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Ask 191, indie rock trasudante di imprevedibili contaminazioni

  • 23 maggio 2005

Appuntamento per venerdì 27 maggio all’Ask 191 di Palermo, il nuovo centro sociale di viale Strasburgo 191 (ingresso con sottoscrizione) con Aidoru e OfflagaDiscoPax, due mondi sonori votati all’indie rock trasudante di imprevedibili contaminazioni.
I due gruppi si ritrovano a dividere il palco all’interno di un mini tour “peninsulare” che partirà il 24 maggio da Napoli per concludersi domenica 29 maggio a Marina di Gioiosa ionica (RC). Da Cesena, gli Aidoru, iniziano nel 1998 ad incidere le prime demo che daranno forma, tre anni anni più tardi, al primo disco d’esordio: “cinque pezzi per gruppo con titolo”, un debut-album di tutto rispetto seguito dal recente “13 piccoli singoli radiofonici”. L’ultimo lavoro è un’autentica implosione di generi che si sfiorano senza mai toccarsi. Riconoscibili le influenze “alla Bristol”, mischiate a forti dosi di “french touche” e canzone d’autore per poi concedersi a gustosissime punte etno-folk e swing arrabbiato in stile Quintorigo (gruppo tra l’altro spiritualmente presente nell’album nel nome di John De Leo, che presta i suoi irriverenti acuti nella splendida track finale “Se la parola d’amore”). Una band – line up Dario Giovannini (voce, chitarra, pianoforte) Diego Sapignoli (batteria, percussioni) Michele Bertoni (chitarra) e Mirko Abbondanza (basso) – da tenere decisamente sott’occhio, anche perché difficilmente si potrà ritrovare nella top ten dei cruciverba e delle guide tv.

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I reggiani OfflagaDiscoPax, band formata da Daniele Carretti, Enrico Fontanelli e Max Collini si presentano come “l’anti-gruppo per eccellenza”. Mandati al diavolo i canoni costitutivi della formazione base, i tre ragazzi si concedono nel nome dell’esperimento e della ricerca.Formatosi nel 2003, il trio si fa notare al Rockontest (peraltro vinto). Recentemente hanno sfornato il disco d’esordio: “Socialismo tascabile”, un delizioso frullato musical-letterario. Nella giostra dei riferimenti si notano inevitabilmente gli omaggi all’electro-pensiero dei Kraftwerk, le eleganti sfumature retrò alla “Cabaret Voltaire” e quel senso letterale comunist-emiliano già visto nelle opere dei CCCP mischiato al dissacratorio delirante che ricorda e non poco quel grande scrittore di Viggiù che risponde al nome di Aldo Nove (i testi di “De Fonseca” e “Tonno metallico standard” sembrano usciti da una pagina di “Woobinda”). Per riassumere: liriche metropolitane più declamate che cantate e una validissima ricerca sonora. Un esperimento vintage-attuale che non dispiace per niente.

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