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“La terramadre”, un film sull’epica dell’emigrazione

  • 1 settembre 2006

Come costruire la propria identità quando una parte di te si ostina a chiamarti per andar via, per trovare lavoro e rifugio in un paese lontano ed un’altra parte ti esorta invece a restare e vivere la tua terra? È questo il dramma che vive il giovane protagonista siciliano de “La terramadre”, film diretto da Nello La Marca e prodotto dal Comune di Palma di Montechiaro (paese nel quale è interamente ambientato e girato) e più in generale, vogliamo osar dire che è il dramma del fenomeno “emigrazione”, vero topos dei nostri giorni, cui il regista ha voluto dedicare questo suo ultimo lavoro.

Il soggetto del film è della scrittrice Evelina Santangelo, che firma anche la sceneggiatura insieme a Nello La Marca e Sandro Dieli; direttore della fotografia è Tarek Ben Abdallah; le scene e i costumi sono di Dora Argento; le musiche sono di Giuseppe Milici. L’organizzazione generale è curata da Clct Broadcasting, la produzione esecutiva è a cura dalla società Gardenia di Palermo. Il cast è costituito da attori non professionisti, seguiti nel lavoro di formazione da Alessandra Pizzullo e Sandro Dieli.

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Fulcro del soggetto è, quindi, il dissidio psico-sociale di un ragazzo palmese, idealmente conteso da un lato dal padre emigrato in Germania che gli chiede di raggiungerlo, e dall’altro dalla sua stessa terra, un paese di poche anime, fatto di serre, miniere e campi da lavorare, che però rappresenta tutte le sue radici e soprattutto è il posto dove è sepolta la madre, una madre che non c’è più ma che continua a essere presente nella sua vita. È quindi una storia di emigrazione nella quale si incrociano i due ruoli che la Sicilia ha all’interno di questo fenomeno: quello di terra che viene abbandonata e al contempo paradossalmente quello di terra che accoglie. Le vicende della famiglia di emigranti palmesi si intersecano, infatti, con quelle di un clandestino sbarcato come profugo sulle coste isolane.

«Non si tratta però – racconta nel corso di un’intervista a Balarm.it il regista La Marca – di un film sull’integrazione tra culture diverse, come si potrebbe immaginare, ma di un film sulla disintegrazione dell’identità. Quest’ultima diventa, infatti, sempre più difficile da costruire e conservare quando sei costretto controvoglia ad abbandonare le tue radici e la tua terra». E prosegue: «Avevamo l’idea di un film neorealista dedicato alla realtà specifica del territorio di riferimento, un paese costituito per metà di emigranti di ritorno e per l’altra metà di profughi che qui trovano lavoro nell’agricoltura. Un paese che definirei "luogo degli altrove", dove gli abitanti sono sempre tesi a sfuggire alla realtà manifestando un forte senso religioso e persino del soprannaturale, quasi eccessivo e barocco».

L’apporto “dal vero”, che il regista ha ricercato è giunto sia attraverso il frutto di una serie di laboratori di scrittura e di narrazione, curati da Claudia Cincotta e Yousif Latif Jarallah, che è stato punto di partenza per il trattamento e l’elaborazione della sceneggiatura e sia attraverso la scelta di un cast di attori non professionisti. «Nessun altro attore professionista avrebbe fatto altrettanto», ha detto La Marca entusiasta ed ha aggiunto riflettendo sull’intera esperienza del lavoro di set svolto in paese: «Palma ed i palmesi ci stanno facendo vivere una esperienza umana di grande spessore, senza il loro entusiasmo il film non sarebbe stato lo stesso».

Il progetto generale all’interno del quale è stato ascritto il film prevede tra l’altro anche la realizzazione di un dvd documentario proprio sul territorio di Palma, ed è stato realizzato con fondi europei dei P.O.R. Sicilia, nell’ambito del progetto “Fotogrammi di memoria”. Palma di Montechiaro, ospiterà le riprese del film ancora fino al 23 settembre; dopo il montaggio, il film dovrebbe essere pronto per la prossima primavera.

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