SANITÀ
Quali sono e come agiscono: tutti i farmaci in campo per combattere il Coronavirus
Il patologo Guido Silvestri, convinto che solo la conoscenza possa generare ottimismo, spiega in 8 punti la situazione attuale sui farmaci antivirali contro il Coronavirus
Anche in questo caso si tratta di un elenco (stavolta in 8 punti) scritto dal patologo alle 5 del mattino dopo l'ennesima «giornata campale in ospedale in cui - spiega l'esperto - abbiamo gestito circa 300 pazienti, ma durante la quale quel "muro di Atlanta" come ci piace chiamarlo, almeno per ora tiene».
Nonostante la stanchezza, il professor Silvestri - ordinario e capo dipartimento di Patologia alla Emory University di Atlanta, direttore della Divisione di Microbiologia ed Immunologia allo Yerkes National Primate Research Center e membro dell’Emory Vaccine Center - spiega la situazione attuale sui farmaci antivirali contro Covid-19, avvisando che «alcuni punti sono un po’ tecnici, se necessario saltateli».
FARMACI ANTIVIRALI: da decenni salvano milioni di vite umane, sono una grande speranza per curare Covid-19.
I farmaci antivirali sono l’equivalente per le malattie causate da virus di quello che sono gli antibiotici per malattie causate da batteri. Ci sono molto antivirali in uso da tempo, per esempio contro HIV ed AIDS (Truvada, Kaletra), epatite C (Sofosbuvir, Olysio), herpes viruses (Acyclovir, Foscarnet), influenza virus (Tamiflu, Relenza), e tanti altri. I farmaci antivirali inibiscono specificamente una funzione vitale di un certo virus, che nel caso della malattia COVID-19 si chiamal virus "SARS-CoV-2".
FARMACI ANTIVIRALI vs. FARMACI ANTIINFIAMMATORI: entrambi utili contro Covid-19, hanno un'azione diversa ma complementare.
I farmaci antivirali sono diversi, concettualmente e nell’uso pratico, dai farmaci che possono ridurre la mortalità di COVID-19 in quanto limitano alcune risposte infiammatorie tra cui la cosiddetta "tempesta delle citochine" (Tocilizumab, Baraticinib, Anakinra, etc). Questa è una distinzione da tenere a mente, anche perché i farmaci antivirali si possono amministrare prima dell’insorgenza delle complicanze respiratorie, mentre i farmaci contro le citochine vengono usati nei casi severi o critici di COVID-19.
INIBITORI DELLA RNA-POLIMERASI RNA-DIPENDENTE: sono una speranza contro il Covid-19
Molti virus a RNA – tra cui anche i Coronavirus e tra questi SARS-CoV-2, usano, per replicare il proprio materiale genetico (attività che è assolutamente essenziale per la loro diffusione) un’enzima di origine virale che si chiama RNA-polimerasi RNA-dipendente. Questo enzima forma una catena di RNA a partire da uno stampo anch’esso di RNA. Molti studi sia preclinici che clinici hanno dimostrato come farmaci che bloccano la RNA-polimerasi RNA-dipendente siano concettualmente promettenti come antivirali diretti contro Coronavirus quali SARS-CoV-1, MERS-CoV e SARS-CoV-2.
FARMACI ANTIRETROVIRALI: inutili nel caso di COVID-19
I farmaci anti-retrovirali sono attivi in modo specifico contro i retrovirus tipo HIV, che sono anch’essi virus a RNA. Tuttavia nei retrovirus l’enzima chiave virale è la DNA-polimerasi RNA-dipendente (o "transcriptase inversa"), mentre l’RNA retrovirale vero e proprio, sia messaggero che genetico, viene prodotto sullo stampo del DNA provirale integrato nel genoma della cellula ospite (quindi usando l’apparato trascrizionale eucariotico classico). Per questo i farmaci inibitori della DNA-polimerasi RNA-dipendente (che salvano la vita alle persone HIV-positive) sono inutili nel caso di COVID-19, come lo sono i farmaci lopinavir e ritonavir che inibiscono un altro enzima retrovirale, la proteasi (Cao et al N Engl J Med 2020).
REMDESIVIR: farmaco promettente
Il Remdesivir è un inibitore della RNA-polimerasi RNA-dipendente prodotto dalla Gilead ad attivita’ comprovata contro il virus Ebola (che è un Filovirus anch’esso a RNA ed anch’esso bisognoso dell’enzima virale RNA-polimerasi RNA-dipendente per diffondersi). Remdesivir è un farmaco che si usa per via endovenosa, e che può dare effetti collaterali importanti. Il Remdesivir, che proprio oggi è stato definito "farmaco orfano" dalla FDA, è stato già studiato per la sua promettente efficacia contro Coronavirus in vitro, nel modello animale, e nell’uomo ci sono 5 studi clinici in corso (in Cina, negli USA ed in altri Paesi), i cui primi risultati dovrebbero essere disponibili entro metà aprile.
FAVIPIRAVIR o AVIGAN: è possibile che sia utile contro Covid-19
Il Favipiravir, o Avigan, è anch’esso un inibitore della RNA-polimerasi RNA-dipendente. Avigan è stato sviluppato ed approvato in Giappone come anti-influenzale, ed è prodotto dalla Toyama, un azienda farmaceutica del gruppo Fuji. Nei giorni scorsi si è parlato molto – sia in ambiente scientifico che nella galassia dei social media – di un trial clinico cinese con 320 pazienti in cui Favipiravir ha dato il 91% di risposte radiologiche (contro il 62% dei non trattati) ed una più rapida negativizzazione dei test virali (mediana di 4 giorni contro 11). Conclusione: è possibile che Favipiravir sia utile contro COVID-19, ma dire che fa guarire il 90% dei pazienti altrimenti destinati a morte certa è una bufala clamososa.
ALTRI ANTIVIRALI
Ci sono almeno altri 50 antivirali in corso di studio pre-clinico (in vitro ed in vivo) e clinico come potenziali inibitori di SAARS-CoV-2 ed agenti terapeutici contro COVID-19. Molti di questi sono interessanti, ed a mio avviso quelli che potrebbero rivelarsi più promettenti, anche se un po’ indietro nello sviluppo, sono gli inibitori della proteina S (spike) di SARS-CoV-2, quella che viene usata come “ancora” dal virus per legarsi alla cellula da infettare.
AIFA, TRIALS CLINICI E STORIELLE
Diversi colleghi italiani mi hanno detto che la commissione tecnico-scientifica dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) avrebbe deciso di riconsiderare una eventuale autorizzazione di un trial clinico di Favipiravir.
La decisione sarebbe legata a pressioni ricevute in seguito alla diffusione "virale" su internet di un video in cui un tizio racconta che in Giappone stanno tutti bene e se ne fregano di COVID-19 perché prendono questa medicina. I medici non più giovani che hanno assistito a casi come Di Bella e Stamina non possono non rimanere perplessi di fronte a questo approccio a "furor di popolo", che è stato anche stigmatizzato su twitter da Roberto Burioni.
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