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"Drop-in Center", l’accoglienza senza barriere

  • 18 dicembre 2006

C’è un luogo a Palermo che accoglie il popolo sommerso della strada, chi ha scelto, liberamente o per necessità, di vivere ai margini, in quel luogo di confine marcato dalla dipendenza. E’ il "Drop-in Center", la prima struttura cittadina diurna a bassa soglia, rivolta ai consumatori di sostanze psicoattive, quei composti chimici capaci di alterare le funzioni cerebrali, modificando stato fisico e comportamento (droghe, alcol, psicofarmaci ecc).

L’innovativo Centro, inaugurato nel 1999 grazie al Programma Comunitario Integra, dal 2003 è di titolarità del Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’Azienda USL 6 di Palermo e finanziato con il Fondo Nazionale per la lotta alla droga. Ente gestore, la cooperativa sociale Fenice, che da dieci anni si occupa di servizi socio-assistenziali e formativi, rivolti a minori, anziani, soggetti affetti da dipendenze patologiche. Il nome, omaggio al mitologico volatile, è più che mai appropriato, simbolo per eccellenza della rinascita dalle proprie ceneri.

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«Noi trattiamo prevalentemente la tossicodipendenza problematica da eroina - afferma Andrea Giostra, presidente della cooperativa - Il divieto assoluto di consumare stupefacenti è utopistica, niente a che vedere con la realtà esistente, chi usa sostanze da anni, con disfatte continue alle spalle, sarà sempre un dipendente». Attualmente, le strutture predisposte al trattamento di questa problematica si distinguono in tre livelli: Alta, Media e Bassa soglia. La prima corrisponde alla Comunità terapeutica e prevede la ferrea condizione di essere drug free (liberi da droghe); la Media corrisponde ai Ser.T. - Servizi pubblici per le Tossicodipendenze, in cui si segue un programma farmacologico costantemente monitorato; ed infine, esiste la Bassa Soglia, per tutti coloro che hanno riscontrato fallimentari gli altri trattamenti. Rientrano in questa classificazione: Drop-in, unità mobili e centri di accoglienza notturna, che intervengono sulla “Riduzione del danno”, una strategia socio-sanitaria che mira a limitare le conseguenze negative correlate all’uso di stupefacenti, come la trasmissione di infezioni (in particolare Hiv ed epatiti), overdose, gravidanze indesiderate.

«I Drop-in rappresentano oggi una priorità, una cattedrale nel deserto» continua Giostra. Un’oasi in cui prendersi cura più che guarire, senza imposizioni e giudizi, in un’ottica “relativa e graduale” contrapposta al “tutto o nulla”. Un approccio all’assunzione di droghe decisamente più pragmatico e solidale, alternativo a quello morale e medico che sostiene l’astinenza come unica soluzione possibile. La limitazione del danno, invece, parte dall’assunto che il consumo non si sconfigge, ma si può “controllare”, massimizzando il benessere e minimizzando i rischi. Una presa di coscienza che contrappone alla tolleranza zero un atteggiamento non repressivo, allargando il concetto di salute come “cura della vita”.

Le politiche di riduzione si sono sviluppate alla fine degli anni Ottanta nel Nord Europa, di fronte all’inarrestabile espandersi dei fenomeni della tossicodipendenza e dell’infezione da Hiv. L'Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione europea dichiararono obiettivo primario la tutela psicofisica dei consumatori. In Italia, dopo un processo lungo e contestato, la prima Conferenza governativa sulle droghe tenutasi proprio a Palermo nel giugno del 1993, stabilì necessario affiancare alle strategie drug-free anche quelle a Bassa soglia.

I tossicodipendenti attivi non possono essere esenti dal diritto alle cure e all´assistenza, lo ribadisce in primis il "giuramento di Ippocrate” che ogni medico presta: «Faremo di tutto per guarire… ma lì dove non sarà possibile guarire ci prenderemo cura di alleviare il dolore». “Abbassare” la soglia di ingresso significa rimuovere gli ostacoli pratici e psicologici per una progressiva inclusione sociale e relazionale; un’entrata di sicurezza alla normalizzazione.

Il “Drop-in” offre un aiuto, gratuito ed anonimo, che si estende in più direzioni; negli ampi locali di via De Spuches, 21/A, tutte le mattine, dal martedì al sabato, dalle 9.30 alle 14, gli utenti hanno la possibilità di provvedere ai propri bisogni primari: docce, lavanderia, colazione, richiedere un’intermediazione per un posto letto. «In città siamo l’unico Ente che rilascia il “domicilio di soccorso”» dichiara Giostra. Si tratta di un punto di riferimento fondamentale per chi non possiede una fissa dimora. Presso il centro, inoltre, sono attivi: la distribuzione di articoli igienico-sanitari (profilattici, siringhe sterili), la prevenzione dei comportamenti a rischio, il counseling (psicologico, medico, legale, lavorativo), l’accompagnamento ai servizi sociali del territorio.

Ogni giorno vengono accolte in media quaranta persone, con dipendenze attive e non (sieropositivi, ex-carcerati, disoccupati), alla ricerca di un luogo protetto, un momento di tregua dalla “piazza”; assaporando una tazza di caffè, un film, quella particolare canzone. Sulle alte pareti la nota multicolore dei disegni realizzati dagli utenti, bacheche con gli annunci di lavoro e il calendario delle attività ricreative settimanali: laboratori di narrazione, arti grafiche e videoripresa; cineforum ed Internet Point, molto apprezzato soprattutto dagli immigrati.

L’equipe del “Drop-in”, composta da una decina di operatori professionisti e “pari” (ex-utenti che hanno acquisito competenze dal proprio vissuto), lavora sui percorsi di “empowerment” che valorizzano le potenzialità personali, instaurando una relazione d’aiuto non terapeutica ma educativa, con obiettivi condivisi a brevissimo termine ed alternative possibili. Poche le regole del centro da osservare: non usare violenza verbale e fisica, non introdurre sostanze illegali, rispettare gli spazi ed il quartiere nei dintorni. «Il Drop-in è ancora socialmente osteggiato - sottolinea Giostra - All’inizio il vicinato, ci guardava con sospetto; svolgiamo continue azioni di sensibilizzazione sul significato della struttura ed i vantaggi che offre alla comunità».

Per abbattere stereotipi e pregiudizi la Fenice organizza periodicamente eventi socio-culturali aperti alla cittadinanza, il prossimo in programma dal 3 al 6 gennaio 2007, sarà la mostra mercato di manufatti artigianali e dipinti “Murritiannu”, visitabile con orario continuato: 10-20. Per maggiori informazioni consultare il sito: www.fenicecooperativa.org, inviare un’email a: dropin@fenicecoop.org o contattare i recapiti: 0916124238 - 3356069144. Una società che non si mette in discussione genera solo disagi e clandestinità. Il vero risultato, in tutti i campi della vita, è riuscire a “ridurre i danni”. Perché, se è vero che errare è umano, perseverare lo è ancora di più.

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