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Il "fiore del paradiso" cresce in Sicilia: ha un colore inconfondibile, fa bene (e si mangia)

Fiorisce con l’arrivo della primavera, il suo profumo è intenso e penetrante e riempie l'aria, come il suo colore che attira lo sguardo esaltato di chi lo osserva

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 24 aprile 2024

I fiori di "Syringa vulgaris"

La Sicilia offre un panorama di cose uniche e straordinarie, abbraccia una varietà che passa dal cibo alla cultura, dall’arte alla botanica che abbonda un po’ ovunque.

Poteva mancare che non avevamo il "fiore del paradiso"?

E sì che lo abbiamo e si chiama così nell’interpretazione romantica: fiorisce con l’arrivo della primavera, il suo profumo è intenso e penetrante, riempie l'aria, come il suo colore attira lo sguardo esaltato per l’abbondanza dei fiori che invadono il paesaggio.

E proprio il colore identifica una tonalità tra il rosa e il viola diventata inconfondibile.

Stiamo parlando dei fiori di Lillà che in Sicilia in questo periodo fioriscono meravigliosi con una livrea straordinaria della fioritura, che dura circa 15 giorni prima che questi appassiscano.

Tra i più belli e profumati nei mesi di aprile e maggio arricchiscono da secoli i nostri giardini non possono mancare quindi i lillà, una pianta cespugliosa con verdi foglie cuoriformi e piccoli fiori disposti in pannocchia, capace di richiamare a sé tanti bellissimi insetti, è la pianta ideale per creare un giardino di farfalle.
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Partiamo dalle origini non sicule, ma come tante altre specie arrivate in passato tra migranti e migrazioni di etnie vaganti.

Il Fiore di Lillà è un arbusto originario dell'Asia e dell'Estremo Oriente che trovò grazie al profumo e al colore largo impiego nell'abbellire i giardini, anche per la facilità di coltivazione e la sua fioritura esuberante.

Botanicamente fa parte della famiglia delle Oleaceae e comprende circa una trentina di specie, tra cui la più diffusa è indubbiamente Syringa vulgaris, il lillà più comune.

Fu importato dalla Turchia verso la metà del 1500 adattandosi in Europa, compresa l'Italia dove fu introdotto verso la fine del secolo.

Era considerato un fiore del paradiso perché profumava i giardini degli harem, luoghi che in Sicilia erano presenti: erano opere di ingegneria botanica e idraulica importati dalla dominazione araba che nel Medioevo precedette quella dei normanni, i quali ne rimasero talmente conquistati da fruirne durante il loro regno.

Nella cultura cristiana i semi venivano raccolti e inseriti nei rosari che usavano per le preghiere i pellegrini che andavano in Terra Santa.

Un’altra leggenda proveniente dall’Europa del nord, narra che i popoli delle fate amassero vivere in luoghi dove questo fiore nasceva spontaneamente. Loro credevano fermamente nell'energia positiva del lillà tanto che si impegnavano a piantarlo laddove sentivano la presenza del male per purificare quel luogo.

Furono Victor Lemoine e suo figlio Emile nel loro vivaio di Nancy a coltivarlo e iniziarono a selezionarlo per una produzione che desse fiori doppi più voluminosi e profumati attraverso incroci tra specie cinesi e forme orticole.

È largamente usato nella profumeria e in cosmesi: aiuta a stimolare la riproduzione cellulare e ha una funzione anti-aging, opacizza l'incarnato eliminando alcuni comuni inestetismi della pelle come macchie e piccole rughe.

Le varietà più odorose venivano utilizzate per ottenere le preparazioni necessarie per profumi e cosmetici, tra cui "l'olio di lillà" ricavato per macerazione delle corolle in grassi vegetali e "l'essenza di lillà", estratta tramite solventi volatili.

La pianta è stata usata in passato anche a scopo curativo: il decotto della corteccia veniva utilizzato come febbrifugo, l'infuso delle foglie avrebbe proprietà decongestionanti del fegato e digestive e con i fiori si preparavano profumi e si ricavava anche l'olio da massaggio.

Per non farci mancare nulla, i fiori di Syringa vulgaris sono commestibili e possono essere utilizzati in cucina per decorare i piatti o come ingrediente.
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