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Dopo i fornelli, ora la cattedra (in filosofia): chi è lo chef tornato a Palermo per insegnare

Benedetto è un palermitano cittadino del mondo. Nutre un amore spassionato per la filosofia, che gli ha trasmetto il suo ex professore e il suo caro amico, Norman Zarcone

  • 17 gennaio 2022

Benedetto Gramasi

John Lennon, nella sua canzone “Beautiful boy”, cantava “la vita è ciò che ti accade mentre sei occupato in altri progetti”, frase che calza a pennello con la storia di Benedetto Gramasi, 31 anni, un palermitano cittadino del mondo.

Nutre un amore spassionato per la filosofia, trasmessogli dal suo ex professore Nicola Basile e da un suo caro amico, Norman Zarcone, dottorando in Filosofia presso l’Università degli Studi di Palermo, venuto a mancare nel 2010.

«Conobbi Norman all’età di 15 o 16 anni. Da ragazzino andavo in Champagneria e mi ricordo che lo incontravo sempre in un locale con gli amici e quando passavo di là, parlavamo di filosofia, mi dava dei consigli e gli devo veramente tanto. Lo porto sempre con me» racconta Benedetto.

Quest’amicizia ha creato in lui un irrefrenabile desiderio di intraprendere gli studi in Filosofia, lasciando la sua città e trasferendosi a 18 anni a Bologna, per studiare all’Università. «Studiare Filosofia per me è stato anche un modo per continuare un percorso che Norman aveva interrotto. È sempre stato una figura di riferimento, anche in senso etico» afferma.
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Bologna, con i suoi vicoli, porticati, mattoncini rossi e gente di tutto il mondo, ha fatto assaporare a Benedetto un’aria di cambiamento e novità che gli hanno permesso di aprirsi a nuove visioni e orizzonti.

La forte grinta e determinazione lo hanno aiutato a portare a termine i suoi studi nel 2013 e, successivamente, a trascorrere un periodo in Francia per un progetto di volontariato e per proseguire gli studi in Antropologia e Scienze Sociali. A seguito di problemi economici familiari, però, Benedetto ha interrotto i suoi progetti iniziando a percorrere una strada secondaria che potesse dargli sostentamento e aiutare la famiglia.

Così ha dato inizio ad un nuovo capitolo della sua vita, cimentandosi nel mestiere di cuoco, frequentando un corso di cucina che gli ha permesso di inserirsi immediatamente nel mondo del lavoro. La cucina è sempre stata presente nella sua vita sin da bambino per le attività del nonno pasticciere e del papà gestore di un Circolo all’interno del quale c’era un ristorante dove Benedetto, anche da bambino, dava una mano d’aiuto.

Questo mestiere lo ha portato nuovamente in Italia, accompagnato sempre dal suo primo “amore”, ovvero la filosofia, che è stata musa ispiratrice per alcuni piatti. «Quando sperimenti mondi alternativi - dice -, tutto quello che incroci riesci a vederlo da tanti punti di vista differenti. Una volta ho visto un tramonto sul lago di Garda, il cielo era arancione e le nuvole molto basse. E pensato a quanto potesse essere bello fare un piatto ricreando quel panorama. Così ho buttato giù degli schizzi e ho creato un finger food che ho chiamato “Le nuvole sul Garda”».

Tornato a Palermo, ha iniziato a insegnare cucina in un istituto professionale e non ha rinunciato al sogno di diventare docente di Filosofia. Pertanto, nel 2020, ha varcato la soglia dell’Università degli Studi di Palermo per riprendere ciò che aveva interrotto, ricominciando a studiare Storia e Filosofia.

Nell’Ateneo diventa un punto di riferimento per molti studenti grazie alla sua intraprendenza e spirito di iniziativa. Così viene notato dall’associazione studentesca UniAttiva che lo elegge come rappresentante del suo corso di laurea e, successivamente, come coordinatore dell’associazione.

Proseguendo con successo tale incarico, arriva anche a ricoprire il ruolo di Senatore Accademico, senza perdere mai di vista quello che è il suo obiettivo. «Bisogna pensare a dove si vuole arrivare. Bisogna avere all’orizzonte quel punto di fuga
che dà profondità e senso a quello che facciamo. Perchè se non sappiamo dove andare, sembra di fare sforzi a vuoto».

Senza la passione verso ciò che facciamo ogni giorno, tutto diventa difficile. Io voglio fare l’insegnante e credo nel valore rivoluzionario e socialmente determinante che gli insegnanti fanno ogni giorno. La formazione ha lo scopo finale di creare cittadini e cittadinanza. Se si vuole progredire, bisogna cambiare approccio alla formazione che deve formare le persone».

Benedetto dà forma alla sua forza interiore e filosofia di vita che lo accompagnano ogni giorno e che lo stimolano a costruire nuovi percorsi, senza mai demordere al primo ostacolo. Questo è saper vivere, proprio come diceva Jack London: “la natura dell’uomo è vivere, non esistere”.
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