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Battiato, camaleonte etneo alla Valle dei Templi

  • 28 luglio 2006

Incantevole suggestione. Sono le prime parole che vengono in mente, nell’immaginare la Valle dei Templi, ormai votata a luogo culto della musica e Franco Battiato, che culto della musica lo è già da un po’. Questo, in sintesi, l’evento che si terrà mercoledì 2 agosto, all’interno dell’incantevole valle ellenica, agghindata per accogliere l’affascinante musica del cantautore etneo (il prezzo per assistere all’evento oscilla tra i 25 ed i 49 euro).

Un ritorno di fiamma, quella tra Battiato e la valle girgentina; un concerto che si ripete, a distanza di sei anni, riempito da nuovi brani, nuove esperienze e soluzioni sonore inedite, sempre ricercate. Questa volta, ad esempio, sarà l’Orchestra regionale della Toscana a dare linfa "verticale" ai brani più celebri dell’artista catanese: un’ennesima provocazione artistica che ha già raccolto entusiasmi nelle prime uscite e che si avvalora di altri "provocatori" storici che da anni ormai accompagnano Battiato durante i concerti e le registrazioni in studio, dal filosofo Manlio Sgalambro alla tastiera di Angelo Privitera, per finire con Carlo Guaitoli, pianista e direttore d’orchestra.

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Su Franco Battiato è stato detto quasi tutto: oltre dieci sono le biografie ufficiali che trattano in maniera capillare l’opera artistica di quest’autentico talento della musica nostrana. Una carriera stracolma di eleganti provocazioni all’insegna del buon gusto musicale, come quella che porta e continua a portare sul palco, filosofi e orchestre, carrozzoni d’autore e reinterpretazioni di vecchi successi, cambiando ancora una volta pelle, come un rettile di primo pelo.

Dinosauro, lo chiameremo, per la sua grandezza, con l’istintivo volgersi al pubblico senza fronzoli emotivi, incantando con un’innata comunicazione fatta solo ed esclusivamente di messaggi artistici. Difficile, sicuramente, poter tracciare un percorso quando si ha davanti un camaleonte, rettile anch’esso, capace di attraversare quattro decenni mimetizzandosi: ora progressive, con gli eccellenti titoli della Artis; da "Fetus" a "Clic", dal prog alla sperimentazione, dalle consonanze armoniose alle spinose sortite di "L'Egitto prima delle sabbie", già premio Stockhausen.

Un siciliano, lui, a metà strada tra il sogno della Factory e il krauty style anni settanta. E nel mezzo una sicilianità mai nascosta, mai omessa, spesso esaltata, ancora prima che la world music diventasse un continuo ammiccamento musical-etnologico. Tante le tappe del suo percorso artistico. Ci piace dire di Battiato che la sua preparazione musicale è stata tradotta ben presto in argomenti sonori facili e popolari, come nel caso dello storico passaggio alla Emi, con la pubblicazione di album che ancora oggi vantano straordinari primati di vendite: "Summer on a solitary beach", "Bandiera bianca", "Gli uccelli", "Cuccurucucu", "Segnali di vita", "Centro di gravità permanente", "Sentimiento nuevo", potrebbe sembrare l’elenco di un greatest hits, trattasi invece dell’album "La voce del padrone", uno tra gli album più apprezzati di sempre, uno di quei percorsi netti che raramente la discografia nazionale concede.

Le sue canzoni rasentano il cripticismo lirico contornato da musiche semplici, che richiamano le vivaci estati francesi degli anni sessanta, che ricordano, e non poco, quei mangiadischi da spiaggia pronti a distribuire la musica della sottile spensieratezza. E’ lo stesso artista, quello di "Prospettiva Nevski" o "La cura", che anni prima scriveva "Propiedad Prohibida", conosciuta come la sigla del tg2 dossier, e "Areknamess", dal fascino altamente esoterico e, forse subliminale (provate ad anagrammare la parola). E’ lo stesso Battiato, che cambia ancora pelle andando a pescare sempre grandi talenti: da Giovanni Lindo Ferretti a Morgan, da David Rhodes a Jakko Jaksyzk; è il Battiato che si reinventa autore, esaltando come pochi splendide voci del calibro di Alice, Milva e la nostra Giuni Russo.

Ed è sempre lui, camaleontico, alle prese con la musica "colta", quella col naso all’insù, che vive sui balletti e le rappresentazioni in atti. Tutto perfetto, verrebbe da dire, se non fosse per un’ansiosa voglia di ricoprire l’arte a trecentosessanta gradi, passando anche per la macchina da presa, realizzando "Perduto amor", godibile rappresentazione filmica che racchiude il fascino della filosofica nostalgia e "Musikanten", discutibile opera sulla vita di Beethoven con un Alejandro Jodorowsky più appanicato che "panico" nel ruolo del famoso compositore.

Mancava giusto la tv, ma anche qui Battiato ha detto la sua con "Bitter Keine Reklame": gustoso "quadrangolare" per la Rai con Arturo Stalteri, il fido Sgalambro e Sonia Bergamasco. Chissà quante porte ancora il buon Franco dovrà aprire, in quanti e quali modi comunicherà i suoi stati d’animo. Quale, soprattutto, il segreto di un artista che sembra non conoscere baratri ispirativi, che pare avere trovato la chiave dell’acqua per dire la sua, in ogni contesto, evitando la banalità ed il già detto. La risposta mi si palesa sfogliando il libretto di un suo vecchio album: "Solo toccando il fondo riesci a capire quanta acqua c’è sopra o a che altezza ti trovi".

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