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"Le giocatrici": lo spettacolo di Emilia Guarino al Teatro Libero

  • Presente Futuro
  • Teatro Libero - Palermo
  • - Palermo
  • Dal 9 al 10 giugno 2016 (evento concluso)
  • 21:15
  • 10 euro (intero), 8 euro (ridotto under 30), 5 euro (promozione per quattro spettacoli)
  • Per informazioni e prenotazioni è possibile chiamare il numero 091.6174040.

Balarm
La redazione

Una rassegna di rilievo che fa focus sul contemporaneo e sulle arti performative: torna per la sua undicesima edizione al teatro Libero di Palermo "Presente Futuro" che si presenta come una vera e propria vetrina per i giovani performer e concentra l’attenzione sulle poetiche della creazione contemporanea.

Un nuovo appuntamento, giovedì 9 e venerdì 10 giugno, con lo spettacolo a cura di Emilia Guarino prodotto da Pettifante di Palermo, in collaborazione con Diaria, dal titolo "Le giocatrici": coreografie di e con Federica Aloisio, Roberto Galbo, Emilia Guarino, Federica Marullo, Alexandre Vella e Sabrina Vicari; testi di Roberto Galbo ed Emilia Guarino, le musiche a cura di Angelo Sicurella e Daniele Crisci e video di Manuela Di Pisa.

Il presente è osceno, non si scorgono sponde cui approdare col proprio bagaglio di desideri di giustizia e pace e  di progetti per il domani. L'assenza di obiettivi alti verso cui correre costringe a fermarsi, non a ripiegare, a ritirarsi, ma a cercare qualcosa  di saldo da cui riprendere a camminare. Essere fermi è stasi apparente, perché anche crescere è un movimento, anche se verticale.

In questo spettacolo partiamo da noi, perché "noi" è quello che abbiamo. Guardarsi, ascoltarsi, riconoscersi come una parte mobile e permeabile di una collettività solidale è quello che possiamo per sfuggire all'individualismo.

Partire da noi significa tornare in certi luoghi della memoria, al ricordo delle bambine e dei bambini che siamo stati, a quelle persone, suoni, giochi che fanno riaffiorare pezzi di storia all'improvviso come schiaffi o carezze. La memoria procede a salti alogici. La memoria trasforma il passato, lo deforma e lo piega, ma anche così, confusa e piena di lacune, raccontare la propria storia fa sentire vicini.

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