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Dall'autostrada "delle bellezze" puoi scoprire la Sicilia: i luoghi che (forse) non conosci

Quante volte l’abbiamo percorsa nel mezzo degli impegni personali senza accorgerci che collega meraviglie: da "Lu Ceusu" al castello, dai boschi al mare

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 30 settembre 2022

Panorama del bosco Torello (foto di Salvatore Di Chiara)

Quante volte l’abbiamo percorsa nel mezzo degli impegni personali. Quante volte l’abbiamo toccata con mano senza osservare. Quante volte lo faremo ancora e, perderemo l’occasione di comprendere la realtà in cui viviamo.

L’autostrada A29 che collega la città di Mazara del Vallo con il capoluogo di regione (Palermo) rappresenta una delle infrastrutture più importanti della Sicilia. Una delle poche vie di accesso che conducono nella zona occidentale della regione e regala scorci invidiabili e facilmente visibili dall’attento guidatore.

Ci perdiamo nelle chiamate dei cellulari toccando ripetutamente lo schermo e il distacco con l’ambiente circostante diventa sempre più netto. Un allontanamento dettato dalle esigenze social che non ci permette di esplorare i paesaggi.

L’autostrada ha una vita breve (conclusione effettiva dei lavori datata nel 1978). Nonostante la prima pietra fu posata nel lontano 1972, l’Anas che gestisce il controllo, la manutenzione e la cura degli spazi di cui dispone, ha permesso la viabilità del percorso con interventi mirati.
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Una strada di circa 115 km che dona angoli di natura storico-sociale-ambientale che tanti ci invidiano e non riusciamo a sentirli nostri. Sin dai primi passi mossi, nelle zone del campobellese attraversiamo la zona archeologica di Lu Ceusu. Sono presenti due tombe gemelle scavate nella roccia appartenenti a un villaggio rurale selinuntino.

Si è all’inizio di un lungo percorso e lo svincolo d’uscita con la città di Castelvetrano è a due passi. Percorrendo un paio di chilometri è possibile ammirare la casina di caccia dei Principi di Castelvetrano sita presso l’Aironera. Il mare sembra una chimera e volgendo lo sguardo a destra si osservano i monti di Gibellina.

Non figurano in nessuna cartina fisica e forse, come con i monti Erei e Iblei meriterebbero una menzione particolare. Si estendono fino a Poggioreale. A sinistra invece è visibile il bosco Torello. Da lassù, è possibile osservare un panorama mozzafiato fino a Castellammare.

Ogni metro percorso esalta la bellezza della natura e subito dopo, la vista di monte Polizzo e la cittadina di Salemi colma il leggero vuoto per quello che abbiamo appena osservato.

I segreti da svelare sono molteplici e giunti a Gallitello entriamo nella sfera del mistero. Nessuna cartina topografica considera possibile l’esistenza del luogo e invece, l’impossibile diventa realtà. Rappresenta uno snodo importante che collega anche i comuni di Poggioreale, Salaparuta, Camporeale e l’entroterra palermitano lasciando quello trapanese. Inoltre, è possibile raggiungere la statale 624 che collega Sciacca con Palermo.

Prima di lasciare il territorio trapanese, un paio di menzioni vanno fatte. Escludendo i collegamenti che dalla diramazione per Trapani porta all’aeroporto di Birgi - Marsala e successivamente, quello per l’aeroporto Falcone-Borsellino, l’avvicinamento a Castellammare e Alcamo propone nuove immagini.

Il mare diventa una prerogativa che accompagna l’intero tragitto verso Palermo e inoltre, si affacciano i monti di Trapani. In lontananza dalla suddetta catena montuosa, prende forma il monte Bonifato. Dall’alto dei suoi 825 mt. protegge la città di Alcamo.

Poi, durante l’attraversamento di uno dei tanti viadotti, si erge la bellezza maestosa, architettonica e strutturale del castello di Calatubo. Per molti è un sogno avvicinarsi, per altri entrarci, per alcuni viverlo come un racconto fiabesco.

Il castello prova a rialzarsi dalle mancate manutenzioni e mostra una posizione di privilegio. Origini che risalgono alla fine degli anni Mille dove sorgeva il piccolo villaggio di Calatubo. Durante il Medioevo raggiunse il massimo dello splendore e importanza.

Venne utilizzato come punto strategico contro gli invasori saraceni. Si lascia la provincia e l’uscita per Balestrate apre le danze nel territorio palermitano. Si avverte il cambiamento. Mare, profumo di bassa quota e colori accesi. Superati alcuni tratti, alla nostra sinistra è possibile scorgere il mar Tirreno e il golfo di Castellammare che si allontana lentamente.

Una sfumatura vivace, d’un colore blu che spicca notevolmente. Giunti nelle vicinanze degli svincoli di Partinico e poi, Montelepre e Zucco, si apre una gola profonda ricca di vegetazione che si protrae verso i monti di Palermo.

Uno scenario indescrivibile dal punto di vista naturalistico. Si entra nel vivo del comprensorio palermitano con la città di Partinico e le sue chiesette, Terrasini, Carini e la diramazione verso l’aeroporto entrando nello svincolo per Villagrazia di Carini. Fin quando, improvvisamente, si affaccia l’isola delle Femmine.

Leggenda narra di 13 giovani fanciulle turche macchiate da reati di colpevolezza e lasciate dai congiunti su un’imbarcazione per navigare nel nulla. Giunsero nell’isolotto e vissero per sette anni fin quando, i parenti sconsolati e pentiti, non decisero di cercarle. Una volta trovate, rimasero nella terraferma e fondarono il paesino di Capaci e chiamarono l’isolotto “Isola delle Femmine”.

Un tourbillon di emozioni vista mare verso Palermo. Tra riserve, boschetti e montagne, l’ambiente siciliano è la testimonianza vivente di un territorio che racchiude caratteristiche e non si lascia intimidire dai particolari.

Poi, il passaggio a Capaci e il triste epilogo nel ricordo della strage. Sono attimi lunghi… sospesi in un ricordo mai tramontato. Una pagina nera, con la stele in memoria dei martiri caduti il 23 maggio del 1992. Il silenzio prende il sopravvento. Continua il viaggio e il rumore incessante della grande città è sempre più vicino.

L’ ambiente lascia spazio all’incessante presenza dei mezzi e quei 115 km d’un tratto vengono azzerati completamente. Non si paga nessun pedaggio e tutto è gratuito. Osservare l’ambiente è pure gratis e nessuno impone una spesa aggiuntiva. I costi sono tanti ultimamente e vivere in controtendenza di quest’epoca moderna è uno dei punti cruciali che dobbiamo sfruttare.

Due aree di sosta (Fontanelle e Costa Gaia) ma nessun posto di servizio. Un tratto dove tutto è possibile e mancano gli sguardi, quelli che penetrano in profondità e toccano il vero significato d’appartenenza.
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