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Non solo villa Alliata di Pietratagliata: la Palermo monumentale sconosciuta (a molti)

Ville, palazzi, padiglioni e strutture pubbliche: c'è stato un tempo in cui Palermo era tutta "monumentale". Un punto sugli spazi di pregio abbandonati della città

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 25 gennaio 2018

L'ex chimica "Arenella" di Palermo

Il tempo della denuncia è finito. Se un tempo la cosiddetta società civile stava molti gradini sotto la comprensione dei fatti e l'impegno civile stesso rispetto alla governance della città e della regione, oggi appare evidente l'esatto opposto.

I cittadini si uniscono nel grido di evidente denuncia, si fanno essi stessi sentinelle urbane, palesano il loro dissenso rispetto alle criticità monumentali in evidente stato di abbandono, avanzano il desiderio che i monumenti simbolo della bellezza storica della città vengano salvati e valorizzati affinché nel rinascere possano essere trasmessi alle future generazioni, ma la politica e dunque l'ente preposto alla rappresentanza del sentire popolare, non dá segnali di riscossa alcuna.

Se sul Cotonificio di via Aiace (opera magna di architettura industriale del 1952) incombe la demolizione, nel silenzio assordante di professionisti e intellettuali, a fronte di una inefficace azione pubblica di pianificazione adeguata e frutto di analisi storico-morfologiche in controtendenza con il riconoscimento di valore storico artistico emesso dall'Ateneo palermitano con un prezioso documento del Darc (dipartimento di Architettura) dello scorso maggio, nessuno ci spiega quale sarà il futuro della Fiera del Mediterraneo (del 1946).
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Poco chiara appare situazione di salvaguardia sull'area dell'ex Chimica Arenella, che il comune ha acquisito al suo patrimonio 20 anni fa per preservare e rigenerare e che in 20 anni non ha prodotto alcunché.

Ancora il villino Messina-Verderame (del 1915) di via Lo Jacono rischia il crollo nel silenzioso imbarazzo delle istituzioni e della proprietà mentre la scala interna ricoperta interamente da escrementi di animali sembra una installazione postuma di Piero Manzoni rappresentando una vera e propria bomba ecologica a due passi dalla scuola attigua.

Un destino a parte merita poi il degrado e l'abbandono a cui restano consegnate le opere Liberty di Ernesto Basile. Se appare infatti del tutto insensato il degrado e gli abusi in cui versa il chiosco Vicari (1897) a dieci metri dal teatro Massimo simbolo della Capitale della Cultura 2018, nessuna notizia arriva sulla sorte dell'occupazione abusiva dell'ex Sanatorio antitubercolare di corso Alberto Amedeo (1911), scomparsa dai radar appare qualsiasi visione di restauro e rilancio dell'ex Istituto Pignatelli ai Colli (1910) tra le ultime residenze dei Florio, ancora un parcheggio autolavaggio impera nell'area della ex Villa Deliella (1905-59) in cui dovrebbe sorgere da prescrizioni di compensazione per la barbara demolizione di cianciminiana memoria, un museo per la città!

Davanti tanto degrado monumentale ma soprattutto culturale il caso limite appare davvero quello della villa Neogotica del principe Mago Raniero Alliata di Pietratagliata in via Serradifalco (del 1885) che sta letteralmente marcendo davanti gli occhi di tutti e mentre miserabili ladri di polli continuano a depredarne la carne viva di maioliche, vetri e tetti decorati, cornici e qualsiasi pezzo per i mercati neri di mezza città.

Marcisce di lebbra la villa davanti i passanti, le istituzioni e la politica tutta! È il "Cortile Cascino" del 2018! È lei il simbolo dell'altra faccia nera della medaglia culturale, quella tenuta lontana dai media forse perché ha la lebbra, quella che va all'asta per l'ennesima volta deserta, quella che nessuna istituzione dimostra di essere in grado di salvare palesando questa stagione di miserabile pochezza politica.

È possibile davvero continuare su questa strada dal finale di degrado scontato? Davvero la vetrina della Capitale della cultura non può far nulla per salvare la cultura monumentale di Palermo?

Servono adesso azioni di riscatto, perché il tempo della denuncia non può più sopperire alle scelte il cui primato spetta alla politica. Generare lavoro attraverso i restauri, ecco l'unica strada da percorre per uscire da questo degrado imposto come destino!

Cominciamo allora subito dall'acquisto e dal restauro di villa Pietratagliata. Si faccia coi soldi arrivati per questi eventi-riconoscimenti e con le donazioni di sponsor e mecenati.

Risorga la villa e i resti del parco e divenga un presidio di cultura lascito dell'anno di cultura 2018! Diventerebbe un modello virtuoso, salverebbe il monumento e creerebbe lavoro e sviluppo sostenibile.

I nostri monumenti sono la nostra memoria tangibile, rappresentano la descrizione fisica della bellezza costruita. Quella bellezza "dell'idiota" capace di salvare il mondo. Ma se la bellezza salva il mondo, chi la salva, oggi, la bellezza?

Possiamo farlo, ma soprattutto, vogliamo farlo?
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