CINEMA E TV

HomeNewsCulturaCinema e Tv

Dal Capo una minifiction tutta palermitana

  • 9 gennaio 2007

Una storia a tinte forti, perché descritta con colori veri. Una storia di persone, più che personaggi, prese in prestito da un rione palermitano e raccontate con occhio documentaristico ma emozionante, con imperturbabile curiosità verghiana e affettuosa partecipazione. Si pone tra reality e fiction all’italiana “Sempre uniti”, ultimo lavoro cinematografico prodotto e diretto da Rosita Bonanno in collaborazione con la MinimumFax Media. Dai 100 minuti del mediometraggio sono state tratte due puntate, la prima delle quali è stata trasmessa giovedì 4 gennaio alle 23,50 su Rai3 per il ciclo di corti e mediometraggi “Doc 3”. Il capitolo conclusivo della minifiction andrà in onda, stesso orario e stessa rete, giovedì 11 gennaio e vedrà la risoluzione delle vicende dei Bertolino, famiglia su cui la regista punta le telecamere per svelarne ogni segreto in maniera diretta, ma mai indiscreta. Salvatore, Santina e i loro figli Mirko, Tonino, Simona e Teresa vivono nel celebre mercato rionale del Capo vendendo frutta lì dove spesso è difficile distinguere ciò che è legale da quel che non lo è. La narrazione dell’ordinaria quotidianità del nucleo familiare, fatta di gioie e drammi, è affidata ai suoi stessi componenti, che di sé raccontano trascorsi e aspirazioni. Quel che ne deriva è una trama da romanzo popolare che si sviluppa sul parallelo continuo tra il presente della festa per il matrimonio di Teresa e il passato della sofferenza per la tragica storia d’amore dei suoi genitori. La regista si muove con naturalezza tra la visione di oggi e la memoria di ieri, intrecciando la felicità festosa per le nozze con la tristezza dei ricordi che l’evento riporta alla luce.

Adv
Attraverso la voce fuoricampo del figlio Mirko, sulle musiche dei palermitani Al Madina, struggenti quanto gli avvenimenti che accompagnano, il racconto si sposta di storia in storia e di volto in volto. All’interno di un ex carcere, davanti una finestra su cui sono ancora visibili i resti delle sbarre, il capofamiglia Salvatore ricorda il suo passato di latin lover, incidenti, cancrene, amputazioni, malavita e carcere, fino alla scelta di cambiare per amore, qui inteso come forza illuminante che ispira all’uomo pianti e remissione, fornendogli a volte l’unico scampo ad una vita altrimenti tragica. L’amore di Salvatore è Santina, donna animata da un sentimento di dedizione al marito e ai figli talmente incondizionato da poter essere paragonato a quello di certe madri coraggio del cinema neorealista italiano, che amano, e difendono chi amano senza badare ai costi. Dai ricordi di Santina e Salvatore, dai disagi dei loro figli in una società che a malapena li comprende, emerge un affresco di vita intenso e dolceamaro, fatto di sbagli, riscatti e speranze raccontati con lo sguardo a volte speranzoso, a volte rassegnato, di una famiglia che sopravvive tenacemente in una realtà drammatica. Rosita Bonanno racconta, senza invaderlo né giudicarlo, uno scorcio di Sicilia autentica attraverso la descrizione di un mondo popolato da bambine che sognano di fare le estetiste, ragazzi che desiderano diventare muratori, fanciulle a cui basta ammogliarsi per realizzare le proprie ambizioni. Un mondo che spesso non perdona, in cui gli errori hanno un prezzo maggiore da pagare e restare uniti è l’unico scoglio a cui aggrapparsi in caso di tempesta. Un mondo di luoghi comuni, ancora così veri da sembrare straordinari.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI