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Alitis, buona la prima

  • 10 aprile 2006

Autore: Alitis
Titolo: Musikè
Anno: 2003
Etichetta: Autoproduzione


“Musikè” è il primo lavoro discografico degli Alìtis, band palermitana nata - nei primi mesi del 2003 - dall’intesa tra Francesco Paolo Mancuso (chitarra e voce) e Manfredi Ponente (Tastiere), a cui si sono aggiunti poi, Nicola Zasa (basso) e Mauro Lo Curcio (batteria).
Il disco si fa notare subito per il package cartonato e per i colori accesi della copertina - un dipinto di Cristina Scotto Di Frega -, progetto grafico curato dallo stesso Mancuso, che si occupa anche dei testi. Peccato però che a questa ottima veste grafica corrisponda una registrazione di qualità mediocre; nonostante questo, le sei tracce scorrono comunque, e l’ascolto, tutto sommato, è gradevole.

A dare la cifra sonora del gruppo è l’uso del timbro acustico del pianoforte in un contesto distorto anche piuttosto pesante; il risultato è un melange “sporco/pulito” che a mio avviso, o si ama o si odia. “Sentimenti Perduti”, la traccia d’apertura, è quella che li ha portati a passare le selezioni del M.E.I., conducendoli fino alle finali di Montecarlo: chitarre pesanti e pianoforte irrompono alle prime note di questo brano dall’atmosfera vagamente cupa; nel finale, i vocalizzi di sottofondo pagano il prezzo della scarsa qualità della registrazione. Splendida è anche la linea e l’interpretazione del cantato, in “33 (punto tra realtà e immaginario)”, seconda traccia dall’attitudine più post, dal suono meno compresso.

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E’ la volta, poi, di “Come polvere al vento”, pezzo molto catchy, in cui le chitarre calcano meno la mano e si lasciano andare solo nell’intenso finale “in crescendo”. Passando per “Miscela di vita” - in cui le incursioni “classicheggianti” del piano, sembrano occupare troppo spazio, finendo un po’ per appiattire il tutto -, arriviamo all’hard-rock di “L’insolito”, in cui un urlo d’eco morrisoniana squarcia la patina tetra creata dal synth. A chiudere è “Alitis”, potente nel suo andamento sincopato e nel noise del finale. Gli Alìtis miscelano un po’ tutto e hanno un loro equilibrio nel sound: buone idee, quindi, anche se qualche ritocco a certi suoni e alla voce - satura d’effetti - andrebbe fatto. D’obbligo, invece, una maggiore cura in fase di registrazione.

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