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Enrico Ruggeri: quella piacevole nota stonata

  • 24 febbraio 2006

Dopo l’ottimo e convincente esordio televisivo, Enrico Ruggeri ingrana la marcia indietro e torna a percorrere il bivio della musica suonata, tra concerti e nuovi lavori da realizzare in studio. Il tour "Amore e guerra", come da titolo dell’ultimo album, arriverà a Palermo martedì 7 marzo al Cineteatro Golden (via Terrasanta 60). Eclettico trasformista della canzone d’autore italiana, Ruggeri ha assunto negli anni le sembianze di "piacevole nota stonata" all’interno di un panorama d’autore piuttosto catalogato e riconoscibile. Un cantautore fuori dal giro degli "autorevoli" contestatori, talent-scout, autore di grandi successi, uno, insomma, che con la stessa caparbietà e professionalità ha spaziato dal punk all’italiana al "tronfio trionfo" sanremese, passando per la riscoperta etnica, il rock-festivaliero e l’amore per gli archi, specie se arrangiati dalla sua dolce e bravissima compagna Andrea Mirò.

Lo spiazzante esordio discografico del cantautore milanese, prima con gli Champagne Molotov, poi con i Decibel, band al sapore di med-punk che nei primi anni ottanta va a convincere con una certa irriverenza la già cartonata platea festivaliera con il brano "Contessa", poi la carriera solista, al sapore di rauco-cabaret che a molti ricorderà Tom Waits, suo idolo da sempre. Sono gli anni ottanta, quelli di "Nuovo Swing", "Rien ne va plus" (premio della critica al festival di Sanremo 1986), anni di collaborazioni indimenticabili, come il fortunato incontro con Loredana Bertè che darà luce all’evergreen "Il mare d’inverno" e alla meno intensa, forse, ma decisamente storica interpretazione "a trio" con Morandi e Tozzi con quell’inno alla consonanza e alla positività spicciola nota come "Si può dare di più". Il 1987 è l’anno cruciale per la carriera del Ruggeri "nazionale": la vittoria al festival, dove firma, nello stesso anno, un’altra gemma della musica italiana interpretata da Fiorella Mannoia, che incanta con "Quello che le donne non dicono". E sempre quell’anno, una timida Andrea Mirò, attualmente sua dolce metà, esordisce al grande pubblico con "Notte di Praga", finalista tra le nuove proposte, sempre a Sanremo.

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Il pensiero musicale di Ruggeri è molto ampio e non conosce barriere, gli anni novanta sono quelli della consacrazione discografica (l’album "Peter Pan" venderà 400 mila copie), delle indovinate incursioni in lavori altrui, (memorabile quella con gli Elio e le storie tese in "Il vitello dai piedi di balsa"), un’altra vittoria in terra dei fiori, questa volta con "Mistero", un brano rock che a sorpresa la vince sulla melodia "da festival", mentre il presente si divide tra vecchi amori musicali, brani a sfondo sociale, rivisitazioni dei gloriosi fasti punk, sempre con l’inseparabile chitarrista Luigi Schiavone a supporto. E, ciliegina recente, un convincente debutto davanti la spia rossa della camera "on air", con il programma televisivo "Il bivio", che ha raccontato con grande intelligenza spaccati di vita sociale, meritandosi plausi e riconoscimenti indistinti.

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