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I Shook Hands, un furore muto

  • 2 luglio 2005

Band: I Shook Hands
Titolo: Brutus
Anno: 2004
Etichetta: autoproduzione

Strana scelta per un gruppo rock di produrre un disco di soli brani strumentali. Già, perché le otto tracce che compongono "Brutus", il secondo disco per gli I Shook Hands dopo un demo di esordio, non si addentrano in scorribande nei territori della sperimentazione elettronica, né in dilatate suite psichedeliche, né in complesse architetture post-rock. "It’s only rock ‘n’ roll". Eppure per il quartetto di Parma nato nel 2002 (Franco Cocconi al basso, Alberto Giroldini e Paolo Gazzola alle chitarre, Luca Maccanelli alla batteria) si tratta di una vera e propria dichiarazione di intenti. Basta entrare nel sito www.ishookhands.com per imbattersi, sotto la testata col nome della band, nella scritta "musica senza parole". Come affermano gli stessi membri del gruppo, la scelta di fare brani esclusivamente strumentali è ravvisabile fin dal nome: I Shook Hands è infatti il titolo di un pezzo strumentale dei Minutemen.

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Otto canzoni, dunque, che si collocano su sonorità aggressive di stampo grunge che in certi passaggi richiamano molto da vicino i Pearl Jam di "Yield" (e, ovviamente, i predecessori di quel disco). Non mancano comunque momenti più dilatati o melodici che sfociano spesso in repentini cambi di ritmo, come avviene in "Anima" e nella briosa "Turbo". Pezzi solidi, con un buon amalgama tra gli strumenti (ottima la prima traccia, "Brutus", preceduta da un’"Intro"), che lasciano però il dubbio che manchi qualcosa. Se è vero infatti che l’elemento della voce non è fondamentale in musica, viene comunque da pensare che esso potrebbe solo arricchire e migliorare canzoni già ben costruite, proprio per il fatto che lo stile proposto dagli I Shook Hands, per quanto fatto molto bene, non propone niente di nuovo. Tant’è che alla fine il pezzo migliore risulta forse la conclusiva "Swing", jazzata come si evince già dal nome, il brano che stilisticamente più si allontana dal resto del lotto. Ma, come si è detto, la composizione esclusivamente strumentale è un elemento fondante di questo progetto e i risultati danno loro ragione, dati i buoni riscontri finora ricevuti. Chissà poi se in futuro gli I Shook Hands non cambieranno idea, inserendo una voce a complemento del loro bel lavoro.

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