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Palermo celebra i 100 anni di Enzo Sellerio: al Teatro Massimo la mostra "Scenario"

  • Teatro Massimo - Palermo
  • Dal 25 febbraio al 30 aprile 2024
  • Visitabile dalle ore 9.00 alle ore 17.30 (ultimo ingresso alle ore 17.00)
  • 3 euro
  • Biglietti acquistabili in biglietteria
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La redazione

Balletti di Aurel Milloss al Teatro Massimo nel 1959 in una foto di Enzo Sellerio

Cento anni fa, il 25 febbraio 1924, nel capoluogo siciliano nasceva Enzo Sellerio, editore e fotografo tra i più grandi in Italia. E domenica 25 febbraio, dopo 24 anni, torna al suo amato Teatro Massimo, per la cui riapertura si era tanto battuto, con 40 scatti, dei quali 14 inediti. 

Con Scenario. Volti dello spettacolo – 40 fotografie di Enzo Sellerio inizia l’anno di celebrazioni programmate per il centenario della sua nascita. È l’avvio di una serie di iniziative: mostre a tema, murales e installazioni nei luoghi da lui fotografati, itinerari cittadini e libri dedicati alla sua opera.

Organizzata da Sellerio editore insieme con il Teatro Massimo e curata da Sergio Troisi e Olivia Sellerio, "Scenario" apre le porte il 25 febbraio dalle 15.00 alle 17.30, e sarà visitabile dal 26 febbraio al 30 aprile dalle 9.00 alle 17.30.

La mostra sarà inserita nel percorso delle visite guidate al teatro, e vi si potrà accedere anche direttamente con un distinto biglietto d’ingresso di 3 euro.   
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Tra le 40 fotografie, foto di scena e ritratti, balletti di Aurel Milloss, il grande coreografo ungherese dal '57 al '59 direttore del corpo di ballo del Teatro Massimo; di attori di prosa, come una Alida Valli, bellissima, quasi fosse in posa, e invece sorpresa dietro le quinte, un attimo prima di entrare in scena; o Tino Buazzelli, colto al trucco nel camerino del Teatro Bellini.

E ancora musicisti come Virgil Thompson nel suo appartamento al mitico Chelsea Hotel di New York, o Igor Stravinskij, nel suo concerto palermitano del 21 novembre 1963, che armeggia dinanzi alla partitura con due paia di occhiali. 

Questa mostra, che copre un arco temporale che va dal ʼ56 al ʼ66, un decennio felicissimo per la musica, il balletto, i teatri della nostra città, restituisce l’umore, l’aria, la temperatura di un’epoca e di un mondo, in un memorabile racconto per immagini del fotografo siciliano.

La traccia da lui segnata rimane unica nel panorama dell’editoria contemporanea e della storia della fotografia.   Sono circa centomila gli scatti nell’archivio di Enzo Sellerio, la maggior parte dei quali tuttora inediti. 

«È un tesoro – dice la figlia Olivia – un regalo, è il suo racconto che continua a sorprenderci, il suo sguardo che ci accompagna, è la sua voce che ci esorta, ci avvisa, ci diverte e commuove, è memoria e sentimento di un tempo, che con mio fratello Antonio intendiamo poco a poco, a partire da ora, condividere con tutti coloro che vorranno accogliere la sua opera e lasciarsene incantare, cominciando dalla sua, la nostra Palermo».

  «Siamo onorati – dice il soprintendente del Teatro Massimo, Marco Betta – di collaborare con la Casa Editrice Sellerio per la realizzazione della mostra "Scenario. Volti dello spettacolo", in occasione del centenario della nascita di Enzo Sellerio, grandissimo fotografo ed editore italiano e uomo di cultura che ha illuminato i cammini artistici del nostro paese con uno sguardo internazionale».  

La scelta del Teatro Massimo come sede inaugurale di quest’anno Selleriano ha ragioni profonde, sentimentali e antichissime: «Quando ero piccolo – scriveva Enzo Sellerio nel libro "Milloss al Massimo" – si diceva che avessi talento per la musica. Era un'epoca in cui il pianoforte faceva parte dell'arredamento di un'abitazione borghese e io presto entrai in confidenza con quello di casa nostra.

Mi divertivo persino a comporre certe elementari "sonatine", e mio padre, per incoraggiarmi, ne fece stampare un paio da una litografia locale. La cosa non stupisca perché a quei tempi la musica, quasi come il ricamo, faceva parte delle attività artistiche casalinghe.

Né era infrequente che musicisti domestici, non peggiori e in ogni caso meno deprimenti di alcuni professionisti attuali, si scambiassero le loro composizioni. Purtroppo - ma sarebbe meglio dire fortunatamente - grazie alla mediocrità tanto del pianoforte quanto dei maestri, il mio talento, ammesso che fosse esistito veramente, non ebbe modo di esprimersi, così com'era nel desiderio di tutti. Ma la mia passione per la musica rimase inalterata sino alla maturità.

Quando i miei interessi si rivolsero alle arti figurative e decisi di dedicarmi a quell'attività collaterale che è la fotografia, non potei non rimanere affascinato dal balletto, dove la body art, nella sua manifestazione più nobile, diviene tutt'uno con la musica.

Quando Aurel Milloss giunse a Palermo, fui ben felice che mi venisse concesso il grande privilegio di assistere alle prove e di fotografare. Con i balletti di Milloss convissi per alcuni mesi. Quarant'anni dopo, alla riapertura del Massimo, ho estratto dal mio archivio i provini delle fotografie di quel tempo.

Con un mixed-feeling, quel sentimento - come lo definiscono gli americani - che una persona prova quando apprende che la propria Cadillac nuova è precipitata in un burrone, guidata dalla suocera, scoprii con enorme ritardo che, tra le migliori fotografie, alcune, e non poche, a suo tempo non erano state nemmeno prese in considerazione».  

A proposito delle foto di Enzo Sellerio pubblicate in “Milloss al Massimo”, nello stesso libro Patrizia Veroli scrive: «Raramente Sellerio è di fronte ai danzatori mentre ballano: il suo occhio non è e non vuole essere quello dello spettatore teatrale. Come si fa in esterni, si avvale quasi sempre della luce che trova, adeguando a essa lo strumento fotografico».

Come evidenzia Piero Violante sulla rivista Segno: «Va subito detto che Sellerio non fu mai molto attratto dalle avanguardie del secondo dopoguerra, e riguardo alle avanguardie storiche propendeva per lo Stravinskij neoclassico. Da qui la passione fotografica per il balletto e la sua collaborazione con Aurel Milloss». 

«Accade sempre qualcosa nelle fotografie di Sellerio. O meglio, quello che accade è suggerito all’osservatore con una trama di gesti che restituisce, della realtà, il sentimento di tante narrazioni congetturali; nulla è ancora implacabilmente deciso, tutto è ancora possibile, ed è questa indeterminatezza dei destini, insieme alla massima precisione dello sguardo, a costruire la levità, la malinconia e la grazia della sua lezione fotografica – scrive Sergio Troisi, curatore di Scenario –. 

La danza è la più effimera tra le arti, e nella bellezza caduca di questa filigrana di spazio e tempo Enzo Sellerio forse riconosceva l’incanto fragile del mondo, proprio del suo ricercare».
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