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Libri, riflessioni sulla Sicilia: da Torino alle nostre realtà

Una riflessione sulla situazione siciliana dopo il "Salone Internazionale del Libro di Torino": fra numeri e case editrici, la storia di una regione che ancora combatte

  • 21 maggio 2014

Il Salone Internazionale del Libro di Torino 2014 ha chiuso i battenti e aldilà dei numeri, circa 340mila visitatori dal 9 al 12 maggio, è tempo di crisi. Poco lo spazio per i bilanci e molto per le speranze. La Sicilia è stata presente con la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, l’Associazione Siciliana Editori e l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana in un unico spazio.

Promuovere le piccole e medie case editrici isolane, almeno venti quelle presenti, e valorizzare la produzione degli autori nostrani, pubblicati anche da editori nazionali, il tema sviluppato. In aggiunta, la candidatura Unesco della Palermo Arabo-Normanna e delle cattedrali di Cefalù e Monreale, il patrocinio immateriale della “pratica agricola tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria” e, infine, le presentazioni del Taormina Book Festival, a settembre, e del Festival delle Biblioteche di Siracusa.

Al di fuori dallo spazio di Mamma Regione altre storie di piccole e grandi realtà di una Sicilia in lotta. Dalla scommessa della piccola Leima Edizioni, nello Spazio Incubatore, con altri 22 giovani editori, selezionati da tutta Italia, attivi da meno di 24 mesi e al loro primo impatto col grande pubblico; a Marco Pomar, palermitano alla sua seconda presenza al Salone di Torino.

«È la mia prima volta – dichiara Pomar – con un mio libro pubblicato [Cronaca dannata - Edizioni Leima]”. Poi il libraio Fabrizio Piazza, della Modusvivendi di Palermo, impegnato pasionario nella difesa delle librerie indipendenti, in un mercato sempre più spersonalizzato del rapporto fiduciario libraio-lettore.

Piazza ha partecipato in Sala professionali, insieme a Daniele Bonanzinga (Messina) ed altri librai italiani, all’incontro pubblico di13 librai indipendenti dello stivale al tempo della crisi, raccontando della chiusura di chi non ce l’ha fatta e di quelli che sfidano il vento contrario e salpano dalla banchina per aprire nuovi porti di lettura.

Infine, fra tutti questi, la matricola: Monica Gentile, agrigentina di nascita e palermitana d’adozione. Monica varca per la prima volta quest’anno le porte del Salone del Libro di Torino con lo stupore negli occhi di chi entra nel tempio della promozione libraria italiana.

Partecipa con divertimento e affronta con lo scrittore milanese Sebastiano Mondadori, che dirige a Lucca la Scuola di scrittura creativa Barnabooth, la presentazione del suo romanzo di esordio “Tira Scirocco” (Pacini Editore). «Un sogno realizzato – dichiara sorridente – ma quante attese».

Il libro di Monica Gentile, infatti, è stato pubblicato dopo aver bussato a tante porte editoriali per più di un anno: alcune senza risposta, altre con un formale “ci dispiace” oppure con un “non possiamo accettare manoscritti fino al 2016”.

Monica a questo punto ripone nel cassetto il suo manoscritto. Passano due anni, lo riprende e lo ripresenta ad alcuni premi per romanzi inediti. Il dado è tratto, tre le direzioni di concorso: Umbria, Toscana e, guarda caso, Torino. A distanza di 6 mesi, dopo 3 anni di passioni e nuove scritture, nel giro di 4 settimane si aggiudica due di questi premi, uno in Umbria, dove si piazza al posto d’onore, e uno in Toscana, dove vince.

Entrambi i premi sono stati organizzati da case editrici che le riconoscono il diritto alla pubblicazione gratuita del romanzo. Si aprono le porte dell’opzione, Monica accetta la proposta della storica Casa Editrice toscana Pacini e dopo essere stata premiata al Pisa Book Festival 2013 si ritira dall’ultimo dei tre premi in corso: quello di Torino, dove poi torna al Salone Internazionale del Libro.

L’Editore Pacini, infatti, già da tre anni organizza il Premio “Edizione Straordinaria” per la ricerca di talenti al loro romanzo d’esordio. «Incoraggiare nuove scritture e voci narrative – afferma Francesca Pacini – è il nostro attuale progetto che si affianca al corposo filone saggistico, scientifico e d’arte di principale riferimento. Facciamo editoria di qualità dal 1872 e diffondiamo cultura e idee. Oggi come ieri ci affidiamo al nostro intuito, perché ci rafforza il pensiero che i regionalismi integrati dal bello siano risorse, linguistiche e non solo, per questo Paese».

Nonostante la crisi che ha investito il settore, che fa vacillare i numeri esigui dei lettori in Italia, ancora molti editori, librai indipendenti e speranzosi scrittori talentuosi combattono giornalmente le loro battaglie. I librai indipendenti, come Davide contro Golia, per non essere fagocitati dai megacolossi dell’editoria nazionale; gli editori, specie quelli piccoli e medi, mescolando rituali alchimie intuitive tra tradizione e modernità; gli aspiranti scrittori, stringendo i denti, credendoci con forza e perseverando. Tutti insieme, cercando di invertire la rotta della “non speranza”, della “non lettura” e delle discrasie del sistema librario.

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