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Palermo ricorda Peppe Schiera: al poeta intitolato un giardino a Ballarò

Il sindaco di Palermo e le associazioni di Ballarò inaugurano una piazzetta intitolata al "poeta di strada". Una piccola area verde simbolo di comunità e di rinascita

  • 9 maggio 2017

Palermo ricorda Peppe Schiera, "poeta di strada" che ha saputo raccontare con arguzia e ironia gli anni della fame, della miseria, della guerra. La piccola area verde tra piazza Ballarò e vicolo della Pietà, luogo simbolico di un processo di riqualificazione che sta coinvolgendo il quartiere, è stata intitolata al poeta nel corso di una cerimonia pubblica.

Un'iniziativa, quella voluta dal Comune, che ha la duplice valenza di ricordare Schiera, morto il 9 maggio di 74 anni fa, e di continuare con il percorso di riqualificazione del territorio dal basso, che proprio in questo periodo si sta intensificando grazie alle iniziative proposte da associazioni come Sos Ballarò e Cassaro Alto.

«Intitolare uno spazio pubblico a Peppe Schiera – ha detto il sindaco Leoluca Orlando durante la cerimonia – è stato un atto dovuto nei confronti di un vero palermitano che ha sempre dimostrato di avere radici, amore e visione per la nostra città. Ricordare una vittima dei bombardamenti del '43 è anche un modo per commemorare tutte le vittime di quel periodo tremendo della nostra comunità. Un monito affinché le guerre possano uscire per sempre dalla storia».
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Giuseppe Schiera, detto "Peppe" o "Muddichedda", a causa del suo aspetto minuto e scavato dalla fame, viene oggi ricordato come un vero simbolo della Palermo delle Guerre Mondiali. Sagace e ironico, viveva proprio a Ballarò dove cercava di guadagnarsi da vivere come artista di strada, decantando le sue brevi composizioni in rime dialettali.

Filastrocche, poesie non certo auliche, ma che raccontavano della povera gente, dei demoni della fame, degli orrori della guerra e della vuotaggine della propaganda fascista. Mussolini diceva: «Se avanzo, seguitemi». E Schiera rispondeva: «U Duci nni cunnuci / contru u palu ra luci» o ancora «Si salutava bongiornu. / e si manciava tri voti 'o jornu / ora si saluta a romana / e si mancia menza vota a' simana».

Schierà morì durante i bombardamenti del 9 maggio '43. Insieme a tanti altri cercò la salvezza nel rifugio scavato sotto piazza Sett'Angeli che non resse alle bombe, seppellendo sotto le macerie tutti quelli che vi avevano cercavato riparo. Ad oggi non resta nulla di stampato delle sue poesie, tranne qualche foglietto anonimo aquistato dai passanti in cambio di qualche moneta.

La sofferenza e la miseria, ispiegabilmente condite con ironia e arte, hanno reso Peppe Schiera il poeta della povera gente, un palermitano "come tanti", una speranza oltre la rassegnazione.
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