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Orti urbani e condivisi: l'agricoltura fai da te "invade" la città di Palermo

Carlo Farrauto, giovane di 28 anni ex laureando in Economia, ha deciso di dedicarsi alla coltivazione biologica: «La soddisfazione è talmente grande che si supera ogni difficoltà»

  • 4 aprile 2017

Condivisione di cibo e di idee, rapporti genuini con la natura, con la terra ma anche con le altre persone intente a coltivare a pochi metri: sono questi i valori su cui si basa il progetto degli Orti Urbani, iniziativa che a Palermo è promossa dal Codifas, Consorzio di Difesa dell’Agricoltura Siciliana e che ha lo scopo di recuperare il rapporto diretto e attivo con la terra e la natura, dando la possibilità ai cittadini di coltivare la terra per l’autoproduzione del cibo.

«Chi coltiva riconosce un’identità in quello che fa nascere, nel tempo, nel lavoro e nel sudore che ci vuole. È un mondo complesso e affascinante», racconta con emozione e soddisfazione Carlo Farrauto, responsabile di produzione dell’Orto Urbano di via Galletti: 1,2 ettari all'interno del quartiere di Acqua dei Corsari.

Con canoni di affitto simili a quelli degli altri, circa 20 euro, questo orto mette a disposizione dei cittadini 50 mq di terreno e, in più, chi ne fruisce può contare sul sostegno di tutor esperti in agronomia e biologia che giornalmente li consigliano e li aiutano. L’unico certificato di qualità che i prodotti dell'Orto di via Galletti possono permettersi è quello dei tantissimi clienti che, innamorati del progetto, supportano un metodo tanto antico quanto rivoluzionaro di produrre.
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Lo stesso Farrauto, per esempio, è un giovane di 28 anni ex laureando in economia che ha deciso di dedicarsi a tempo pieno alla coltivazione biologica. Ogni mattina dalle 8 il suo impiego è nell'orto e consiste nel prendersi cura delle piante e nel supervisionare il lavoro degli altri "ortisti". «Certe volte torno a casa con la schiena a pezzi - racconta - ma la soddisfazione è talmente grande che si supera ogni difficoltà».

Un lavoro spontaneo e naturale, metodi "all'antica" che oggi suonano un po' come un'azione di disobbedienza civile in netta controtendenza ai metodi industriali con cui viene prodotto il cibo che tutti i giorni viene acquistato tra i banconi dei supermercati. Si tratta di luoghi all'aria aperta, concessi da privati, in cui armato di zappa e aratro e con metodi al 100% biologici, chiunque può coltivare il proprio pezzetto di terra, prendendosi cura di tutto il processo di produzione del cibo che mangerà a casa.

Tutti gli ortaggi non sono infatti trattati da pesticidi o additivi chimici e sono venduti o portati a tavola a non più di 24 ore dalla raccolta. In Italia si contano decine di progetti ispirati dagli orti nati a Barcellona già nei primi anni del 2000, città che ha fatto da capofila a una tendenza che potrebbe rivelarsi la vera salvezza per l'agricoltura fai-da-te.

«La nostra è una scelta – spiega Farrauto - non vogliamo avere un bollino. Il nostro certificato d'eccellenza è quello dell’Istutito Zooprofilattico, che certifica regolarmente la qualità del terreno sul quale coltiviamo i nostri prodotti. L’unico nostro interesse è quello di far notare la differenza».

Il progetto degli Orti Urbani prende vita a Palermo nel 2014 con l'associazione Gli Orti della Fate, da lì il numero è salito rapidamente a quattro terreni adibiti a campi con l'istituzione degli orti di fondo Badia, di via Galletti e di Baglio Culluzia, coinvolgendo un pubblico sempre maggiore.

Tra esperti agronomi e giardinieri, anche i cittadini, le associazioni e le scuole hanno abbracciato il progetto e si è formata una vera e propria comunità che continua a crescere di giorno in giorno. Determinazione, spirito di iniziativa e coraggio sono la chiave di un successo costruito sull'autoproduzione e sull'autogestestione, richiamando uno stile di vita di genuinità che oggi va scomparendo.

“Dimenticare come zappare la terra e curare il terreno significa dimenticare se stessi", disse Gandhi.
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