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Paolo Borsellino: 25 anni fa la strage, tutte le cose da ricordare (o da sapere)

Una lettura per ricordare, o conoscere, una pagina della storia contemporanea di Palermo: i punti chiave di quel 19 luglio 1992 e dell'uccisione di Paolo Borsellino

Balarm
La redazione
  • 19 luglio 2017

Murales su Falcone e Borsellino alla Cala di Palermo

Paolo Borsellino è stato ucciso da una bomba in via D'Amelio, in un quartiere nuovo di Palermo vicino la Fiera del Mediterraneo, e aveva 52 anni.

Era il pomeriggio del 19 luglio 1992, esattamente 25 anni fa ed era domenica. L'esplosione fu avertita per chilometri e sulle facciate degli edifici circostanti vennero sbattuti i "resti" di quella strage.

Insieme a Paolo Borsellino morirono quattro persone della sua scorta, ragazzi appena arrivati in via D’Ameloi, strada in cui abitava la madre del giudice.

I loro nomi sono Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. A sopravvivere fu soltanto Antonino Vullo, che al momemto dell'esplosione stava parcheggiando.

Uno dei magistrati più importanti del “pool antimafia” di Palermo, questo era Paolo Borsellino. Che aveva visto morire sull'autostrada Palermo - Trapani, all'altezza di Capaci, il suo amico e collega Giovanni Falcone appena due mesi prima.
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Svolgevano insieme le indagini che avevano portato allo storico “maxiprocesso” del 1986: un impressionante numero di inchieste contro la mafia, di condannati e di accuse contestate.

All’inizio dell'anno la Corte di Cassazione aveva confermato le sentenze ma l'attentato del 19 luglio ha dato il via ad altri quattro processi (più uno di revisione che ha assolto i condannati del primo).

Delle dinamiche della strage sappiamo che l’attentato è stato messo in atto con un telecomando che ha fatto esplodere una Fiat 126 parcheggiata in via D’Amelio.

L'esplosivo è stato recuperato da un deposito di residuati bellici e, fortissimo, si diramò fino a dare fuoco a decine di macchine: boss, organizzatori ed esecutori materiali dell'attentato sono stati condannati.

Le indagini, non prive di storture, sono state più volte raccontate in diverse occasioni: libri, interviste, reportage, film e serie tv. Uno dei misteri che più caratterizzano la memoria di quel giorno è la scomparsa dell'agenda rossa che Borsellino aveva - sicuramente, stando a testimoni - con se e che non venne mai trovata.

In seguito alla morte dei due magistrati Milano, Roma e Firenze sono state colpite da attentati che ancora oggi sono oggetto di inchieste che riconducono al clan dei Corleonesi, che fa capo a Salvatore Riina, oggi in carcere.

Obiettivi e intenti di questi attacchi al Governo e al popolo italiano sono tutt'oggi nebulosi: anche in questo caso sono tante e differenti le teorie fino a quelle che vogliono un coinvolgimento da parte dello stesso Stato nelle due stragi.
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