"U pappaiaddu ca cunta tri cunti": la favola di Pitrè al Museo Pasqualino
Va in scena, domenica 5 novembre alle 17.30, al Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino, "U pappaiaddu ca cunta tri cunti", una delle favole più significative del Pitrè.
Si tratta di un capolavoro narrativo e drammaturgico di storie nella storia, capace di far viaggiare nel tempo e nello spazio tra reale e immaginifico, una storia carica di simbologia e saggezza popolare.
Una donna bellissima sposata ad un uomo che non può essere certo ricordato per la sua bellezza, due uomini che si innamorano di lei e che fanno di tutto per poterla avvicinare e conquistare.
Anche trasformarsi in pappagallo per deliziarla, in mancanza d'altro, con dei cunti che accendano in lei stupore, passione e affezione.
Senza mai prendere una posizione di giudizio, con una pazienza e un' osservazione minuta delle persone e delle cose, il lavoro di Giuseppe Pitrè è all’insegna del rispetto per l’uomo e di amore per il popolo siciliano.
Un popolo lasciato al suo destino, mal governato e spesso sfruttato (anche oggi?) che ha trovato rifugio proprio in queste favole, nel canto nelle tradizioni e nelle storie mille volte rielaborate.
La fiaba di Giuseppe Pitré diventa qui occasione di narrare una mondo fantastico intriso di immaginazione, reso attuale dalla forte carica visiva generata dal live painting che fa del teatro una pagina bianca da scrivere, disegnare, reinventare all’interno di una performance che restituisce l’attualità del mondo fiabesco di Pitrè.
Si tratta di un capolavoro narrativo e drammaturgico di storie nella storia, capace di far viaggiare nel tempo e nello spazio tra reale e immaginifico, una storia carica di simbologia e saggezza popolare.
Una donna bellissima sposata ad un uomo che non può essere certo ricordato per la sua bellezza, due uomini che si innamorano di lei e che fanno di tutto per poterla avvicinare e conquistare.
Anche trasformarsi in pappagallo per deliziarla, in mancanza d'altro, con dei cunti che accendano in lei stupore, passione e affezione.
Senza mai prendere una posizione di giudizio, con una pazienza e un' osservazione minuta delle persone e delle cose, il lavoro di Giuseppe Pitrè è all’insegna del rispetto per l’uomo e di amore per il popolo siciliano.
Un popolo lasciato al suo destino, mal governato e spesso sfruttato (anche oggi?) che ha trovato rifugio proprio in queste favole, nel canto nelle tradizioni e nelle storie mille volte rielaborate.
La fiaba di Giuseppe Pitré diventa qui occasione di narrare una mondo fantastico intriso di immaginazione, reso attuale dalla forte carica visiva generata dal live painting che fa del teatro una pagina bianca da scrivere, disegnare, reinventare all’interno di una performance che restituisce l’attualità del mondo fiabesco di Pitrè.
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