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Fu tutto merito di Eloisa (e di una presa in giro): la vera storia della "frutta martorana"

Una dolce tradizione tra storia e leggenda. Vi sveliamo perché i tipici dolcetti che si preparano per la Festa dei Morti a Palermo vengono chiamati anche "pasta reale"

  • 30 ottobre 2021

Frutta martorana (tipico dolce siciliano)

In Sicilia, quando si avvicina la fine di ottobre, si avverte un dolce profumo che invade i vicoli delle città, un profumo che ogni siciliano porta sempre nel cuore ovunque si trovi.

È ciò che fa accendere i ricordi e il desiderio di tradizione: stiamo parlando dei gustosi dolcetti della festa dei morti del 2 novembre e, in particolare modo, della frutta martorana che ogni anno riempie le pasticcerie e le nostre tavole.

La nostra è una tradizione che si discosta dall’atmosfera horror della festa di Halloween celebrata nei paesi anglicani. È un giorno di commemorazione dei cari defunti in cui i bambini ricevono dei cesti ricchi di dolci che simboleggiano il dono mandato da chi ormai non c’è più.

Questo gesto d’amore, però, non è una tradizione "giovane", bensì cela una storia nata un po’ di tempo fa. Nel lontanissimo 1194 Goffredo ed Eloisa Martorana fondarono un convento vicino la chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio a Palermo.
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L’edificio prese il nome della coppia e, nel 1433, il sovrano Alfonso d’Aragona donò la chiesa al convento. Da quel momento fu conosciuta come chiesa della Martorana.

Eloisa Martorana era una donna amorevole e caritatevole che accoglieva nel convento molti bambini abbandonati cercando di dar loro un pizzico di calore e dolcezza. Così, un giorno, decise di premiare coloro che si dimostravano più buoni preparando dei dolci colorati a forma di frutta e preparati con la pasta di mandorle, ricetta imparata da una donna araba che viveva nel convento.

Si pensa infatti che nel VI secolo gli arabi idearono dei dolci a base di zucchero e mandorle macinate, creando appunto la pasta di mandorle che fu portata da loro stessi in Sicilia.

Alla morte di Eloisa le consorelle che abitavano l’edifico decisero di mantenere viva la tradizione e la mattina del 2 novembre di ogni anno facevano trovare dei cesti pieni di dolcetti di mandorle dicendo che era stata proprio Eloisa a portarli durante la notte.

L’autrice Maria Oliveri, ne "I segreti del chiostro, storie e ricette dei monasteri di Palermo", racconta che, secondo una leggenda, questi dolci furono inventati dalle monache del convento che un giorno, in prossimità della fine di ottobre, ricevettero la notizia di una visita da parte del re di Sicilia, Ruggero II.

L’annuncio creò un’atmosfera di caos e sconforto perchè i loro famosi giardini fioriti e colorati, in autunno, perdevano il loro incanto e non volevano deludere il re per nessuna ragione al mondo.

Desideravano con tutto il cuore accoglierlo in un ambiente caldo e magico. Una delle suore, però, trovò una soluzione: preparare dei dolci a base di mandorle, colorarli e dar loro le forme dei frutti così da appenderli tra i rami degli alberi.

Dopo l’arrivo del re, i grandi e colorati frutti saltarono subito all’occhio.

«Devo farvi i miei complimenti, madre. Il vostro giardino è l’unico in tutta la città ad avere alberi così carichi di frutti maturi. Viene quasi voglia di assaggiarli» esclamò Ruggero II e, dopo aver cercato di sbucciare un’arancia, si rese conto della presa in giro che era stata commessa, ovviamente a fin di bene, e sorrise compiaciuto.

Un cancelliere, dopo aver visto la reazione del re, disse: «Sono dolci degni di un re, sono proprio regali, potremmo chiamarli pasta reale!». Così da quell’istante i deliziosi dolci furono conosciuti, non solo come “frutta martorana”, denominazione che deriva dalla fondatrice del convento, ma anche col nome di “pasta reale”.

Non dimentichiamoci che, nonostante le diverse versioni sulla loro origine, una cosa è certa.

Eloisa Martorana è sicuramente la madre dei dolcetti creati da una ricetta a base di mandorle, zucchero e… tanto amore.
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