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L’arte senza preconcetti nella collezione di Albano Rossi

  • 9 ottobre 2006

Se molto spesso nella storia dell’arte il carattere e gli orientamenti artistici di un connoisseur potevano evincersi unicamente dalla propria collezione, nel caso della figura di Albano Rossi (1915-1992), critico e collezionista, non sono soltanto i dipinti da lui posseduti, ma anche l’intensa attività critica a svelarci una figura interessante quanto controversa nel panorama artistico siciliano.

La mostra "Albano Rossi – critico e collezionista d’arte", allestita presso la Galleria e Biblioteca d’arte Studio 71 di Palermo (Via V. Fuxa, 9) fino al 22 ottobre (aperta tutti i giorni dalle 17 alle 20; ingresso gratuito, catalogo curato da Vinny Scorsone), voluta da Donatella Moncada, storica compagna di Rossi, e patrocinata dalla Provincia di Palermo, ci presenta la figura eclettica di un uomo singolare, ma soprattutto di un artista, giornalista, esegeta che nei primi anni Cinquanta, spinto da un instancabile desiderio conoscitivo, lasciò l’atmosfera milanese, carica di fermenti culturali e sperimentazioni artistiche, per una Sicilia ancora caratterizzata da un’arte di tono realista e accademico.

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A Milano, negli anni tra il 1930 e il 1940, Rossi entra in contatto con artisti del calibro di Gaetano Previati, Carlo Carrà, Remo Brindisi, Mario Sironi; per Filippo Tommaso Marinetti, nel 1933, organizza un recital di poesie futuriste per la Quindicina Futurista al Circolo Nazario Sauro di Milano. Lo contraddistingue un’intensa attività didattica presso diversi istituti dell’hinterland milanese a cui si aggiunge una feconda collaborazione con numerosi quotidiani e periodici (L’Ambrosiano, Mattino d’Italia, Il Tempo, Giornale di Sicilia, il Corriere degli Artisti, Dinamismo Futurista e tanti altri).

Negli anni Cinquanta Albano Rossi inizia la collaborazione con la Rai siciliana per la rubrica radiofonica delle arti e decide di trasferirsi a Palermo portando con sé lo spirito innovativo che aveva respirato nell’ambiente milanese. La situazione artistica palermitana è caratterizzata da un filone realistico legato a tematiche sociali che aspetta soltanto di essere svecchiata e aprirsi alle sperimentazioni che in quel periodo invadevano l’intera Europa. Molti artisti chiedono il suo aiuto e lui si fa promotore di varie iniziative: la Biennale d’Arte di Palermo, il Premio Sicilia Industria, la Rassegna Nazionale di Arte Contemporanea, il Premio “Ezi” Palermo.

La collezione di dipinti esposta presso lo Studio 71 testimonia l’iter personale e artistico di Albano Rossi. Accanto a dipinti realizzati dallo stesso critico, come il delicato autoritratto giovanile, troviamo l’atmosfera sospesa del “Riposo di Fanciulla” di Gaetano Previati, o le superfici materiche e grumose dei rappresentanti del filone informale siciliano: la gestualità decisa di Giuseppe Spagnulo, i grovigli e la pittura frammentaria di Paolo Schiavocampo.

Gli interessi eclettici ed eterocliti di Albano Rossi sono ulteriormente testimoniati dalla presenza, all’interno della sua collezione, di artisti come Nato Frascà, Pupino Samonà, Tino Signorini, Matteo Beretta, Valentino Vago, Jean Mario Berti, Andrea Carisi, Lino Tardia, Antonio Nacci, nella prospettiva di un’arte senza preconcetti, “non mitizzata da particolari orientamenti, né abbandonata a cedevolezze estetizzanti”, come lo stesso Rossi sosteneva. La sua produzione saggistica, ampia e composita, costituita da monografie e cataloghi dedicati ad oltre un migliaio di artisti, caratterizzata da uno stile semplice e immediatamente comprensibile, sottolinea maggiormente la figura di un critico come Albano Rossi che meriterebbe una maggiore attenzione e che con la sua instancabile attività ha contribuito energicamente allo sviluppo del panorama artistico siciliano.

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