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Rischiava l'estinzione ma è più forte di tutti: il cavallo simbolo della Sicilia per millenni

Più muscoloso delle altre razze, con una costituzione forte, seppur si mantiene agile. È molto affidabile e può anche essere impiegato nell’equitazione. La storia

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 3 aprile 2024

Il cavallo endemico siciliano

Per millenni è stato considerato uno dei simboli stessi della nostra regione, essendo una delle varietà più pregiate che si potevano trovare sin Sicilia dal tardo medioevo.

Trattasi del cavallo endemico siciliano, un equino autoctono, noto per la sua forza e resistenza, che è stato per anni anche utilizzato come destriero da parte della cavalleria militare o dal Reggimento dei carabinieri a cavallo.

Da qualche settimana, questa varietà è stata ampiamente valorizzata, tramite l’assegnazione del titolo di «razza a limitata diffusione» da parte del Ministero della Cultura, una definizione che a partire dallo scorso 28 febbraio rende ciascun cavallo siciliano presente sull’isola protagonista di una campagna di tutela e di valorizzazione, che ha il compito di salvaguardarne il lignaggio e proiettare questa razza verso il futuro.

D’altronde, la storia di questa razza è alquanto particolare. Seppur è stata apprezzata per secoli, con il progressivo abbandono degli allevamenti e il declino dell’economia rurale, essa ha sofferto particolarmente il corso degli ultimi decenni.
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Molti animali si sono infatti ibridati con varietà più comuni o meno nobili e nel tempo sono rimasti sempre meno allevatori a produrli.

Fondamentali per il recupero della razza sono stati invece i diversi progetti di ricerca genetica e di riproduzione che hanno visto collaborare diversi enti ed associazioni pubbliche e private, tra cui l’Associazione regionale allevatori del cavallo siciliano, l’Istituto sperimentale zootecnico della Sicilia, le varie università sparse in Sicilia, il Gruppo equestre siciliano e l’Associazione nazionale allevatori delle razze equine e asinine italiane.

Queste associazioni hanno infatti individuato tutti gli allevatori di cavallo siciliano rimasti nel territorio e cercato di favorirne il lavoro, per produrre sempre un maggior numero di cavalli da redistribuire in Sicilia.

Questo lavoro ha tra l’altro anche permesso agli allevatori di riportare i cavalli siciliani ad avere una serie di caratteristiche comuni, distinte da quelle delle altre razze presenti in Sicilia.

Il cavallo endemico siciliano è più muscoloso delle altre razze, presenta una costituzione forte, seppur si mantenga agile, è molto affidabile e può anche essere impiegato nell’equitazione per le sue rilevanti capacità atletiche.

Particolarmente sensibile ed empatico, è anche una varietà ottima per il turismo equestre, l’ippoterapia e per le scuole di equitazione ed esteticamente si presenta come un cavallo dal manto bruno e coda nera, dal temperamento giocoso.

Le sue attuali aree di allevamento sono quelle che per secoli sono state considerate le principali per la produzione degli equini in Sicilia. Come per la varietà sanfratellana, il cavallo endemico siciliano è infatti allevato sui Nebrodi, ma anche nell’area delle Madonie e nel palermitano.

Diversi allevamenti della val di Noto continuano a favorirne la produzione, mentre più rari sono ora gli allevamenti di questa razza nell’agrigentino e nella valle di Catania. Ciascun "cavallo siciliano" certificato inoltre deve appartenere ad un lignaggio che presenta coppie di riproduttori della stessa varietà fino alla terza generazione e non può presentare degli zoccoli ferrati, in quanto i suoi allevatori storicamente seguono la regola del "piede scalzo", nel pieno rispetto della natura.

Per celebrare l’istituzione ufficiale della razza "a limitata diffusione", i vari enti parteciperanno ad un incontro, il prossimo venerdì 5 aprile, nella sala convegni dell’Istituto incremento ippico per la Sicilia, in via Vittorio Emanuele di Palermo, alla presenza del presidente della regione Renato Schifani e dell’assessorato dell’agricoltura Luca Sammartino.
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