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Adesso i papà possono entrare in sala parto: gli ospedali di Palermo che hanno detto "Sì"

Dopo la lettera aperta scritta da un gruppo di mamme palermitane alle istituzioni, gli ospedali della città hanno fatto sentire la loro voce: le regole di chi si è attivato

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 12 maggio 2020

"Papà in sala parto": è quasi via libera totale a Palermo. A pochi giorni dall'invio della lettera aperta scritta dalle future mamme palermitane che chiedevano di far entrare i papà per assistere al parto del proprio figlio, gli ospedali della città hanno fatto sentire la loro voce rispondendo in modo favorevole da più parti.

Il primo a dare l'ok all'ingresso dei papà è stato il reparto maternità dell'ospedale Civico che già dallo scorso 5 maggio ha messo in campo le nuove disposizioni di ingresso, seppur con limitazioni e restrizioni nel rispetto della sicurezza di tutti.

Qui infatti i papà possono accedere (previa chiamata da parte dell'ostetrica e previo pre-triage) in sala parto soltanto nel momento della nascita e per le due ore successive al parto. Nel caso di parto cesareo, è consentito l'accesso soltanto al partner ed esclusivamente per le 2 ore successive al taglio, sempre previa chiamata da parte dell'ostetrica e previo pre-triage).
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Resta vietato invece l'ingresso in sala parto di altre figure in alternativa e/o sostituzione al partner e l'accesso in altri momenti del travaglio, così come rimane vietato l'ingresso in stanza (compresa quella privata).

Dopo il Civico, i punti nascita palermitani che si sono attrezzati in tal senso sono stati l'ospedale "Buccheri La Ferla" e la Clinica Candela, dove i papà prima di entrare in ospedale, saranno sottoposti al Triage e muniti dei dispositivi di protezione individuale. L'unica struttura che non aveva mai chiuso l'accesso ai papà è stata la Triolo-Zancla.

Al Policlinico invece rimane ancora la chiusura. Qui però la causa è da attribuire ai lavori di ristrutturazione che si sono fermati (prima per problemi burocratici e poi per il lockdown partito a marzo) e che interessano proprio il reparto di ginecologia e ostetricia.

Intanto non si ferma la battaglia delle mamme guidate da Anna Romano, istruttrice del corso-pre parto dell’Istituto di Fisiochinesiterapia Candia di Palermo, e sostenuto dalle associazioni "L’arte di crescere, gruppo di sostegno alla pari" di Palermo e "Le Mamme di Peter Pan" di Villafranca Tirrena.

Dopo la lunga lettera aperta scritta a più mani e rivolta agli organi istituzionali della Regione Sicilia e in particolare, al governatore Nello Musumeci, all'assessore alla Salute, Ruggero Razza, e al presidente della VI Commissione Salute, servizi sociali e sanitari dell’Ars, Margherita La Rocca Ruvolo, le mamme hanno anche avviato una petizione online "No ai partner fuori dalla sala parto" a cui tutti possono dare il proprio contributo.

«L’intera equipe di professionisti che, per quanto possa essere competente, non potrà mai sostituire il sostegno di un familiare caro alla madre - hanno scritto le mamme nella loro lettera - E non potrà mai sostituire il diritto del padre di partecipare al parto.

Per molte donne, in questo difficile momento di emergenza sanitaria, si nasce come mamme in solitudine. Il papà non c’è. Resta fuori dalla struttura, al massimo contattato in videochiamata negli istanti della nascita.

Un abbraccio virtuale non potrà mai sostituire un vero abbraccio e questo non dobbiamo mai dimenticarlo. E in questo contesto, la presenza reale del padre ha un peso così grande da non poterlo sottovalutare. Distanti nel parto, quando fino a poco prima, iniziato il travaglio, mamma e papà erano ancora in casa insieme.

Siamo perfettamente coscienti della gravità della situazione che tutto il mondo sta vivendo e che le misure restrittive sono state adottate esclusivamente per preservare dal virus i nostri bambini, noi, il personale medico sanitario e la comunità tutta».

Tuttavia, aggiungono le mamme, basterebbe adottare dei protocolli di sicurezza replicando le esperienze già operative in alcuni ospedali di altre parti d'Italia e in altri Paesi dove le porte ai papà sono state lasciate aperte.

La stessa Organizzazione mondiale della Salute e l'Istituto Superiore della Sanità si sono già espressi affinché "tutte le donne, a prescindere dalla positività a COVID-19, abbiano il diritto di partorire in sicurezza e di vivere un’esperienza positiva. Tra le raccomandazioni, le stesse società specificano il diritto della partoriente ad avere una persona di fiducia al loro fianco, che possa sostenerla durante le fasi di travaglio e del parto".
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