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Un canyon siciliano e quelle misteriose camere scavate: alla scoperta della Grotta del Drago

Forse era il rifugio di un feroce bandito, per altri il nome deriva dall'aspetto del costone roccioso. Grotta del Drago si trova all'interno di un canyon ed è facile da raggiungere

Balarm
La redazione
  • 27 novembre 2020

Grotta del Drago a Scordia

Il nome è sicuramente affascinante e sulla sua origine sono state date nel tempo molte spiegazioni, alcune anche molto fantasiose.

C’è chi ha detto che fosse il rifugio di un feroce bandito o che il nome derivasse dalla presenza di un uomo gigantesco. O ancora dall'aspetto di un grande animale accovacciato che presenta il costone roccioso.

Un’interpretazione credibile ma non supportata da criteri scientifici è quella proposta da Antonio Cucuzza che fa derivare il nome del luogo dal "carattere torrentizio del vallone", dal termine alto medievale "draco" che stava a indicare "fiumi o torrenti impetuosi e rovinosi".

Siamo nella periferia di Scordia, un noto centro agricolo, sopratutto per quanto riguarda la produzione delle arance, in provincia di Catania.

Grotta del drago è collocato all'interno di un canyon facilmente raggiungibile scendendo da un sentiero abbastanza largo che ci conduce alla sua base in una ventina di minuti e in prossimità di un'altra denominata "Urgu Tintu", da dove aveva origine il torrente che un tempo attraversava tutta la zona, prima di confluire nel Biviere di Lentini.
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Nel vallone prodotto lungo il corso di questo torrente, le cui acque impetuose hanno inciso nel tempo il tufo delle rocce circostanti, soprattutto nella "Cava" e, appunto nella "Grotta del Drago", è stato facile, fin dalla protostoria, trovare condizioni favorevoli a insediamenti umani. Ne sono testimonianza le numerose grotte artificiali che rendono così caratteristiche tutta la zona. Nella "Grotta del Drago" ce ne sono una decina.

Quella che dà il nome all'intera contrada in realtà è un vero e proprio sistema di ampi cameroni scavati su due piani nell'incantevole costone roccioso. Quella più bassa si collega alla più alta attraverso una scala scavata anch'essa nella roccia, all'inizio chiusa in un cunicolo che più in alto - forse a causa di qualche crollo - si vede dall'esterno.

Nel tempo, numerosi interventi dell’uomo hanno continuamente riadattato gli spazi alle proprie esigenze, riassegnando loro funzioni mai definitive (abitazione, sepolcro, luogo di culto, stalla, ovile etc.) leggibili ancora oggi nei numerosi segni che vi si notano. In assenza di studi approfonditi, si possono congetturare in queste grotte insediamenti siculi, greco-romani e bizantini, mentre in tempi più recenti sono state e in qualche caso sono ancora utilizzate come depositi.

Particolarmente significativo è il palmento costruito in una di queste grotte, testimonianza chiara della vocazione viticola del territorio di Scordia, nella prima fase di passaggio da un'agricoltura estensiva (cerealicoltura) a un'altra di tipo intensivo che sarebbe culminata, a partire dagli ultimi decenni del XVIII secolo, nell'agrumicoltura. (Fonte Nuccio Gambera)
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