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"Animacorale": un progetto di agricoltura sociale 100% made in Sicily

Quattro vini e l'olio extravergine nascono dal lavoro di ragazzi della Comunità e di un vignaiolo d'eccezione e dalla Onlus siciliana arrivano a Eataly

  • 2 maggio 2017

Francesco Guccione

Animacorale è l’ambiziosa idea nata dall’incontro, casuale e inaspettato, tra Francesco Guccione, vignaiolo indipendente e sostenitore dell’agricoltura biodinamica, e la Onlus “Casa dei Giovani”: il progetto è di coniugare attività sociali e produzione locale.

Il nome "Animacorale" racchiude due significati: è un prodotto realizzato da una comunità (e quindi “corale”) che lavora con il cuore (“anima”): una parte dei proventi ottenuti dalla vendita di quattro etichette a marchio "Animacorale", è utilizzata per remunerare il lavoro dei ragazzi della comunità e coprire i costi di produzione. La restante quota, invece, viene accantonata per costruire una nuova cantina di vinificazione.

Ma partiamo dalle origini. Siamo negli anni Ottanta, un periodo tristemente caratterizzato dalla lotta alla tossicodipendenza. Nascono in tutta Italia numerose associazioni ed è proprio in questo particolare momento storico che Padre Salvatore Butera decide di fondare, a Bagheria, in provincia di Palermo, la comunità terapeutica "Casa dei Giovani".
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L’obiettivo è quello di fornire supporto umano e psicosociale per la prevenzione, cura e riabilitazione dei tossicodipendenti. In seguito al successo dell’associazione nasceranno anche altre due strutture, la prima sempre in Sicilia, a Mazara del Vallo, e l’altra in Basilicata, nella città di Matera. Contemporaneamente si estende il raggio di azione dei suoi volontari, fino a ricomprendere i minori in stato di difficoltà e le donne vittime della prostituzione.

L’impegno per l’attività svolta viene riconosciuto e premiato dal Comune di Castelvetrano che, nel 2000, affida alla comunità ben 88 ettari confiscati alla Mafia. Un terreno completamente abbandonato che torna a rivivere grazie al lavoro di Padre Salvatore Lo Bue e dei ragazzi che hanno terminato i programmi terapeutici riabilitativi per il rinserimento socio lavorativo, che oltre a recuperare i 33 ettari di vigneto esistente decidono di impiantare anche 5 mila piante di ulivo in 42 ettari della tenuta.

Prende così avvio un vero e proprio progetto di agricoltura sociale 100% made in Sicily, modello ed esempio per le altre comunità di recupero siciliane e non solo. Già otto ragazzi, trascorsi i due anni di percorso previsto dal programma di recupero, hanno trovato un lavoro stabile nel settore agricolo, mentre una ragazza ha aperto un’attività commerciale con i risparmi raccolti durante il lavoro svolto in comunità.

Nel 2000 parte la produzione di olio extra vergine d’oliva in bottiglia, una Nocellara del Belice a marchio bio, ancora oggi interamente acquistata dai GAS (Gruppi di acquisto solidale). Per il vino bisognerà attendere il 2015, anno della prima vendemmia, e il 2017 per la commercializzazione delle prime etichette.

Fondamentale e determinante l’incontro con Francesco Guccione, vigneron siciliano che ha sposato la filosofia dell’agricoltura biodinamica e quindi sana, che favorisce la piena espressione di quello che i francesi chiamano terroir.

Tutte e quattro le etichette sono ottenute da uve bianche della tradizione siciliana. L’audace è un Grillo, L’irriverente un Catarratto in purezza, L’eretico un Grecanico e Il visionario un 100% di uve Inzolia. Una lunga e faticosa gestazione iniziata con la vendemmia del 2015 e che adesso vede finalmente luce (occorrono 10 mesi di affinamento tra botte e bottiglia) con la commercializzazione delle prime bottiglie.

Sono iniziate le prime spedizioni e tra i clienti più importanti anche Eataly, la catena di punti vendita specializzata nell’enogastronomia italiana di qualità fondata da Oscar Farinetti, che ha acquistato una parte delle 40mila bottiglie complessivamente prodotte da "Animacorale", per i suoi store di Roma e Milano.

«Animacorale si fonda su tre pilastri fondamentali: impegno sociale, legalità e rispetto dell’ambiente – afferma Francesco Campagna, responsabile amministrativo del progetto Agricoltura Sociale “Casa dei Giovani” – con la commercializzazione delle prime bottiglie, vogliamo portare il nostro messaggio in giro per l’Italia e sondare l’indice di gradimento dei vini da parte dei

«Inizialmente il progetto avrebbe dovuto chiamarsi "Zero punto zero" – racconta Valentina Vitale, coordinatore progetto Animacorale - dove lo zero non era inteso come un elemento negativo, bensì come un voler ripartire da capo. Sfortunatamente il marchio era già stato registrato. A questo punto interviene Alias, l’agenzia di comunicazione che segue il progetto, e formula il nome del brand, Animacorale appunto, e quello dei vini».

Ognuna delle quattro etichette racconta singole sfumature dei caratteri degli ideatori del progetto: “L’eretico” è Francesco Guccione, e non poteva essere altrimenti per un vignaiolo fuori dagli schemi come lui; “Il visionario” è invece Valentina Vitale, per il suo saper guardare sempre oltre le cose; “L’audace” è dedicato a tutti i ragazzi di Casa dei Giovani e alla loro voglia di rimettersi in gioco attraverso il duro lavoro della terra; Infine “L’irriverente” è dedicato a Marco Castagna e Maricetta Gianfalla di Alias, che hanno seguito tutti i processi comunicativi del progetto con grande entusiasmo.

Allo stesso tempo, tutti coloro i quali proveranno i vini di "Animacorale" sono invitati a identificarsi e riconoscersi in uno dei quattro profili descritti dalle etichette. A Padre Salvatore Lo Bue, da cui tutto il progetto prende avvio, è dedicata un’etichetta speciale: il “Vino del Miracolo”, ottenuto da uve di Grillo e prodotto in edizione limitata (solo 3000 bottiglie).

«Quando nel 2015 ho conosciuto la comunità Casa dei Giovani – afferma Valentina Vitale - ho pensato subito di organizzare un incontro con il mio amico Francesco Guccione. Ero sicura del fatto che, tutti quanti insieme, avremmo potuto dare vita a qualcosa di unico e straordinario: creare un vino che non fosse solo biologico e naturale ma che avesse anche un’identità forte ben definita».

«Sono da sempre un’appassionata di vini naturali, quelli che alcuni definiscono squilibrati, e trattandosi di un progetto che partiva da persone affette da squilibri (la tossicodipendenza) mi sembrava un coronamento perfetto - continua - tutte le persone vittime di dipendenza sono considerate malate e di conseguenza vengono emarginate dalla società. Il fine sociale di "Animacorale", per noi, ha la stessa dignità dell’eccellenza qualitativa».

«La nostra non è elemosina, la maggior parte dei progetti sociali punta più sull’aspetto sociale che sulla qualità del prodotto venduto. Per noi, invece, è fondamentale la qualità dei nostri vini. Sono vini unici, lontani dal gusto omologato della produzione di massa e, quindi, possono non piacere a primo impatto».
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