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Viventi? No, solo siciliani: la vera Festa dei Morti a Palermo è il 2 novembre

Ogni anno sono molte le polemiche sull'adozione di Halloween: in Sicilia i morti si festeggiano in modo differente, un modo tutto nostro. Ma le due festività possono convivere?

  • 25 ottobre 2015

Sarà che il siciliano ha dentro un orgoglio grazie al quale è riuscito ad andare avanti dopo momenti davvero neri. Sarà che alle nostre tradizioni siamo legati con un filo stretto stretto, che colora il nostro sangue di folklore e che ci rende appassionati. Sarà, comunque, che le feste "degli altri" non ci entusiasmano. Qualsiasi sia la ragione, una nutrita corrente di pensiero vuole che i morti tornino solo il 2 novembre, in barba ad Halloween.

La verità è che si tratta di due feste completamente differenti. Una, quella di Halloween è per i siciliani un fatto puramente commerciale, fatto di moda, musica, spavento e divertimento: non un'aggressione alle nostre usanze, ma puro conformismo che per una notte anticipa il nostro più classico carnevale.

L'altra, la nostra Festa dei Morti, è una ricorrenza dal sapore dolce, che profuma di cannella e biscotti. Perché a differenza di Halloween noi non pensiamo che i morti tornino per farci paura, ma che vengano a toccarci e a farci visita portando doni e beandosi in cambio delle bellezze del cannistru, il cesto di dolcezze fatto proprio per loro e composto, tra le altre cose, dall'immancabile frutta di martorana e dalla classica pupa di zucchero.

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A voler ben guardare, non esiste una vera opposizione tra le due festività. Possono essere festeggiate entrambe. Ma rimane inteso che la nostra festa, quella che fa sorridere i bambini mandati in giro per casa a cercare il dono nascosto dai nonni, dagli zii, da quei parenti che non ci sono più, per poi riempirsi la bocca di zucchero e dolci tipici, sia un momento esponenzialmente più sentito ed intenso.

È vero, d'altro canto, che molte usanze riguardanti la Festa dei Morti si siano perse: un tempo i bambini venivano portati alle Fiere dei Morti dove potevano scegliere cosa i defunti avrebbero portato loro, mentre negli ultimi anni queste fiere sono diminuite. Dare la colpa ad Halloween, però, è piuttosto inutile: la verità è che al giocattolo di plastica si preferiscono sempre più spesso i videogiochi. E lì non c'è fiera che tenga.

È necessario allora, insegnare ai più piccini a portare con sè le tradizioni. Senza necessariamente comparare o, ancor peggio, accusare o dimenticare l'una o l'altra festa. Perché se un giorno i bimbi si trasformano in piccole streghe e adorabili vampiri, la mattina del 2 novembre saranno raccolti attorno al cannistru mangiando i nucatoli e i totò, i crozz'i morto e i pupatelli, i taralli e la frutta di martorana.

Noi, che siamo adulti e abbiamo percorso chilometri di vita costellati da momenti di dolcezza nel credere che quella persona cara fosse tornata per noi, anche solo per un momento, anche solo per portarci quel gioco che volevamo da tempo, non dobbiamo fare altro che continuare a crederci e a trasmettere la stessa passione con la quale, la sera di Ognissanti, disponiamo la pupa di zucchero al centro, come una regina, e scegliamo quali dolci la circonderanno.

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