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Cammini cammini e arrivi all'Uruvu Tunnu: Cava Grande e il sentiero di Carrubbella

Si pensa dopo l'incendio del 2014 tutta la Riserva sia interdetta. In realtà sono diversi i punti fruibili lungo i circa 10 chilometri di area protetta

  • 28 luglio 2021

Laghetto "Uruvu Tunnu" di Cava Grande ad Avola (foto di Lorenzo Sgandurra)

La Cava Grande del Cassibile è, con la Valle dell’Anapo, la più conosciuta e frequentata delle cave iblee, profonde incisioni di erosione fluviale, sorprendentemente ricche di biodiversità e di storia. Attira tutto l’anno migliaia di visitatori, escursionisti solitari o in gruppo, ricercatori e appassionati di orchidee o semplici turisti di passaggio richiamati dalle immagini dei cosiddetti Laghetti di Avola, i più grandi e scenografici del corso del fiume Cassibile, immagini che fanno il giro del mondo da prima dell’avvento dei social.

A causa del più disastroso incendio nella trentennale storia di questa area protetta, il sentiero di Scala Cruci, che dal Belvedere di Cava Grande conduce ai laghetti dopo una discesa memorabile, dal 2014 è interdetto al pubblico per il rischio frane.

Da questo divieto nasce l'equivoco parecchio diffuso che tutta la Riserva sia interdetta alla fruizione. In realtà lungo i circa dieci chilometri di area protetta, dalla contrada Manghisi fino alla foce dell’antico Cacyparis, si possono trovare altri punti di accesso oggi fruibili, qualcuno attrezzato dall'ente gestore, l'Azienda Foreste Demaniali di Siracusa.
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Molto conosciuto è quello di contrada Carrubbella, facilmente raggiungibile e dotato di parcheggio custodito; il sentiero che conduce al fiume non è tra i più impegnativi di Cava Grande ed è frequentato anche da famiglie.

Il buon senso vuole che chi si avventura abbia un minimo di allenamento, abbigliamento adatto, una scorta d’acqua e la consapevolezza che non si sta andando agli acquascivoli ma si sta per intraprendere una vera e propria immersione
integrale nella natura. A Carrubbella, varcato il cancello forestale, bisogna andare a sinistra al primo bivio e seguire fino alla fine una strada carrozzabile. Dall’altopiano si scende attraverso una scala intagliata nel calcare fino alla Prisa dell’Enel, il punto in cui, da oltre un secolo, viene deviata parte dell’acqua del fiume per alimentare la centrale idroelettrica del Cassibile.

Chi cammina in montagna solitamente lo fa con l’obiettivo di ascendere, di raggiungere una vetta, vuoi per mettersi alla prova, vuoi per scalare un punto panoramico da cui godere di orizzonti lontani. Per gli escursionisti i canyon come questo sono delle montagne alla rovescia, dove l’escursione inizia in discesa e termina in salita.

Ad ogni tornante le pareti della cava si fanno più alte, piano piano si penetra nella dimensione Cava Grande, niente vette da raggiungere ma la sensazione opposta di immergersi in un mondo sconosciuto, affascinante ma anche capace di incutere soggezione e la netta sensazione di essere ospiti, sempre graditi purchè rispettosi dei luoghi.

A chi ha la forza di lasciarsi alle spalle i ritmi e le frenesie del quotidiano la discesa in questo habitat quasi incontaminato regala un bagno di bellezza e suggestioni, la fretta lascia il posto alla meraviglia. E con la discesa cambia anche il paesaggio vegetale, la steppa erbosa e arida lascerà il posto prima a un corteggio di essenze aromatiche e di arbusti lungo i pendii poi ad una intricata foresta ripale, è un’esperienza multisensoriale di suoni, odori e colori. Prima della fine della discesa la frescura dell’acqua si fa sentire, è il segnale che il fiume è vicino.

Le opere idrauliche inizialmente lo nascondono alla vista, sono lì, dalle forme regolari in ferro e cemento, ma non impattano sulla bellezza dei luoghi. Il sentiero, sulla sponda destra del fiume, si sovrappone al primo tratto della condotta forzata che, alcuni chilometri dopo, permette di produrre energia pulita. Si cammina quasi sempre nel sottobosco lianoso di una fitta lecceta, dove chi viene d’inverno giura di avere visto il bucaneve fiorito. Una deviazione lungo il sentiero conduce al laghetto detto uruvu tunnu o anche timpa ca tona.

Luogo di sosta della camminata, d’estate si presenta abbastanza affollato, ma chi vuole può comunque trovare una nicchia
appartata dove riconciliarsi con il mondo e con sé stessi. Non è raro che qualcuno, a volte anche in gruppo, pratichi yoga o meditazione in qualche angolo seminascosto.

Un consiglio spassionato è quello di non guardare l’orologio. Le temperature non sono amiche della fretta e da queste parti d’estate è il sole a decidere se non è troppo tardi per affrontare la discesa e quando è il momento di risalire sull’altopiano, da una strada sterrata che chiude ad anello il percorso e, in due ripidi tornanti, riporta alla realtà.

Come arrivare: si esce allo svincolo di Avola lungo l’autostrada Siracusa-Gela, si imbocca la SS 115 verso Noto fino a quando si incrocia la SP 4 Avola-Manghisi. La si imbocca e, dopo circa 11,5 km, si incontra sulla destra la sterrata Via Madonna di Lourdes che conduce al parcheggio di Carrubbella individuabile anche su Google maps.
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