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Facili, sane e low cost: pale di Fico d'India tra gran gourmet e tavola di ogni giorno

La Fao lo vede come il cibo del futuro per via dei cambiamenti climatici ma il fico d'india non è solo gran gourmet: le "pale" sono da mettere in tavola ogni giorno

  • 4 gennaio 2018

Fichi d'India (foto di Costanza Gravina)

Aggrovigliato alle rocce vista mare, in filari ordinati a delimitare un terreno o in gruppi casuali e disordinati qua e là, appartiene alla scenografia siciliana più tradizionale da tempo immemore, un’istantanea di colori e profumi delle calde assolate giornate estive.

Le forme tondeggianti che custodiscono le preziose gemme colorate più volte immortalate da Guttuso nei suoi quadri e spesso menzionate da Verga ne “I Malavoglia” sono la pianta che forse più rappresenta la nostra isola.

Eppure a far toccare per la prima volta le coste calde e rocciose della Sicilia all’Opuntia ficus-indica (questo è il suo vero nome in botanica), in arte il fico d’ india fu Cristoforo Colombo, nel 1493, di passaggio durante una delle sue lunghe navigate in giro per il mondo, di ritorno dal nuovo continente.

Non vi è zona in tutto il Mediterraneo dove il fico d’ india si sia trovato a suo agio più che in Sicilia (e come dargli torto), con una particolare predilezione per la parte orientale dell’Isola, dove il sole cocente riscalda la scura terra lavica e i venti del mediterraneo soffiano aria salmastra nell’entroterra.
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Pianta secolare e di poche pretese il fico d’ india, perennemente in lotta con se stessa e con quanto lo circonda, è capace di adattarsi a climi semi aridi e presenta forti radici capaci di dissodare anche terreni vulcanici. Ingentilisce il paesaggio, protegge dai venti e preserva il territorio dall’erosione, delimita i confini.

È di recente pubbicazione uno studio portato avanti dall'organizzazione non governativa Fao (Food and Agricolture Organization) che spiega come la nostra alimentazione sia destinata a cambiare visti i cambiamenti climatici e l'aumento della popolazione: oltre a cibi esotici come gli insetti c'è il fico d'india che rappresenterà una risorsa straordinaria in moltissime aree semi-desertiche del pianeta.

La sua coltivazione si estende dai piedi dell’Etna fino alla pianura di San Cono passando per quella di Caltagirone. Sacro per gli aztechi, messicano d’origine siculo d’adozione, l’Opuntia è una pianta piena di pregi.

Meno considerate rispetto al frutto, che non ha bisogno di alcun biglietto da visita, ma altrettanto interessanti sono i fusti della pianta o cladodi che fungono anche da “foglie”, le cosiddette pale o nopal che in azteco significa proprio foglie.

Mai fermarsi all’apparenza, dietro una corteccia dura e spinosa si nascondono infatti molte qualità utili sia in campo medico-cosmetico che in cucina.

Innumerevoli sono i benefici delle pale di fico d’india, il succo ottenuto per spremitura presenta molte sostanze nutritive e poche calorie: è una grande fonte di fibre, pectine e mucillagini che aiutano mantenere sotto controllo i livelli di glucosio e colesterolo nel sangue oltre che favorire la digestione.è

È ricco di amminoacidi e minerali fra cui potassio, magnesio, calcio, ferro, fosforo, rame e zinco e una buona dose di antiossidanti come la vitamina A sotto forma di betacarotene, e la vitamina C utile per il sistema immunitario, ma anche piccole quantità di vitamine del gruppo B.

Il gel crudo estratto dalle pale per una centrifuga è utile se applicato localmente per lenire la pelle abrasa o ustionata, gli eritemi, foruncoli. Cicatrizzante e antisettico.

La consistenza è particolare e gelatinosa e il sapore è una via di mezzo tra fagiolino e asparago. Diverse sono le ricette che le vedono protagoniste non solo di piatti grand gourmet ma anche di piatti facilmente realizzabili nelle nostre cucine.

Per esempio come contorno o per arricchire delle semplici frittelle come antipasto.

In cucina si usano più che altro le pale giovani e tenere. Una fase importante è quella della pulitura, bisogna rimuovere le zone con le spine e lavare accuratamente assicurandosi di aver rimosso tutte le spine.

Dopo aver tagliato la pale a cubetti si fanno cuocere per circa 30 minuti dall’ebollizione in abbondante acqua salata per eliminare la gelatina che le rende viscide.

Una volta scolate si possono saltare in padella con aglio e pomodorino per ottenere un originale contorno oppure si possono unire alla classica pastella ottenuta con uova, farina e acqua frizzante, fritte al momento per uno sfizioso antipasto.
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