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L'urlo delle strade dello Sperone, la preside: "Saggi, tecnici e artisti per la Palermo del futuro"

L'intervista ad Antonella Di Bartolo tocca anche le amministrative. Dopo "la ragazza del futuro" arriva un'altra opera di street art, ma lei invita a non perdere di vista la realtà

Stefania Brusca
Giornalista
  • 9 aprile 2022

Antonella Di Bartolo, preside dell'Ics Sperone Pertini

Per chi lavora per Palermo senza tornaconto personale, con la voglia di vedere mutare ciò che non va, di restitituire ciò che serve e che spetta di diritto a tutti i cittadini, queste elezioni amministrative sono già partite con il piede sbagliato.

Il balletto dei posizionamenti, dei personalismi e degli schieramenti, mentre la città resta ancorata alle criticità che sono sotto gli occhi di tutti, non fa bene a Palermo e non giova nemmeno ai partiti che si apprestano a chiedere il voto alle prossime elezioni amministrative.

Una presa di coscienza su questo punto da parte del mondo politico può diventare però un'opportunità per lavorare al cambiamento reale, a prescindere dal fatto che serva o meno prendere le distanze da ciò che è stato fatto finora.

Uno specchio di quanto sta succedendo sono le periferie della città, dove le istituzioni sul territorio (poche), insieme alle associazioni di quartiere, cercano di restare un punto fermo per chi abita queste realtà troppo spesso dimenticate.
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Come? Puntando dei riflettori sulle strade, come è accaduto allo Sperone, visitato da poco da Cesare Cremonini, che qui ha vouto portare la prima tappa di "Io Vorrei", il progetto ideato in collaborazione con Giulio Rosk, per promuovere la ricerca della bellezza come valore.

Il fatto che Cremonini abbia scelto lo Sperone non è un caso. È arrivato qui guidato dalle tracce, ben visibili, anche del lavoro dell"Ics Sperone Pertini" guidato dalla preside Antonella Di Bartolo. Non si è lasciata coinvolgere in questa tornata elettorale, anche se c'è chi ha cercato di farlo.

«Vorrei soltanto continuare a lavorare senza perdere tempo in posizionamenti e discussioni inutili - spiega la preside - mantenendo il mio impegno come servizio al quartiere. In più non voglio correre il rischio che qualcuno possa pensare di strumentalizzare l’impegno profuso per nove anni da parte di tante persone a cui devo lealtà. Una preside da sola non può fare niente. Ora continuiamo a lavorare con rinnovato entusiasmo».

Un impegno costante, a contatto con le famiglie del quartiere, quello della Di Bartolo e dei suoi collaboratori. Il vecchio modo di "fare rete" perfezionato con i linguaggi dei nostri tempi, che a fine ottobre 2019 sono diventati il murales "Sangu e latti", proposto alla scuola per delle attività di diffusione della pratica dell'allattamento dall'associazione "L’arte di crescere".

«Volevano realizzarlo all’interno della scuola ma sarebbe stato visto da un pubblico ridotto - ripercorre la Di Bartolo - ho proposto a Igor Scalisi Palminteri di farne uno grande sette piani». Un'idea che le era venuta in mente già mentre l'asilo di via XXVII maggio stentava a decollare. Un servizio «che in quell’area Il Comune dovrebbe assicurare - continua - anche dopo "Sangu e latti" non sono stati fatti passi concreti fino al progetto "Lab Sperone Children" del 6 maggio 2019, in era pre covid».

Poi il lockdown e il 14 settembre 2020 arriva "Io sono te", sull'attenzione ai bambini. Un entusiasmo coinvolgente, che dà vita ad altri murales come "Abbi cura" promosso dal Rotari Club e dalla parrocchia del quartiere. Da qui si arriva a poter ammirare il volto della piccola Gaia, la ragazza del futuro.

Sabato 9 aprile, supportato dal team di 167/b Street di Lecce l'artista di street art Chekos, porta a termine il suo intervento esattamente nella parete dell'edificio sito tra via XXVII Maggio e Passaggio Verro Bernardino. L' artista, insieme ad Igor Scalisi Palminteri ed Afea Art & Rooms è tra gli ideatori di SPERONE167.

«Questo murales ha una costruzione differente ed è frutto di un’alleanza creativa tra Danilo Alongi, Chekos e Scalisi Palminteri - afferma la preside -. Non rappresenta soltanto un gemellaggio tra artisti e scuole, ma tra vere e proprie comunità. In più è finanziato grazie al crowfunding, senza nessuna sponsorizzazione poitica e sindacale, in modo libero».

Un’operazione di qualità che si accende letteralmente grazie a una visual performance in esclusiva per il Sud Italia curata da Odd Agency. «Non rimane soltanto il murale di pregio - prosegue - ma serve a portare una narrazione positiva del quartiere. Ci sono tanti aspetti critici su cui bisogna intervenire in modi diversi.

C'è bisogno di tanta fiducia e speranza, lo Sperone non è solo droga. Lo Sperone è fatto di persone che meritano di essere riconosciute come tali, come cittadini e cittadine, a cominciare dai piccoli, che non sono solo il futuro ma sono già il presente».

Riflettori accesi ma «la risposta dell’amministrazione comunale si vede per le strade - afferma la preside -. Guardando le strade ci si rende conto di cosa manca e di cosa sarebbe necessario. Servono più cura e più servizi in termini di pulizia, manutenzione dei marciapiedi, presenza di educatori, asili nido. Le strade urlano, non le puoi nascondere».

E qui la Di Bartolo vede «il rischio che il murales funzioni da illusione ottica, da trompe l’oeil. Che si guardi in alto e non in basso e davanti a sé. Allo Sperone c'è il mare e bisogna guardare l'orizzonte. Qui è ancora più necessaria la presenza delle istituizioni, più di quella che c’è stata fino ad adesso.

Ogni istituzione deve avere un impegno speciale, anche la scuola. Non soltanto all’interno delle aule, cercando di animare la capacità e i talenti degli studenti, ma anche all'esterno, portando fatti concreti. Ognuno deve fare il proprio dovere. La Sicilia è purtroppo terra di eroi e di martiri, come Padre Puglisi. Non si deve avere bisogno di eroi, ma di persone che facciano il proprio dovere fino in fondo».

Dalla prossima amministrazione quindi la preside si aspetta «meno nastri e più progetti. Un’amministrazione che lasci alle spalle slogan che hanno portato a una distorisione della realtà e che lavori lambiccandosi il cervello e rimboccandosi le maniche.

Secondo me Palermo, per quanto è bella e complessa, ha bisogno di tanti sguardi differenti. Bisogna conciliare approcci e potenzialità diverse. Recuperare la normalità. Palermo non è una città "normale", si capisce vedendo altre città. Queste strade, i marciapiedi, le bare, la mobilità, le periferie non sono normali. Quello che è meravigliosamente scontato in altri luoghi a Palermo non lo è. "Non bisogna cedere all’abitudine, è l’anticamera della rassegnazione" diceva Peppino Impastato».

La parte politica è fondamentale secondo la Di Bartolo «ma ci vogliono anche tecnici, saggi e artisti che devono prendersi cura della città, senza mai sacrificare la realtà, la visuale, alla narrazione molle e autoreferenziale che c’è stata. Recuperare il buon senso. Palermo non è sacrificabile alle strategie di palazzo o dei personalismi, ma è di tutte e di tutti e chi ha a cuore il suo destino deve mettere da parte i personalismi. Recuperare quella vocazione laica che ogni rappresentante istituzionale deve avere».
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