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Palermo e il rifacimento del "waterfront": due domande, prima di intervenire sul porto

Aperto un concorso per la realizzazione di un nuovo terminal al porto di Palermo: 77mila euro al vincitore e un progetto da oltre 3 milioni ma anche alcune domande

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 29 gennaio 2018

Il waterfront di Palermo

Un nuovo porto per Palermo: l'Autorità portuale ha diffuso un bando di concorso per la progettazione del waterfront della città e il vincitore, oltre alla realizzazione vera e propria del terminal (importo complessivo di 3.274.825 euro) riceverà un premio di 77 mila euro.

Ma il "Concorso internazionale di idee per la progettazione dei nuovi terminal crociere e terminal passeggeri e ro-ro e delle relative aree di interfaccia città-porto, nell'ambito delle previsioni del Piano regolatore portuale del di Palermo" lascia perplessi alcuni progettisti, benché si sentano positivamente sollecitati dalla notizia di una - finalmente - riqualificazione dell'area portuale.

Palermo ha il mare inciso sul suo nome, quel tutto porto che dal dopoguerra a oggi è stato un continuo vilipendio all'Articolo 9 della costituzione italiana e che ha di fatto sancito l'allontanamento della città stessa dal rapporto millenario intessuto con il Mar Mediterraneo.
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Un rapporto positivo che fece del fronte a mare il biglietto da visita della florida economia mercantile non soltanto locale, il cui medium culturale più evidente fu proprio l'architettura costruita tra edifici e spazi pubblici, e quella tecnica costruttiva delle opere di urbanizzazione e civili tra cui anche l'area portuale che fecero della Palermo neoclassica ed eclettica, la prima capitale del gusto a dotarsi di moderni sistemi pubblici fognari e di illuminazione.

Tutto concorse a scrivere tra le pagine del mito, la caratura internazionale di una città che volle e seppe essere capitale di grande bellezza e che lo fece pianificando, progettando, adoperando e non dobbiamo mai dimenticarlo, proprio l'istituto del concorso di progettazione per la costruzione di ciò che ancora oggi a distanza di 150 anni è il suo più grande simbolo urbano e cioè il teatro Massimo.

Posso muovere solo due critiche che spero potranno invece esser smentite o prese nella dovuta misura di spirito di crescita del dibattito in corso, oggi sempre più necessario in direzione di una maggiore partecipazione dal basso e di una necessità virtuosa nell'assoluto bisogno di sostenibilità ambientale.

La prima riguarda la scelta, che non posso assolutamente condividere, legata alla mancata apertura del bando a tutti i progettisti o gruppi di progettisti indipendentemente da requisiti che non siano la laurea e l'abilitazione o al massimo la iscrizione agli ordini e non vincoli la suddetta partecipazione a vin oli astrusi di fatturati al di fuori di parametri rispondenti alla realtà.

I più grandi progettisti mondiali, prima di scrivere pagine assolutamente fondamentali di storia dell'architettura contemporanea non avevamo alcun fatturato milionario alle spalle o requisiti che non fossero intrinsecamente legati alla creatività visionaria necessaria per la costruzione di luoghi urbani e penso a Wright, Scarpa, Kahn, Gehry, Libeskind, Siza.

Non è garanzia di qualità il fatturato precedente, e proprio di qualità noi abbiamo bisogno per continuare ad intessere con la storia sedimenti di architettura contemporanea.

L'altra è la mancanza, ma non posso reputarla di certo all'autorità promotrice il concorso ma a soggetti istituzionali altri, di una prescrizione importante legata ai parcheggi di interscambio con la città specie su via Crispi parallelamente alla stessa e tale da poter rappresentare quel bisogno atavico di spazi per la sosta lunga di prossimità propropio alla città storica.

Se il tutto fosse stato di supporto, per esempio alla visione di ciclopedonalizzazione della via Emerico Amari devastata dai cantieri lunghissimi relativi alla costruzione dell'anello ferrovizrio, tale vision nell'ottica di nuovi spazi sostenibili e verdi caratterizzati da una forte valenza turistica, sono sicuro che avrebbero trovato concordi una trasversalità di attori culturali e istituzionali e non ultimi commercianti e residenti.

Benissimo allora l'apertura concorsuale, perplessità invece su requisiti e visione organica d'insieme. C'è tempo per importanti correttivi? Resto fiducioso.
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