tipo medioevale e ci sono una dozzina di chiese e pure un'abbazia nella parte alta del paese.

Questa sorge su un’altura in cui c’è una piazza con una superba balconata tutta in pietra lavorata e intarsiata da cui si gode una magnifica vista su l’ampio e candido solco fluviale contornato da monti selvosi e l’azzurro mare in lontananza che per un effetto ottico sembra che in esso si possa riversare.

Gran parte delle costruzioni sono in materiale litico, pertanto Novara viene pure conosciuta come il paese di pietra. Una cattedrale fra tutte merita di essere menzionata perché anche se non è la più grande è quella di maggiore fascino.

Si tratta della chiesa di Sant'Antonio Abate impreziosita da un campanile in stile gotico arabeggiante, è ubicata nella parte bassa del paese e sorge su un'ampia piazza acciottolata.

Il tempo gli ha conferito una patina color terra che la rende perfettamente compenetrata con l'ambiente naturale e coll'imponente promontorio roccioso più in alto prospiciente terminante a precipizio che delimita il paese e su cui una volta sorgeva il castello e che attualmente ospita l'omonimo ristorante con un amplissimo terrazzo a livello delimitato da congrua balconata.

Questo ha una vista panoramica così spettacolare che varrebbe la pena di andarci solo per questo motivo:<< Quinci il monte e quindi da lungi il mar>> Proprio come ha descritto il sublime poeta Giacomo Leopardi la sua Recanati, ma a cui non doveva essere del tutto estranea Novara avendo tenuto un carteggio con il poeta novarese Michele Bertolami.

In questi giorni il borgo è particolarmente animato perché c’è la festa dell’Assunta, la sua patrona che cade direi a proposito il 15 agosto perché questo è il periodo i cui gran parte dei novaresi emigrati in tutti gli angoli del mondo fanno ritorno al luogo natio sempre rimasto in fondo al loro cuore e cercano di rivivere gli affetti, i sogni e le emozioni di tanto tempo fa.

E cercano quella particolare atmosfera di una volta, magari riascoltando la musica della locale banda musicale il cui motivo è rimasto uguale o seguendo la processione dell’Assunta di grande suggestione e che dalle nove di sera si protrae fino a notte fonda per portare la madonna a so logu.

Questo è un paese la cui comunità ideale è molto più vasta di quanto potrebbe suggerire il suo centro abitato, ragion per cui a Ferragosto si ricrea quel senso di appartenenza che non si è mai affievolito e non si lesinano gli sforzi, le iniziative e le risorse economiche per riuscire ad accogliere i migliori artisti che con gli spettacoli estivi riescono a dare il senso della festa.

Quest’anno c’è un particolare fermento perché sono stati fatti degli scavi con la collaborazione del Comune da parte di illustri studiosi ed archeologi dell’Università di Catania in sinergia con la Sopraintendenza di Messina che attestano che il paese una volta collocato molto più a monte ai piedi della Rocca è stato al pari di monte Scuderi e Castelmola un’importante fortezza bizantina.
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