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In Sicilia dove trovi le rocce "a fisarmonica": tra fiori bianchi, cascatelle e il Colle del Re

Un’area attrezzata sontuosa, un castello con giganteschi monoliti appoggiati gli uni sugli altri come nei palazzi micenei e dei blocchi rocciosi "pieghettati"

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 22 marzo 2024

In provincia di Messina c’è un’area attrezzata montana davvero sontuosa, un castello con dei giganteschi monoliti appoggiati gli uni sugli altri come nei palazzi micenei e dei blocchi rocciosi pieghettati a fisarmonica.

Sabato 9 marzo di buon mattino con il gruppo Valli Basiliane con la sapiente guida Giovanni Lombardo siamo partiti alla volta di Castroreale comune distante una cinquantina di chilometri da Messina lato tirrenico per intraprendere il sentiero che ci avrebbe portati a Piano Margi 800 s.m.

Lo abbiamo intrapreso dopo avere percorso in macchina un primo tratto su una strada di campagna e avere superato le prime case del paese.

Quasi subito abbiamo fatto una breve sosta all’edicola Madonna dell’Udienza, poi abbiamo proseguito per l’ampio sentiero, il più gradevole fra quelli percorsi finora, quasi interamente tappezzato d’erbetta e in mezzo ad una fitta zona boschiva.

Questa è un’area soggetta a recenti interventi di riforestazione. Più avanti abbiamo visto scorrere su un pendio del monte un gorgogliante ruscelletto con qualche candida cascatella spumeggiante e sonora ad allietare ancora di più il paesaggio. Abbiamo proseguito camminando sulla soffice erbetta, il sentiero era delimitato dai tronchi diritti e slanciati degli alti eucalipti.
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Ma ciò che ha catturato la nostra attenzione è stata la magnifica fioritura di numerose piante di euforbia rigida che indiscutibilmente ravvivano la campagna coi loro colori sgargianti fra il giallo e il verdino e per la loro disposizione che poteva aprirsi come i bracci di un lampadario oppure disporsi in forme più raccolte.

In ordine sparso invece si raggruppavano sopra gli alti steli le efflorescenze a spiga dei bianchi asfodeli con le api attorno ronzanti.

Proseguivamo per il sentiero ammorbidito pure dalla pioggia di alcuni giorni prima. Per lunghi tratti delimitati da pareti di terra che erano drappeggiate quasi interamente, salvo qualche roccia affiorante, di muschio anch’esso soffice e cedevole al tatto.

In altre pareti c’era un intreccio di foglioline diverse, quelle del tarassaco e di altre specie eduli e c’erano anche le fragoline di bosco ancora non in fioritura a formare come una verde palizzata.

Alzando invece lo sguardo verso l’alto, poco distante scorgevamo sulla nostra sinistra l’imponente sagoma tutta in verticale del Colle del Re che sfiora i 1.200 s.m. ma che culmina con una cresta quasi interamente in orizzontale mentre il suo ripido fianco appare come una zigrinatura essendo costituito di massi rocciosi chiari e nero terriccio.

Sul fronte opposto invece c’erano dei versanti montuosi con una più lieve pendenza e più distanziati rispetto al nostro punto di osservazione, su un ripiano potevamo scorgere il quadrato bianco e compatto della frazione di Bafia e un po’ più in basso la sagoma somigliante a una farfalla con le ali distese dell’abitato di Castroreale.

Ancora più giù su un altro ripiano vedevamo pure le case Migliardo sparse ai margini di un prato dalla caratteristica forma di cuore.

Arrivati in zona sommitale in fondo alla vallata scorgevamo l’alveo del torrente Patrì ampio, rettilineo e bianco come una strada cosparsa di sale.

Questo è il bacino idrogeologico più vasto del messinese. Pur avendo percorso parecchi chilometri, alla fine saranno 14, non ce li siamo sentiti, più che altro eravamo impazienti di giungere all’area attrezzata per l’ora di pranzo : camminando si sviluppa l’appetito.

Dopo avere svoltato a destra con un tornante del sentiero abbiamo avuto la sorpresa di trovarci davanti alla nostra visuale l’imponente sagoma dell’Etna innevata il cui bianco candore contrastava con i bruni monti vicini : una mirabile visione.

Pochi passi e siamo giunti all’area attrezzata di Piano Margi davvero sontuosa per la sua ampiezza con i pini mediterranei misti a ceppaie di castagno che si ergevano sui verdi prati con la tenera erbetta punteggiata di margheritine bianche. C’erano appoggiati numerosi tavoli e panche di legno.

Erano presenti diverse fonti di fresca acqua ed anche delimitato da una staccionata un magnifico laghetto artificiale utilizzato fra l’altro dai Canadair in volo per rifornirsi di acqua in caso di incendi.

Non abbiamo potuto fermarci a lungo perché dovevamo riprendere il cammino e perché la stagione non lo consentiva, ma con temperature più miti deve essere un luogo paradisiaco per fare delle soste e dei pic-nic.

La strada del ritorno per un tratto ha ricalcato quella dell’andata, allora guardando davanti e mirando l’Etna non c’eravamo accorti che in alto sulla nostra sinistra si ergeva il castello di Margi o Torrione che in realtà trattasi di un’elevazione naturale costituita da un unico blocco roccioso che però avendo delle fratture assume l’aspetto di giganteschi monoliti appoggiati gli uni sugli altri come nei palazzi micenei.

In alcuni punti dove le fessure sono più ampie sono insediati dei lecci frondosi.

Alcuni massi sono precipitati sull’altopiano e presentano delle scanalature a fisarmonica, anzi tutto il torrione ne è inciso. Ciò è avvenuto perché trattasi di calcarenite una roccia costituita da calcare e arenaria: il primo si scioglie a contatto con l’acqua invece l’altra resiste dando origine a queste forme pieghettate.

Dopo abbiamo proseguito con un percorso ad anello perciò abbiamo visto dei paesaggi diversi.

Verso metà tragitto in una vasta area attrezzata dominata da un’altura con una bella scalinata, abbiamo immaginato che portava ad una chiesetta invece si trattava del luogo di osservazione del Belvedere Tre Pizzi.

Davvero un luogo ampiamente panoramico in cui si poteva scorgere la vasta pianura sottostante con le sagome chiare delle case e dei palazzi di Milazzo e di Barcellona, ma soprattutto la vista sul mare con emergenti le isole di Vulcano, di Lipari dietro e le due gobbe di Salina.

Più in là sulla sinistra il promontorio e il golfo di Tindari rischiarato dalla luce solare e piatto e placido come un laghetto. Proseguito il cammino ci siamo ancora imbattuti in asfodeli biancheggianti, margheritine e violette a punteggiare i prati verdi.

Siamo giunti a completamento dell’anello all’edicola Madonna dell’Udienza alle ore 15,30 perfettamente in orario col programma previsto.
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