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“Il pellicano”, uno Strindberg allucinato

  • 17 luglio 2006

Un regista giovane, ma che ha già dato prova del suo talento, il teatro di Strindberg e lo spazio polivalente della Galleria d’Architettura Expa di Palermo (in via Alloro, 97). Questi gli ingredienti che si combineranno per dar vita alla serata di venerdì 21 luglio, che vedrà andare in scena alle 20.30 presso i locali della Galleria, “Il pellicano”, studio drammatico ispirato all’omonimo testo di August Strindberg, diretto da Giulio Giallombardo e organizzato in collaborazione con l'associazione culturale Assofun. In scena Ivana Abbaleo, Salvo Equizzi, Andrea Scaturro e Loredana Siragusa.

“Il pellicano” fa parte delle cinque opere scritte dal drammaturgo svedese per l’Intima Teater di Stoccolma, uno spazio teatrale realizzato dallo stesso artista, testi con i quali condivide problematiche angoscianti e disperate, quali l'asocialità, la paura della morte e la ricerca di una fede, tutti temi che furono alla base di molta della produzione strindberghiana. Si tratta di un dramma familiare allucinato e cupo, in cui due figli si ribellano alla madre, dopo la morte del padre, alla luce di antichi rancori covati per anni.

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La regia di Giallombardo ha voluto mettere in evidenza gli aspetti più astratti e visionari del testo di Strindberg, concependo tutto il lavoro in forma di sonata musicale, per restituire alla musica un ruolo fondante dell’azione teatrale, e non relegandola a semplice elemento decorativo o di commento alla scena, come spesso viene utilizzata. Nelle note di regia si legge infatti: «In fondo, il teatro trova le sue origini proprio nello spirito della musica. La rappresentazione vuole essere anche una sorta di rito di purificazione, che attraversa diversi stati emotivi associati al passaggio da un tono-timbro musicale-colore ad un altro, per mezzo di un’ideale scala cromatico-musicale: un processo creativo che attraverso l’uso del corpo e della voce tenta di restituire le emozioni più autentiche e nascoste».

Lo spettacolo sarà accompagnato dalle musiche originali di Angelo Davì, eseguite dal vivo al pianoforte dallo stesso compositore. Non è la prima volta che Giallombardo e Davì lavorano insieme ad un testo teatrale. Nel maggio 2005, i due artisti portarono in scena nel noto locale palermitano de i Candelai, una rilettura del testo di Maurice Maeterlinck, “La principessa Maleine”. Anche in quel caso le musiche ebbero un’importanza centrale. La regia di Giallombardo si delineò allora come capace di rievocare intense atmosfere oniriche e saper coinvolgere lo spettatore dando molto rilievo all’arte del suono.

Tornando a “Il pellicano”, per quanto riguarda i personaggi dell’opera, nello spettacolo saranno una sorta di “ombre” che animeranno la scena, presenze che, tese alla scoperta di un segno, eredità di un tempo trascorso e di un’infanzia negata, si muovono dentro una costante oscillazione tra sonno e veglia, restituendo un clima emotivo che non appartiene né del tutto al sogno, né tanto meno alla realtà: una specie di limbo dell’anima. Le loro azioni si muoveranno lungo le note del pianoforte, all’interno della musica e da questa impareranno una lingua segreta, quasi l’unico linguaggio possibile quando quello verbale non servirà più. L’ingresso allo spettacolo è con tesseramento.

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