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Era la chiesa di Giovanni Falcone, oggi riapre ai giovani: a Palermo c'è un nuovo oratorio

In pochi (forse) sanno che qui il giudice Falcone ha trascorso parte della sua gioventù. Rischiava di chiudere ma ora rinasce come uno spazio per i giovani

Anna Sampino
Giornalista
  • 12 febbraio 2024

La Chiesa di Santa Teresa alla Kalsa

Che la chiesa-santuario di Santa Teresa alla Kalsa sia un grande patrimonio artistico e culturale di Palermo, lo abbiamo già detto e scritto tante volte. Ma forse in pochi sanno che tra le stanze del suo oratorio è cresciuto Giovanni Falcone.

Il giudice ucciso dalla mafia nella strage di Capaci nel 1992 è proprio nella chiesa dello storico quartiere che trascorre buona parte dei pomeriggi della sua infanzia e adolescenza. Figura di riferimento, che poi diventerà la sua guida spirituale, è padre Giacinto, un carmelitano scalzo che guida la chiesa e l'oratorio tra gli anni Cinquanta e Settanta.

Falcone allora serve messa e fa il chierichetto. Frequenta l'oratorio ed è qui che gioca a ping pong, partecipa alle gite e va al mare a Mondello. Le immagini dell'epoca, che ritraggono un ragazzo sorridente e spensierato che ancora non sa che diventerà "quel" Giovanni Falcone, si possono ammirare in una mostra fotografica permanente ospitata proprio in quei locali che hanno segnato la sua vita e che verrà inaugurata giovedì 15 febbraio.
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Lo stesso giorno, in suo onore e nel nome di padre Puglisi e don Giovanni Bosco, quei locali tornano a vivere e le loro porte si aprono di nuovo ai ragazzi del quartiere e della città. Si chiama - non a caso - "Oratorio vivo", un centro di ascolto per i giovani sulle orme di Don Bosco e San Filippo Neri.

Uno spazio "vivo", come viva è la chiesa secondo padre Giuseppe Di Giovanni, rettore del Santuario che ha avviato il progetto dell'oratorio. «Una Chiesa che è aperta e vicina ai giovani, ai ragazzi. Una Chiesa che sa accogliere e accompagnare», dice.

Don Giuseppe, come tutti lo chiamano, è un vulcano di idee e voglia di fare. Dopo aver trascorso diversi anni alla parrocchia San Basilio Magno, in via Paruta, poi a Ciminna, alla guida della chiesa Santa Maria Maddalena; sei anni fa è tornato alla Kalsa (dove peraltro è cresciuto) come parroco della Chiesa Santa Maria della Pietà (vicina a Santa Teresa). Qualche mese fa, poi, è stato nominato rettore del Santuario di Santa Teresa.

Crede fortemente nella formazione ed educazione dei giovani perchè è a loro che è rivolta la sua attività quotidiana di parroco di quartiere. Così Santa Teresa, che rischiava di chiudere per crisi di vocazioni (come vi abbiamo raccontato in un nostro articolo) riapre e non solo per celebrare messe e fare incontrare i gruppi di preghiera ma anche come luogo di riferimento per i più giovani.

«Negli anni '50 e '60 un gruppo folto di giovani frequentava l'oratorio della Kalsa e tra questi anche Giovanni Falcone e in diverse foto della mostra permanente che ospitiamo, lo si vede impegnato nel gioco e nel cammino di formazione grazie alla splendida figura di un carmelitano scalzo padre Giacinto, un vero educatore dei giovani - racconta padre Giuseppe -.

A distanza di tanti anni e in un mondo completamente cambiato l'oratorio della Kalsa vuole continuare a vivere con i giovani di oggi così spesso disorientati e senza punti di riferimento».

Padre Giuseppe è orgoglioso e innamorato del "suo" quartiere. Si percepisce dalle sue parole: «Il terrario della Kalsa è ricco di storia, di arte, di monumenti e palazzi nobiliari. È un quartiere dove si intrecciano tutte le culture che hanno dominato Palermo dalla cultura araba a quella spagnola. È il quartiere di Paolo Borsellino battezzato alla Pietà, la parrocchia del rione dove si custodisce anche il ricordo di un martire, il Beato Pino Puglisi anche lui battezzato allo stesso fonte Battesimale della Pietà».

È il quartiere di Falcone cresciuto all'ombra del campanile di santa Teresa. Ma la Kalsa è anche il quartiere dove si sono consumate tante vite sotto l'influsso della mafia e della illegalità. Ecco perché forti dell'esperienza del passato noi desideriamo che l'oratorio diventi un'opportunità di riscatto umano spirituale e sociale per le nuove generazioni».

Il racconto di padre Giuseppe è quello di chi sta in frontiera, di chi vive una chiesa aperta all'ascolto e alla gente: «In questi anni di mia permanenza alla Kalsa tanti uomini adulti e maturi mi hanno detto che grazie al cortile della Pietà e alle stanze del santuario di Santa Teresa hanno evitato, con l'apporto di buone guide di saggi maestri di vita, strade malavitose.

Ecco perché giovedì 15 febbraio la stanza degli ex ragazzi della Kalsa ridiventerà il luogo di aggregazione dei giovani di oggi, una palestra dello Spirito come voleva l'oratorio San Filippo Neri e uno spazio aperto ai giovani "una casa Aperta" per loro come voleva il grande Don Bosco padre e maestro della gioventù».

L'Oratorio vivo apre le porte quindi giovedì 15 febbraio, alle ore 17.30. A celebrare la Santa Messa sarà l'arcivescovo Corrado Lorefice, che tanto si è impegnato per evitare la chiusura di Santa Teresa e ha voluto affidarne la guida proprio a padre Giuseppe Di Giovanni.

Al "taglio del nastro" è attesa anche Maria Falcone, sorella del magistrato, insieme con don Domenico Luvarà, direttore dei Salesiani di Santa Chiara e don Domenico Saraniti, direttore del Don Bosco Ranchibile.

«Nasce un nuovo oratorio che sarà uno spazio giovani e spero che diventi un luogo di aggregazione per la formazione integrale della persona - conclude padre Giuseppe -. Sarà un vero e proprio centro culturale per la crescita umana e spirituale delle nuove generazioni, con la pedagogia della grazia dei santi educatori Filippo Neri e Giovanni Bosco.

Vogliamo riproporre questo modello pastorale oratoriano ai giovani di oggi talvolta ‘usati’ e ‘abusati’ dalla mentalità edonistica dell'effimero e da una forma di dipendenza da stupefacenti vari, che producono la cultura della morte. Il nostro ‘Oratorio vivo’ avrà come missione quella di ascoltare e accogliere i giovani con la gioia del Vangelo».

Al termine della celebrazione eucaristica sarà inaugurata la mostra fotografica dei “Ragazzi della Kalsa”, un gruppo che riunisce ex giovani cresciuti in quell'oratorio, alcuni dei quali condividendo pomeriggi e giochi proprio con Falcone. La mostra è permanente e raccoglie diverse foto che testimoniano come il giudice Giovanni Falcone, insieme ad altri coetanei e amici, frequentava l'oratorio del suo quartiere d’origine.
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