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Un tempo era salato e destinato ai ricchi: le varianti del biancomangiare e la ricetta

Un dolce profumato che sa di tradizione e di famiglia, perfetto in ogni stagione. Prepariamo insieme il biancomangiare e assaporiamo le cose belle del passato

  • 28 marzo 2020

Il dolce "Biancomangiare"

Dai greci agli arabi, dagli spagnoli ai borboni, tutti hanno ripagato in minima parte la Sicilia lasciando almeno qualche ricetta originale, spesso rivista e adattata da tavernieri e donne di casa o perfezionate nei monasteri dalle mani laboriose delle monache di clausura.

Una delle specialità preparate principalmente in Sicilia, dove se ne conserva ancora la tradizione e che si crede sia stata importata dagli arabi, è il Biancomangiare, una pietanza nota già in epoca medievale che si diffuse in tutta Italia verso il XII secolo.

Basta pronunciare la parola di questo dolce al cucchiaio, simile ad una nuvola bianca, e in un attimo riaffiorano alla mente i ricordi vissuti da bambini. Tra un giro con i pattini e una discesa dallo scivolo, si rientrava in casa trovando sempre la mamma (o la nonna) intenta a preparare la merenda. E cosa non poteva mancare? "U bbiancumanciari".

Scopriamo insieme quali sono le sue origini e come si prepara. Il piatto caratterizzato dalla presenza di ingredienti di colore bianco (considerato simbolo di purezza) era destinato ai ricchi e si poteva trovare sia dolce che salato; per prepararlo venivano utilizzati latte, lardo, petto di pollo, mandorle, riso.
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Nel tempo, questa pietanza si è trasformata in un vero e proprio dolce, che oggi fa parte dei Prodotti agroalimentari tradizionali (PAT) di tre regioni italiane (Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta).

Fu Pellegrino Artusi, infatti, a classificare il biancomangiare come dolce nell’opera "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene", con la sua famosa ricetta: 150 g mandorle, di cui tre amare, 150 g zucchero in polvere, 20 g colla di pesce, panna o fior di latte mezzo bicchiere a buona misura, acqua un bicchiere e mezzo, acqua di fiori d’arancio 2 cucchiai.

E ne troviamo testimonianza anche nel romanzo "Il Gattopardo" (1958) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa: «Mentre degustava la raffinata mescolanza di bianco mangiare, pistacchio e cannella racchiusa nei dolci che aveva scelti, don Fabrizio conversava con Pallavicino e si accorgeva che questi, al di là delle frasi zuccherose riservate forse alle signore, era tutt’altro che imbecille».

Perfetto come merenda o a cena come dessert, molte sono le varianti di questo semplicissimo dolce bianco dalla consistenza morbida che si scioglie in bocca: alcune ricette, infatti, prevedono le mandorle messe a macerare, altre il latte di mandorla, altre ancora latte ovino o bovino.

Ingredienti:
500 ml di latte intero
100 g di zucchero
50 g di amido di mais (maizena)
Una bustina di vanillina
Scorza di un limone grattugiata
Cannella q.b.
Mandorle in scaglie

Procedimento:
Per preparare il biancomangiare iniziate mettendo 400 ml di latte in un tegame dal fondo spesso, assieme allo zucchero, alla vanillina e alla scorza di limone.

Mettete il tegame sul fuoco dolce e portatelo a ebollizione. Nel frattempo sciogliete la maizena nel latte freddo rimasto (100 ml), mescolando con un cucchiaio finché non si sarà sciolta del tutto. Quando il latte bolle, versatevi la maizena sciolta nel latte freddo e iniziate a mescolare.

Eliminate la scorza di limone. Cuocete il Biancomangiare a fuoco dolce per 4/5 minuti, mescolando sempre affinché non si formino grumi. Quando il composto si sarà addensato assumendo l’aspetto di una besciamella spegnete il fuoco. Suddividetelo in 5 stampini da crème caramel che farete raffreddare prima a temperatura ambiente, poi in frigorifero per 3-4 ore.

Quando il biancomangiare si sarà sufficientemente indurito, capovolgete gli stampini sul piatto da portata e decorate con un po’ di cannella in polvere e qualche lamella di mandorla.

Un dolce che si lascia mangiare piacevolmente in ogni stagione e che, in alternativa alla cannell,a potrete arricchire con scorza di limone, granella di pistacchio o fiori di gelsomino.
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