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Il Coronavirus non ha speranze di vincere, il patologo di fama mondiale: vi spiego perché

Lo scienziato torna a condividere un messaggio di positività e di speranza: una riflessione su come l'incubo Sars-Cov-2 non ha nessuna speranza e sarà sconfitto

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 6 aprile 2020

Il professore Guido Silvestri, tra i medici impegnati in prima linea negli Stati Uniti per lo studio del Covid-19

Un virus senza speranza. Una malattia che non ha nessuna probabilità di vincere contro la nostra scienza. Non si ferma l'ottimismo del professore Guido Silvestri, lo stesso che in questo articolo aveva riassunto in dieci punti i motivi per cui guardare sempre il bicchiere mezzo pieno anche in questa drammatica fase di emergenza sanitaria mondiale.

Lo scienziato e patologo di fama mondiale, che sta guidando in America l'emergenza Coronavirus e che domenica 5 aprile è stato ospite di Fabio Fazio alla trasmissione "Che tempo che fa", è tornato a condividere sul suo profilo Facebook un messaggio di positività e di speranza alla fine di quella che lui stesso definisce "una settimana di battaglia".

Una riflessione su come l'incubo Sars-Cov-2 non ha in realtà nessuna speranza contro la nostra scienza.

«Riflettevo sul fatto che, a differenza di Hiv – un nemico enormemente più insidioso che in trent’anni ha fatto 35 milioni di morti e per il quale non abbiamo ancora né una cura definitiva né un vaccino –, Sars-Cov-2 è un virus incapace di nascondersi (in termini tecnici: di integrarsi nel genoma dell’ospite) e non molto bravo a mutare».
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Si tratta quindi di un virus che rimane molto più vulnerabile alla risposta immune dell’ospite. «Per cui, se è purtroppo inevitabile che Covid-19 farà ancora molti morti nelle prossime settimane e forse mesi, è ancora più chiaro che sarà presto sconfitto dalla nostra capacità di studiarlo e neutralizzarlo - scrive lo scienziato -.

Vivendo immerso a tempo pieno in questa lotta frenetica contro il nuovo virus – ed essendo in costante contatto con i più grandi esperti al mondo in questo campo – potrei veramente scrivere pagine e pagine sui progressi che facciamo quotidianamente. Progressi di cui sui media si parla abbastanza poco e spesso in modo confuso, mentre si sprecano i titoloni di giornali e tv sulle brutte notizie».

«Ogni giorno che passa aumenta la nostra conoscenza del virus, della malattia e dei meccanismi patogenetici (come anche di quelli protettivi). I test virologici e sierologici per determinare la presenza del virus e lo stato dell’immunità anticorpale diventano sempre più specifici e sensibili.

Si sperimentano di continuo nuovi farmaci antivirali e farmaci che bloccano la risposta iper-infiammatoria che è alla base delle più gravi complicanze polmonari. Si sviluppano anticorpi monoclonali neutralizzanti per uso terapeutico mentre si studia l’effetto curativo del plasma dei pazienti "guariti". Diversi candidati vaccini sono testati sui modelli animali e andranno presto in fase clinica. Il tutto mentre i nostri amici rianimatori, infettivologi, pneumologi diventano sempre più bravi a gestire le complicanze severe di Covid-19.

Lo ripeto come un disco rotto, ma – credetemi – è la pura verità. La presenza della scienza è la vera, grande differenza tra oggi ed il 1348 della morte nera, o il 1630 della peste manzoniana, o il 1918 della influenza Spagnola. La presenza della scienza è il motivo fondamentale per cui Sars-Cov-2 è un virus senza speranza».
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