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Il Parco ospita i chicanos

“Hanno due modi diversi di vedere l’America, sono due mojarra, due illegali che riescono a passare la frontiera nei modi più pericolosi.

  • 17 ottobre 2003

Chi sono i chicanos? Sono i messicani nati negli Stati Uniti e che sono diventati cittadini americani a tutti gli effetti. Di loro parla lo spettacolo, intitolato proprio Chicanos, scritto e diretto da Gabriella De Fina, in scena questo week-end alle 21.30 (18 e 19 ottobre) al Parco letterario Tomasi di Lampedusa, in vicolo della Neve all’Alloro. Lo spettacolo si sviluppa raccontando la storia vera di due clandestini messicani, Leo interpretato da Salvatore Volturno Gaglio e da Cipriano che ha voce e gesti di Francesco Gulizzi.

“Hanno due modi diversi di vedere l’America - spiega la regista Gabriella De Fina – Sono due mojarra, due illegali che riescono a passare la frontiera nei modi più pericolosi. Con il mio spettacolo voglio dar voce a tutti quei clandestini che muoiono soli per raggiungere un sogno. Negli ultimi cinque anni, ne sono morti più di duemila cercando di attraversare la frontiera americana. Da noi, le cose non sono molto diverse, se pensiamo al fenomeno degli sbarchi sulle nostre coste degli albanesi, dopo rocambolesche traversate”.

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Alle spalle dei due attori, Marta Caponetto che cura le scene, ha realizzato un’enorme cartina geografica che rappresenta la frontiera tra Stati Uniti e Messico e dove sono evidenziati i percorsi dei due clandestini che, come in un gigantesco gioco dell’oca, sono rappresentati, sulla carta, da un cactus e un’arancia. Accanto a Leo e Cipriano c’è anche un mondo di ombre cinesi che rappresentano la gioia o la disperazione delle mogli a casa, mentre i mariti si allontanano verso l’ignoto, con in tasca solo un sogno: vedere l’America. I due personaggi hanno un modo diverso di immaginare gli States: quello più giovane, il quattordicenne Leo, ne ha una visione onirica e positiva, mentre quello più adulto, Cipriano si sente smarrito di fronte alle mille luci americane.

“Appena Cipriano riesce a raggiungere la sua meta – spiega la regista – crede di trovarsi nel bel mezzo di una puntata di Beatiful. In realtà, questo spettacolo non è ancora finito, ma in costruzione perché le interviste di cui dispongo, grazie al lavoro di dottorato svolto a Washington da mia sorella, sono una ventina ed intendo svilupparle a poco a poco. Per il momento, sto lavorando su quella rilasciata da una donna Indio”. L’ingresso allo spettacolo è libero.

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