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Rubinetti chiusi e scirocco in vista: per la Sicilia è una delle siccità peggiori della storia

E se questa situazione sembra drammatica, gli ambientalisti ci ricordano che entro il 2050 le temperature medie stagionali saliranno ancora di altri gradi

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 5 aprile 2024

Che la situazione sia drammatica non è più un’opinione, ma un fatto evidente (ve ne avevamo già parlato in questo articolo).

Sulla Sicilia si è abbattuta una delle peggiori siccità che la storia recente ricordi e a seguito delle pochissime piogge di marzo, lo stato di salute dei nostri invasi si è ulteriormente inasprito, obbligando il governo regionale a richiedere a Roma lo stato emergenziale per crisi idrica.

La situazione si preannuncia preoccupante per tutta l’Isola, seppur esistono territori in cui la situazione è leggermente migliore o ci si sta già preoccupando a razionare l’acqua, fino all’inizio dell’inverno prossimo.

Quelli che seguiranno saranno mesi difficili e in previsione di ulteriori criticità durante la stagione estiva, le aziende pubbliche che gestiscono il servizio idrico delle grandi città si stanno cominciando a mobilitare, come a Palermo, dove l’Amap ha fatto scattare un piano di emergenza che prevede una diminuzione drastica dell'immissione di acqua nelle tubature di alcuni quartieri.
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I bacini gestiti da questa azienda sono tra l'altro fra quelli che hanno più sofferto la mancanza di piogge durante le scorse settimane.

Sia che si tratti dello Scanzano o di Piana degli Albanesi, del lago Poma o del bacino Rosamarina, il volume d’acqua presente nei loro invasi è inferiore al 50% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e le falde acquifere da cui attingono delle tubature secondarie sono anch’esse in difficoltà.

«Il piano è una misura necessaria per far in modo che i volumi sin ora immagazzinati nei nostri bacini possano consentire l’alimentazione delle reti fino alla prossima stagione invernale» hanno dichiarato dall’Amap, che è costantemente in contatto con il commissario delegato per l’emergenza idrica nel settore potabile.

Gli abitanti di Palermo si apprestano così a risparmiare e a immagazzinare acqua dentro le loro case, un po’ come succedeva un tempo, in alcuni frangenti storici a cui avremmo fatto volentieri a meno.

Attualmente i quartieri interessati da queste misure drastiche risultano essere la maggioranza in città: Strasburgo, Partanna Mondello, Tommaso Natale, Sferracavallo, San Lorenzo-Resuttana, Lazio-Piazza Leoni, San Filippo Neri, Libertà, Borgo Nuovo, Passo di rigano, Pallavicino, Villagrazia, Falsomiele, Perpignano, Cep, Borgo Molara, Galletti-Bandita-Favara, Villaggio Ruffini, Arenella, Vergine Maria, Cardillo e Calatafimi.

«Non sono da escludere misure più restrittive, qualora la situazione si renda necessaria, in dipendenza» sottolineano dall’Amap, i cui dirigenti spiegano come la loro azienda debba fornire acqua anche a diversi altri comuni limitrofi: 47 in totale.

L’obiettivo del provvedimento, ovviamente, è quello di garantire il minimo livello essenziale di acqua potabile a tutti i cittadini, anche durante le prossime torride settimane e garantendo l’approvvigionamento idrico anche ai settori agricolo e zootecnico, che risultano il cuore pulsante di molte imprese presenti sulla nostra isola.

Per capire se questi provvedimenti serviranno a qualcosa dobbiamo tuttavia valutare anche la situazione drammatica che sta correndo la Sicilia nel corso delle ultime ore e che subirà nei prossimi mesi.

Dal punto di vista climatico, non c’è da essere allegri.

Le previsioni meteorologiche delle prossime settimane indicano che temperature saliranno inevitabilmente, con l’inoltrarsi della bella stagione, e i meteorologi assicurano che anche quest’anno la Sicilia arriverà a temperature superiori ai 45°C, come è successo negli scorsi anni.

È il trend climatico a dirlo e considerando che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, nulla vieta al 2024 di raggiungere record superiori. Una volta giunto di nuovo l’inverno, non è detto poi che le piogge arriveranno velocemente.

Si tratta dello scorso discorso che molti ambientalisti avevano fatto, in considerazione dell’inverno appena passato. La media regionale delle piogge rilevate dalla rete Sias nel corso degli ultimi mesi è stata infatti di circa 36 millimetri, contro la media di 73 millimetri del periodo precedente.

La maggioranza delle piogge si sono poi sparse in maniera discontinua, non permettendo agli invasi di raccoglierle.

I danni provocati dagli scorsi incendi inoltre hanno ulteriormente peggiorato la capacità del suolo di trattenere l’umidità e l’acqua, a ulteriore conferma di come questi fenomeni estremi non fanno altro che aumentare la desertificazione del nostro territorio. Questa situazione ha già portato alle prime proteste.

Nel corso delle ultime ore si sono infatti diffuse sui social moti di protesta nei confronti della condizione di salute della rete idrica siciliana, definita da diversi cittadini un “colabrodo”.

Gli attivisti di Ultima generazione, invece, hanno deciso di protestare contro lo spreco di acqua potabile, in una manifestazione presso il famoso nuovo molo trapezoidale di Palermo, in cui hanno pulito dei panni e delle stoviglie presso la grande fontana pubblica.

«Quest’acqua appartiene ai palermitani e lo sperpero di risorse idriche messo in moto dall’élite economiche politiche per consentire ai più ricchi di sorseggiare i loro cocktail di fronte a una grande fontana danzante, dimostra quanto le disuguaglianze sociali siano alte in questa città e quanto le amministrazioni non siano lungimiranti, rispetto ai problemi connessi al cambiamento climatico», hanno proclamato alcuni attivisti, prima di essere identificati e portati via dalla polizia locale.

Per completare il quadro, con la riduzione delle riserve idriche e la male gestione delle condutture, nel corso della prossima estate in alcune aree della Sicilia - come nell’agrigentino e nel trapanese - la situazione rischia ulteriormente di peggiorare, visto che con il costante prelievo e gli sprechi le attività umane hanno favorito l’introgressione dell’acqua marina nelle falde acquifere e la salinizzazione del suolo.

Questo comporta che per crescere, le piante bisognano di un maggior livello di acqua e che il sale si sta disperdendo sempre più lontano dalla costa, con irreparabili conseguenze ecologiche e amministrative.

Presto, per trovare dell’acqua potabile in alcune aree della Sicilia, bisognerà optare esclusivamente come soluzione l’arrivo di autobotti, visto il progressivo inquinamento delle falde.

E se questa situazione sembra drammatica, gli ambientalisti ricordano che il futuro che ci aspetta è ancora più fosco e che entro il 2050 le temperature medie stagionali saliranno di altri gradi.

È possibile ovviamente affrontare questa situazione, con politiche ambientali lungimiranti che non possono tuttavia avere carattere emergenziale.

Come indicato da molteplici sigle ambientaliste, a livello locale la Sicilia dovrebbe dotarsi di una nuova rete idrica, di nuovi sistemi di irrigazione, ridurre il numero d’incendi e far sì che le persone vengano educate al consumo dell’acqua, non solo in estate ma durante tutto l’anno.

Bisognerebbe poi anche tutelare maggiormente i nostri fiumi e laghi naturali e dotare tutti i comuni di impianti di depurazione delle acque reflue, come indicato varie volte dalle leggi europee.
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