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Il gelato del maestro Piazza di Misilmeri: la ricetta (segreta) incantò anche D'Annunzio

Nella cittadina del Palermitano, alla fine dell’Ottocento una curiosa storia lega guerra e musica a tre gusti di gelato, un’antica ricetta gelosamente custodita nel tempo

Marco Giammona
Docente, ricercatore e saggista
  • 23 giugno 2022

La gelateria e il gelato del maestro Piazza a Misilmeri

Della dominazione araba si tramanda che il gelato sia stato inventato proprio da questo popolo che aveva l’uso di bere nelle giornate d’afa una bevanda zuccherata. A quel tempo infatti i conquistatori orientali impiantarono all’interno delle proprie colonie gli agrumi portando in Sicilia la “canna” con cui si ricavava una sostanza dolciastra, refrigerata con la neve e mischiata con miele, frutta e succo di limone o arancia.

Fu allora che si iniziò a sorseggiare una bibita a base di frutta e zucchero di canna, conservata in recipienti circondati da neve o ghiaccio tritato. Mescolando la neve proveniente dalle neviere dell’Etna o delle Madonie con sciroppi e succhi di frutta nacquero la granita e il sorbetto, gli antenati del gelato. Il gelato vero e proprio arriverà intorno al 1600, sempre a partire dalla Sicilia, quando un tale Francesco Procopio de Coltelli, pescatore di Aci Trezza, ereditò una rudimentale sorbettiera costruita e lasciatagli in eredità dal nonno. Intuendo la potenzialità di questa macchina, Procopio se la portò fino a Parigi, dove nel 1660 aprì quello che sarebbe diventato uno dei più celebri caffè letterari d’Europa: il Café Procope.
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Ma fu soprattutto l’idea di aggiungere il latte ai classici sapori siciliani, utilizzando lo zucchero al posto del miele e aggiungendo del sale al ghiaccio per evitare di farlo sciogliere immediatamente, che rese un vero successo su scala mondiale la nuova ricetta del gelato, che da allora conquistò i palati di tutti.

A questo punto il dolce freddo è pienamente affermato in tutte le corti e capitali d’Europa mentre, contemporaneamente, nei caffè più prestigiosi di Venezia, Firenze, Napoli e Palermo, trionfano menu speciali a base di gelato.

A Misilmeri, in provincia di Palermo, dalla fine dell’Ottocento una curiosa storia lega tre semplici gusti di gelato ad un’antica ricetta segreta, gelosamente custodita nel tempo tra musica e conflitti mondiali. È la storia Giuseppe Piazza, figlio del caffettiere Mariano, che fin da giovane comincia ad esercitare la professione del padre aiutandolo nel suo bar sul Corso Vittorio Emanuele del paese e nel frattempo, per passione personale, studia musica diventando suonatore di tromba.
Le note acute e squillanti del suo strumento si fermano però inesorabilmente al triste e cupo suono della prima guerra mondiale, dando così inizio alle vicende militari di Giuseppe.

Arruolatosi come caporale nel 1917, si distingue per la sua audacia e brillantezza venendo promosso ben presto a caporalmaggiore e successivamente nominato sergente nel 1919 presso il 380° battaglione di Palermo.

Nello stesso anno partecipa insieme ai misilmeresi Pietro Scozzari, Mariano De Caro, Giovanni Princiotta e Pietro Sidoti all’impresa di “Fiume” sotto il comando del Poeta-Soldato, Gabriele D’Annunzio e dei suoi 2.600 "legionari". Sarà proprio durante la Reggenza del Carnaro, che Giuseppe Piazza diventò segretario del Vate, allacciando così un rapporto di amicizia che andrà ben oltre le vicende militari del momento.

Congedatosi nel 1921, torna nella sua Misilmeri riprendendo le proprie abitudini, come quelle della musica, subentrando nella direzione della banda cittadina al Maestro napoletano Salvatore Effetto, di cui era stato entusiasmante allievo, ma soprattutto nella preparazione del suo eccellente e apprezzatissimo gelato artigianale, che durante la visita fatta da D’Annunzio in Sicilia ai suoi legionari misilmeresi gli fece gustare ai piedi dell’Obelisco di Gibilrossa, lasciando il famoso poeta così meravigliato di tanta delizia da ricordarlo sempre nei suoi viaggi nell’isola.

Il ricordo dell’amicizia con il Vate e della sua visita a Misilmeri, del quale teneva una foto in bella vista all’interno della gelateria, rimasero sempre impressi nella memoria del Maestro, che con fierezza ed un pizzico di nostalgia non perdeva occasione di raccontare ai propri amici e clienti. L’arte gelataia della caffetteria Piazza tramandata di padre in figlio era un’autentica eccellenza di sapori, caratterizzata da una modalità di preparazione ancora legata alla maestria manuale e agli ingredienti naturali, proposta in tre esclusivi gusti: cioccolato, torrone e pistacchio, serviti in un solo pezzo unico. Il gelato del Maestro Piazza si gustava esclusivamente così, senza mai essere stato accompagnato da un cono e da una coppetta, si serviva elegantemente in un piattino di ceramica e gustato con il cucchiaio.

Una ricetta gelosamente custodita, si diceva, tanto da non essere mai scritta. Le dosi e gli ingredienti utilizzati da Giuseppe Piazza saranno sempre celati nel mistero di famiglia, anche dopo la sua morte avvenuta nel 1973. Solo l’attento studio e osservazione di Giovanni Azzaretto e poi del figlio Vito, che per tanti anni lavorarono nel Bar Piazza a fianco del Maestro, permise loro di attingere le nozioni utili per riprodurre successivamente il gelato nel suo gusto originale.

Tradizione da anni ripresa dal genero di Vito, Giovanni Lombardo, che ereditando oralmente il sapere del suocero prepara ancora oggi con orgoglio il gelato che tanto deliziava il Vate. Oggi lo si può trovare presso il bar “La Romagna” di Misilmeri nei tre classici gusti di cioccolato, torrone e pistacchio. Così come avrebbe detto Gabriele D’Annunzio al suo assaggio: un vero e proprio "piacere" per i sensi e il palato.
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