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Dal Paramatta ad oggi: le notti di Palermo viste dai "custodi" più famosi della città

Professionali, sempre garbati ma decisi, Enrico Palumberi e Vincenzo Lanzafame sono da tantissimi anni fra i principali "custodi" dell’ingresso dei locali più in voga in città

  • 17 novembre 2021

Enrico Palumberi e Vincenzo Lanzafame

A tutti i palermitani che frequentano locali notturni e discoteche sarà capitato di trovarseli davanti.

Professionali, sempre garbati ma decisi, come prevede il ruolo, Enrico Palumberi e Vincenzo Lanzafame sono da tantissimi anni fra i principali "custodi" dell’ingresso dei locali più in voga e degli eventi esclusivi della città.

Hanno iniziato giovanissimi, Enrico Palumberi a 16 anni, aiutato da un fisico naturalmente possente e dalla passione per la palestra (è stato istruttore per tanti anni n.d.r.), mai abbandonata. Era il 1989 e al sabato pomeriggio le discoteche in voga erano il Cerchio e il Paramatta.

Vincenzo Lanzafame, conosciuto anche come Vincent Vega, ha iniziato a vent’anni, nell’ottobre del 1987, anche lui con i pomeriggi al Cerchio per ritrovarsi, dopo appena un mese, ogni sera a Le fleur du mal, indimenticato club a Capo Gallo.

Quel periodo probabilmente è stato il migliore, complice la giovane età e la voglia di conoscere gente.
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«All’inizio questo lavoro mi piaceva molto – ricorda Enrico – vivevo l’atmosfera della notte, conoscevo tante persone, anche ragazze e di certo a quell’età fa piacere. Ero a mio agio in quell’ambiente e ho imparato velocemente a gestire le situazioni tipiche delle discoteche».

Anche per Vincenzo i primi anni sono stati piacevoli.

«Negli anni ‘80 e ’90 la vita notturna a Palermo era interessante – ci dice – c’era un bell’ambiente, si girava per i locali, che erano pochi rispetto ad oggi e ci si conosceva tutti; inoltre ho avuto la fortuna di lavorare quasi subito in maniera continua e in un locale dall’ambiente gradevole e ben frequentato».

In quei decenni a Palermo c’erano tante discoteche, Cerchio, Anyway, Challenger, Waykiki, Pare-choc, nomi sconosciuti per i ragazzi di oggi, ma che sono stati il simbolo del divertimento per intere generazioni di palermitani ed Enrico Palumberi e Vincenzo Lanzafame, erano richiesti ovunque.

«In quegli anni mi chiamavano da tutti i locali – racconta Enrico – e si offendevano se andavo a lavorare per altri, ma conoscevo tutti i gestori e cercavo di accontentarli, anche se era davvero difficile garantire una o due serate a settimana, specialmente nel weekend».

Raccontano dei cambiamenti che si sono susseguiti nella gestione dell’ingresso in discoteca, da quando si entrava a coppie, con i gruppi di ragazzi che, a pochi metri dall’ingresso, attendevano l’arrivo di qualche ragazza a cui chiedere la cortesia di entrare insieme, agli anni del tesseramento e poi al periodo delle liste.

Tante strategie per fare una selezione all’ingresso e garantire un ambiente tranquillo all’interno dei locali notturni.

Il loro lavoro è più complesso di quanto possa sembrare, occorre molto autocontrollo, diplomazia e un intuito veloce, per capire subito chi si ha davanti e comportarsi nella maniera più adeguata.

«Uno dei segreti è parlare con una persona per capire subito che tipo è – spiega Vincenzo –. L'esperienza conta moltissimo, affina l’intuito, quando parli con qualcuno elabori tanti dati in pochi secondi ed è fondamentale essere una persona pacifica, non irruenta, altrimenti è impossibile fare bene questo lavoro».

«Nel tempo mi sono accadute cose assurde – ammette Enrico, a cui qualche volta hanno anche puntato contro una pistola – questo lavoro forma il carattere, mi ha dato autocontrollo e freddezza e mi ha anche insegnato come porsi con le persone; con l’esperienza riesci a distinguerle addirittura a distanza, da come si muovono, dai gesti, dalle sfumature».

Enrico Palumberi e Vincenzo Lanzafame si sono ritrovati spesso a lavorare insieme, soprattutto negli anni 2000, quando spopolavano Birimbao, Reloj, Kalhesa, Addaura Reef. Da colleghi sono diventati amici e ormai hanno un rapporto fraterno.

