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“Pomelia felicissima”, quel profumo che conquistò Palermo

  • 5 settembre 2005

Nella seconda metà dell’800, dopo un lungo viaggio per mare, arriva nella nostra isola un fiore esotico. Non cresce in ogni nuovo luogo, ma si lascia conquistare da Palermo e la conquista a sua volta. Ecco tracciata la storia di una migrazione in terra sicula: un gran successo, dato che la protagonista, la plumeria, qui comunemente nota come pomelia, ha colori e profumo che seducono vista ed olfatto. Vero è che in Sicilia, pur generalizzando, al nuovo ci si abitua gradualmente; ma, ad adozione compiuta, e una volta integrato nel locale contesto ed immaginario, l’elemento accolto è davvero sentito come cosa propria. Persasi memoria dell’originaria estraneità, anche la plumeria diviene oggetto di cure, detti e usanze. Ma quanto si conosce di questo fiore di origini tropicali, che per l’assidua presenza in giardini e balconi della città, è oggi uno dei fiori-simbolo di Palermo, almeno agli occhi di stranieri e visitatori?

Risposte ad interrogativi di ogni genere sono offerte dalla mostra “Pomelia Felicissima”, visitabile fino al 10 ottobre all’Orto Botanico di Palermo, in via Lincoln (tutti i giorni ore 9/20; ingresso 3.50 euro; residenti 2 euro; gratuito studenti universitari, under 10 e over 65). L’esposizione, curata da Attilio Carapezza, Pietro Puccio e Manlio Speciale, propone in padiglione vari materiali di studio e un itinerario di foto e scritti con ogni sorta di notizia sulla plumeria, oltre agli esemplari di pomelie visibili nel giardino stesso. Parte della sezione informativa è riservata alla ricostruzione del viaggio della plumeria da un continente all’altro, dall’area d’origine, ovvero Centro-America e Caraibi, all’Asia, dove fu esportata dagli spagnoli nel XVI secolo, e dall’Oriente in Sicilia dopo la metà dell’800. Una diffusione ad ampio raggio, da un punto all’altro del globo, è vero, ma solo in zone tropicali o in poche altre aree in cui particolari condizioni locali ne consentissero l’acclimatazione, come nel palermitano. Già cara agli Aztechi come pianta sacra, la plumeria ha trovato grandi consensi in tutte le culture che l’hanno conosciuta, apprezzata per le sue qualità terapeutiche e alimentari, inclusa nei rituali, sfruttata anche per il suo legno.

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Vari usi in diversi luoghi, tante anche le interpretazioni: per riprendere due esempi riportati nelle tabelle in mostra, alle Hawaii, intrecciata nelle variopinte “lei”, le collane floreali offerte ai visitatori, è simbolo di ospitalità, mentre in Sicilia, come dono che si trasmette da mano in mano, la pomelia ha assunto un significato di continuità generazionale. Grazie alle numerose curiosità, con inedite vesti e sotto nuova luce ci si presenta questo fiore che occhieggia da ogni scorcio di Palermo. Numerosi pannelli didascalici sono inoltre dedicati ad informazioni più tecniche, relative alla coltivazione o alla botanica della pomelia. Un percorso completo e variegato, insomma. E per quanti non avessero il “pollice verde” né particolare interesse per fiori, piante e digressioni storico etnografiche? La mostra accontenta tutti: una ricetta esotica di insalata di plumeria dà comunque senso ad una visita; nel caso, buon appetito.

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