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Con la "lana delle foreste" si facevano abiti alla siciliana: quando c'era la Via della Seta

Quella bianca veniva fabbricata soprattutto per lenzuola, le tovaglie e le camice da notte. Quella colorata era destinata a oggetti pregiati come il mantello di un re

Viviana Ragusa
Graphic designer
  • 5 gennaio 2024

Un antico telaio per la seta

Oggi siamo abituati a poter comprare tutto ciò che desideriamo in pochi minuti e riceverlo qualche ora dopo direttamente a casa nostra. Nel XXI secolo il commercio non conosce confini, quasi ogni tipologia di merce viaggia da un continente all’altro velocemente e questo vale anche per le informazioni, le idee e le nuove scoperte.

Anche in passato il commercio permetteva di far circolare non solo gli oggetti, ma anche il sapere. Tuttavia, nelle epoche precedenti le rotte erano limitate in termini di quantità e di distanza e, in aggiunta, le tempistiche erano certamente più lunghe rispetto ad oggi.

Tra le rotte più famose della storia, la Via della Seta ricopre certamente un ruolo centrale. Il percorso era lungo circa 8.000 Km e, grazie alla complessa rete di itinerari, lungo queste traiettorie avevano luogo gli scambi commerciali tra l’Oriente e l’Occidente. I percorsi comprendevano il commercio via terra, quello marittimo e quello fluviale, contribuendo a uno scambio di grande portata.
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Il termine Seidenstraße apparve per la prima volta in un’opera di Ferdinand von Richthofen del 1871, ma le origini dell’itinerario commerciale della seta risalgono al V secolo a.C. con la Via Reale di Persia.

La scoperta del pregiato materiale può essere datata addirittura al 6.000 a.C., grazie all’imperatrice cinese Xi Ling Shi che intuì le potenzialità della sostanza costitutiva del bozzolo in cui si trova il baco da seta. Esistono diverse teorie sull’inizio della produzione di seta in Italia: alcuni scrittori attribuiscono l’arrivo del tessuto nel territorio a Cesare, altri ai Sogdiani, ai Parti o ai commercianti di Palmira e di Petra, che chiamavano la seta la lana delle foreste.

La teoria più accreditata, però, vede protagonisti i Bizantini. In base ad alcuni documenti, due monaci cinesi raggiunsero Costantinopoli nel 552 e in quell’occasione confidarono all’imperatore il procedimento per la produzione della seta. In poco tempo le informazioni arrivarono anche in Sicilia, e Messina divenne il centro indiscusso di produzione della seta.

Il territorio della città e quello dell'intero Val Demone presentavano caratteristiche favorevoli per la coltivazione del gelso e la città ebbe ben presto il monopolio del commercio di questo tessuto unico nel suo genere.

In un disegno del 1133 è possibile osservare Ruggero II di Sicilia che indossa un grande mantello di seta al quale furono applicati degli elementi decorativi in oro e perle.

Proprio questo indumento fu utilizzato per molto tempo durante gli eventi di incoronazione del Regno e oggi è custodito a Vienna, nel palazzo di Hofburg.

Nel 1591 Messina pagò 583.333 scudi per far sì che il viceré e i membri della sua corte venissero a visitare il territorio siciliano e vedessero con i loro occhi la produzione di seta nell’ormai famoso "stile alla siciliana".

A quel punto, la produzione era giunta a un livello ineguagliabile e la qualità della seta messinese era celebre in tutto il mondo. Solitamente gli uomini si occupavano della coltivazione del gelso, mentre alle donne era riservata l’attività di allevamento dei bachi. La maggior parte della lavorazione aveva come scopo l’esportazione intercontinentale, invece i prodotti che rimanevano dentro il confine siciliano servivano spesso per confezionare i corredi delle spose.

La seta bianca, infatti, veniva fabbricata soprattutto per lenzuola, tovaglie e camice da notte; la seta colorata, invece, era destinata a oggetti pregiati dotati di decorazioni fatte con altri materiali. La produzione della seta in Sicilia continuò per molto tempo, soprattutto per volontà dei sovrani.

Nel ‘700, ad esempio, Carlo di Borbone destinò i locali del Reale Albergo dei Poveri (oggi conosciuto come Albergo delle Povere, situato in Corso Calatafimi) proprio alla lavorazione di questo tessuto pregiato.

Sfortunatamente il monopolio siciliano terminò a causa di diversi eventi, come il terremoto di Messina e un’epidemia che colpì i bachi e che costrinse i produttori a utilizzare altre specie, con un conseguente calo qualitativo.

Dopo diversi tentativi, la produzione della seta nello "stile alla siciliana" cessò definitivamente nel secondo dopoguerra.
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