«Ci siamo sempre spalleggiati – racconta Palumberi – ci capiamo al volo ed è fondamentale perché all’ingresso bisogna essere in sintonia».

Gli fa eco Vincenzo «alla porta bisogna parlare poco ed essere affiatati, è importante avere esperienza e collaborare l’uno con l’altro e noi, insieme, siamo una combinazione perfetta».

Nel tempo la loro professionalità è stata molto apprezzata e quando il lavoro nei locali ha iniziato a stare stretto sono arrivate altre opportunità, infatti da tanti anni sono impegnati con gli eventi privati, sicuramente più piacevoli e gratificanti.

Entrambi hanno dalla loro parte quei modi garbati che sono anche frutto dell’esperienza e che sono indispensabili per gestire l’accoglienza in occasioni esclusive, frequentate da un ambiente raffinato ed elitario e con ospiti importanti.

Palumberi si è occupato spesso di feste di gala, matrimoni importanti, eventi con attori, da Alberto Sordi a Giancarlo Giannini, della sicurezza di calciatori e di serate con dj famosi come Linus o Fargetta ed è stato spesso sui set dei film di Ficarra e Picone.

Lanzafame ha lavorato per ben sei edizioni del Google Camp, si è occupato della sicurezza per personaggi della politica, dello spettacolo e della moda, da Gianfranco Ferré a Roberto Cavalli, nonché a tanti eventi con autorità ed aristocrazia e tanti concerti, fra cui ricorda con piacere quelli di Jovanotti, Zucchero e Pino Daniele.

Con gli artisti c’è sempre qualche aneddoto da ricordare, ad esempio per Vincenzo uno splendido concerto degli Earth Wind & Fire.

«Era giugno del ’96, unica data italiana a Taormina, che si concluse seduti allo stesso tavolo, a cena insieme agli idoli di un’intera generazione, io proprio a fianco di Maurice White, mitica voce del gruppo». Oppure, per Enrico «quando all’Addaura Reef a fine serata arrivò Giorgio Panariello e intrattenne i presenti facendoci ridere fino a notte fonda».

Oggi concordano nel ritenere l’ambiente della vita notturna molto peggiorato e che spesso i problemi sono dovuti ai ragazzi più giovani, a volte anche minorenni, che hanno poco rispetto per chi lavora e a volte sembra che escano per creare problemi più che per divertirsi.

Hanno le solite pretese: vogliono entrare gratis o bere gratis e ogni scusa è buona per “attaccare discussione”.

«Lavorare in discoteca oggi è difficile e rischioso – affermano – bisogna evitare in tutti i modi di arrivare al contatto, anche se provocati, perché la situazione può degenerare e diventare difficile da gestire».

«Io non ho mai avuto timore di espormi e non mi sono tirato mai indietro di fronte a ciò che ritenevo giusto – aggiunge Enrico – ma bisogna farlo in maniera corretta».

Fino a dieci anni fa, la sera a Palermo uscivano molte persone, ma non così tante come adesso. Non ci sono più i quartieri dove i ragazzi si riuniscono a trascorrere le serate, tutti vogliono andare nei locali in voga e purtroppo ci sono alcune zone della città dove prepotenza ed arroganza sono più consuete e da dove arrivano ragazzi che spesso cercano lo scontro e diventano difficili da tenere a bada.

Per entrambi, ovviamente, è indispensabile avere controllo di sé, la violenza è consentita in casi estremi e solo se è necessario, sempre come difesa, non come offesa, altrimenti si è in torto, anche di fronte alla legge.

Indubbiamente lavorare di notte condiziona anche la vita quotidiana.

«È un lavoro che mi ha dato tanto – concorda Vincenzo – soprattutto in termini di esperienza; mi ha dato di che vivere, ma mi ha anche tolto tanto: salute, divertimento, tempo che potevo impegnare a fare altro. Per oltre vent’anni ho dormito tre ore a notte per conciliare il doppio lavoro, a Natale e Capodanno ho sempre lavorato e ci sono tanti aspetti della vita ed esperienze che altri miei coetanei si sono goduti e io no».

Anche per queste ragioni entrambi preferiscono lavorare in eventi privati, che in genere non finiscono a notte fonda o in location esclusive, «dove ci chiamano perché sanno come lavoriamo – afferma Enrico – con educazione e discrezione, ma anche con fermezza» e – continua Vincenzo – «dove non si va a fare servizio di sicurezza, ma piuttosto di accoglienza, formale ed educata, magari aprendo uno sportello».

Perché anche chi è all’ingresso, in realtà, preferisce accogliere con un benvenuto.
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