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Even In Blackouts, la parola a Jughead

  • 28 febbraio 2005

Durante i due giorni passati a Palermo in compagnia degli americani Even In Blackouts, in occasione del concerto tenutosi il 23 febbraio allo Zsa Zsa, Jughead (chitarra e fondatore del gruppo), ci racconta la sua storia, emozioni e progetti per il futuro.
Ciao Jughead, tu sei il co-fondatore di uno dei gruppi punk più influenti del mondo, sto parlando naturalmente degli Screeching Weasel. Adesso suoni la chitarra con Even In Blackouts, cosa è successo nel tempo passato tra la fine del vecchio gruppo e la nascita di quello nuovo?
«Il mio viaggio a Palermo di un paio di anni fa è stato decisivo per la nascita della nuova band. Io e Ben Weasel (leader degli Screeching Weasel n.d.r.) decidemmo di non fare più uscire dischi come Screeching Weasel nel 2001. Non sapevo se iniziare con una nuova band o dedicarmi solo al teatro e alla scrittura. Durante il mio soggiorno a Palermo, Stefanino dei Popsters mi prestò una chitarra acustica sulla quale suonavo, mentre tentavo di scrivere il mio romanzo. Seduto al sole di Palermo, ho composto la prima canzone che abbia mai scritto completamente da solo, era “Missing Manifesto”. Mi sono sentito invogliato a ricominciare e sfidando me stesso ho voluto fare qualcosa di diverso da quello che fino ad allora era stata la mia musica, quindi decisi che la nuova doveva essere una band particolare».

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Come hai detto tu stesso, EIB è un progetto diverso, sicuramente per le chitarre acustiche, ma veramente come ti è venuta questa idea?
«Dopo avere scritto con la chitarra acustica “Missing Manifesto”, ho riarrangiato un paio di canzoni dei Weasel per cantarle insieme ai miei amici palermitani. Mi è piaciuta così tanto la sensazione di un gruppo di persone che cantano dietro una chitarra acustica che ho deciso che quella doveva essere l’idea centrale della band. Era anche una scommessa, il cui scopo era disorientare i punk rockers. Ho voluto contraddire gli elementi della musica dei Weasel che il nostro pubblico dava per scontati. Volevo anche una ragazza con una bella voce e già sapevo che anche questo non era così facilmente accettabile nel punk. Cercavo qualcosa di acustico e melodico, ma che suonasse potente e spero di esserci riuscito».

Il vostro primo disco è uscito su Lookout Records, l’etichetta punk rock più influente degli anni 90, cosa è successo poi? Parlami della vostra nuova etichetta, la Knock Knock rec.
«Gli Screeching Weasel hanno avuto dei problemi contrattuali con la Lookout records, di conseguenza non ho visto da parte loro un così grande interesse verso gli EIB che giustificasse di restare con quell’etichetta. Mark della Knock Knock rec. ha fatto uscire un nostro Ep, lavorare con lui mi è piaciuto, quindi abbiamo affidato a lui il nuovo disco “Zeitgeist’s Echo”. Siamo ancora alla ricerca di un’etichetta discografica stabile per la band».

So che sei coinvolto anche nel teatro, che è una tua grande passione, dicci qualcosa riguardo la tua compagnia.
«La compagnia di cui faccio parte si chiama “The Neo Futurists” (www.neofuturists.org) interpretiamo 30 novelle in 60 minuti, dal venerdì alla domenica a Chicago e New York . Io faccio parte delle compagnie di entrambe le città. Ho pure una compagnia teatrale tutta mia che si chiama “Hopes and Nonthings”, che è anche una casa editrice. Con essa ho scritto e interpretato circa quindici commedie. (www.hopeandnothings.com

Progetti Futuri?
«Even In Blackouts saranno in tour in USA per la East-Coast con i Popsters ad aprile e maggio, poi gireremo anche la costa ovest e torneremo in Europa ad ottobre. Probabilmente registreremo un disco nuovo a dicembre. Phillip Hill (il bassista) e Gub (chitarra) hanno deciso di rimanere con la band e aiutarmi nella composizione dei nuovi pezzi. Questo mi fa molto piacere perché ambedue scrivono molto bene e sanno anche cantare (Phillip ha scritto canzoni per Teen Idols, Queers e Screeching Weasel). Finirò anche il mio romanzo sugli Screeching Weasel che si intitolerà “Weasels in a Box” entro il primo maggio…questi sono i piani!»

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