LE STORIE DI IERI

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Il silenzio degli innocenti sequestrato all’Acquasanta

  • 22 settembre 2006

Storia ignorata di ieri, ma purtroppo anche di oggi, è quella che riguarda il cosiddetto Cimitero Acattolico, o degli Inglesi, che all’Acquasanta continua a rimanere sotto sequestro. E ciò per ragioni che non tornano ad onore delle passate e presenti amministrazioni comunali, che niente hanno fatto al fine che un posto consacrato alla memoria dei non connazionali che chiusero la loro esistenza in città potesse ancora fruire della “pietas” con la quale esso fu gestito fino al 1860, ma anche oltre.

Dopo cioè che Garibaldi dittatore, agli stranieri che si erano stabiliti qui, fece dono di un grande rettangolo di terra al cimitero dei Rotoli. Mentre, per chi ora si soffermi davanti al cancello chiuso di via Simone Gulì, è emblematica del lungo abbandono che ha ridotto il camposanto nelle sue desolanti condizioni l’ala finemente scolpita di un angelo posto alla sommità del relativo arco di pietra d’Aspra. Un marmo spezzato e in precario equilibrio sulla testa di chi voglia leggere il dispositivo del terzo provvedimento “restrittivo” che, ad opera dei vigili per la tutela del patrimonio, è stato disposto poco più di un anno fa.

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Personalmente, infatti, di sequestri del sacro posto ce ne risulta più d’uno. Del primo, concernente l’area cimiteriale vera e propria, con le sue lapidi spezzate e il resto nascosto dalle erbacce, sappiamo che fu disposto nel 1998, proprio nei confronti del municipio. Era successo infatti che il dirigente delle Risorse Immobiliari del Comune aveva inviato all’Ufficio del Centro Storico varie e formali sollecitazioni “al fine che fossero effettuati urgentemente i necessari interventi di riqualificazione”. Provvedimenti debitamente rispettosi dell’area nella quale pare che un certo William Harris sia stato inumato tra i primi nel 1823. Ma sappiamo anche che quegli avvisi non avevano sortito l’effetto richiesto e che era così sopraggiunto il sequestro del “bene”, risultato senza alcun dubbio appartenente al Demanio Comunale.

Mentre registra almeno due sequestri la storia dei “corpi bassi”, ai lati del vano d’ingresso. Che non appartengono al Comune ma che sono tutelati dalla legge n.460 del 1999. In particolare, di quello a sinistra occorre dire che fu chiuso dopo essere divenuto per diversi mesi un discutibile “Cimitero Pub”. Al tempo in cui, accanto alla porta del dissacrante ritrovo, avevano scritto: “Entrando al Cimitero lascia fuori ogni pensiero, lascia fuori tutti i guai e bevi a non finire mai ”. Dicono che ci volesse particolare disinvoltura per sorbire un “Bloody Mary” da certe coppe a forma di teschio. Quanto bastò – se non ci furono altre “originalità” - per far scattare la misura di polizia giudiziaria. Mentre il più recente intervento è dovuto al fatto che nell’ambiente, finalmente liberato anche dai lunghi teli neri con frange da catafalco, si aprì un piccolo cantiere non a norma della citata legge.

Eppure è sicuro che, ritrasformato nell’originario giardino di palme e pietre incise, il posto potrebbe perfino consentire al visitatore anche qualche prezioso attimo di silenziosa riflessione. A pochi passi alla “peschiera” dell’Acquasanta, ancora oggi dalle acque imprevedibilmente cristalline. In un posto tanto opportunamente defilato dal traffico pesante di via Simone Gulì, quasi il poetico cimitero marino che placava gli affanni di Paul Valery.

Mentre resta difficile, davanti al silenzio degli innocenti sequestrato con tanto di catena e lucchetto, dare un senso a ciò che del posto scrisse il sensibile ufficiale borbonico Gabriele Quattromani: “Godesi da quel giardino un orizzonte piacevole poiché il monte Pellegrino vi è sopra vicinissimo…. Mi ci fermarono un monumento recentissimo elevato alla baronessa d’Hasberg, quattro pietre che covrono una madre e tre figlie innocenti e l’urna voluta per un giovane architetto inglese dalla fidanzata”.

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