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Le ricette sicule della signora Leonarda (a costo zero): tre piatti gustosi della tradizione

Nei piccoli borghi e nelle famiglie che hanno mantenuto una cultura tradizionale ben radicata, gli alimenti agricoli rappresentano una risorsa da sfruttare appieno

Salvatore Di Chiara
Ragioniere e appassionato di storia
  • 23 aprile 2023

Bucce di patate arrosto

L’ Italia è uno dei Paesi con la percentuale più alta di spreco alimentare (68%). Il singolo consumatore butta via (nel vero senso della parola) quotidianamente circa 75 grammi di cibo.

Un dato misero se preso singolarmente che diventa negativo se moltiplicato per un anno (circa 27 kg di alimenti). Una cifra considerevole che mette in evidenza il benessere contrapposto a una spesa superflua (da eliminare).

Nei piccoli borghi siciliani e, nelle famiglie che hanno mantenuto una cultura tradizionale ben radicata, gli alimenti prodotti in agricoltura rappresentano una risorsa da sfruttare nella sua piena interezza.

Difatti, è possibile realizzare delle ricette interessanti a costo zero o… quasi. Dietro ai racconti della signora Leonarda di Castelvetrano e alle sue mani sapienti, le proposte culinarie non mancano. Ognuna racconta una storia di impegno, sacrificio e un periodo storico lontano da quello attuale.

Un ricordo vivo del padre, di un agricoltore che spese una vita per produrre tutto dalla campagna. Le patate dolci e biologiche con le bucce da conservare. Queste ultime non vanno buttate una volta pelate.
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Con attenzione, tanta, bisogna sbucciare i tuberi senza rompere le bucce in pezzi troppo piccoli. Poi, metterle a bagno per 10 minuti in acqua fresca. Una volta passato il tempo, si scolano e asciugano (le bucce) con un canovaccio e vanno distribuite su una teglia da forno con olio e sale (spezie e pepe) a piacere.

È arrivato il momento di cuocerle in forno (a 200° C) per circa 10/15 minuti. Appena saranno arrostite, potranno essere servite le bucce arrosto calde.

Oltre alle bucce di patate, anche quelle delle fave possono essere utilizzate. Estratte le fave, vanno pulite le scorze interamente e sbollentate. Poi, metterle in un colapasta per asciugare. Nel frattempo si prepara una pastella formata da: farina, acqua, uova e sale. Completata quest’ultima, si prendono le bucce (singolarmente) per immergerle nella pastella e friggere tutto.

Attendere la completa frittura nel ricordo delle fatiche dei nostri nonni.

Quante volte compriamo il pane appena sfornato? Il genere umano non si accontenta e vira decisamente al prodotto fresco. Eppure, il pane raffermo può essere utilizzato e sfruttato al massimo. Come? La preparazione del pane fritto. Si taglia il pane raffermo a fettine (spessore di 1 cm). Si bagnano nel latte senza inzupparle troppo. Una volta completata l’operazione bisogna friggerle (padella) fino a quando non saranno dorate.

Poi, completata la seconda fase, vanno messe su un foglio di carta (assorbire l’olio) e cosparse di zucchero. Il pane fritto è pronto per essere gustato. È possibile sfruttare il pane raffermo con altri ingredienti squisiti. Tagliare lo stesso a pezzetti mentre in una padella mettere una cipolla (tagliata naturalmente), aglio, olio, pepe e pomodoro pelato.

Mescolare gli ingredienti e aggiungere i pezzetti di pane raffermo. Cucinare fino alla cottura e controllare durante la preparazione la quantità di sale.

Una volta raggiunta la perfezione, mettere in un piatto e iniziare la degustazione.

Pochi passaggi, tanti gusti e buona volontà sono gli ingredienti scelta dalla signora Leonarda. Una vita passata dietro ai fornelli per imparare e regalare momenti di prelibatezza assoluta.

Ricette antiche e di una terra dal passato agricolo. Si affermano quei valori tramandati nel tempo che rappresentano un legame e un’identità forte con l’ambiente, i prodotti e le tradizioni popolari.
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