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Tarocchi e poesie maledette in compagnia della fata verde

  • 26 giugno 2006

Palermo come i cafè parigini dell’ottocento per un serata in stile bohémienne. Questa l’atmosfera ricreata dall’”Assenzio Day”, l’iniziativa promossa dalla Libreria Caffetteria Malgiocondo in collaborazione con Addiopizzo. Dalle 19.30 all’1.30 di notte, il fascino del proibito ha affollato i tavolini di curiosi, attratti dalle degustazioni del leggendario liquore color smeraldo.

Nella storia sociale e culturale europea, la discussa bevanda, conosciuta anche come “absinthe”, era considerata quasi un rito magico, musa ispiratrice dello stile di vita di artisti famosi come Manet, Degas, Oscar Wilde; sotto i suoi effetti deliranti Van Gogh si recise un orecchio, contribuendo a rendere nefasta la reputazione del drink aromatico. Soprannominato “La fée verte” (la fata verde) in riferimento al suo tipico colore e all’incantesimo che procurava, annoverava tra i suoi consumatori, ricchi borghesi, intellettuali e proletari.

La sua popolarità lo rese il capro espiatorio della propaganda anti-alcolismo dell’epoca, a causa dell’intossicazione che provocava, l’absintismo, che in realtà era causata dall’abuso di alcool. Nel 1915 il “veleno verde” fu messo al bando e ritirato dal commercio in quasi tutta Europa e negli USA. Dopo anni di proibizionismo, grazie alle normative CEE che tutelano la libera circolazione dei prodotti all’interno dell’Unione, la Fata è ritornata a volare liberamente, protagonista di poster promozionali e dell'immaginario cinematografico, come in “Moulin Rouge”, in cui viene personificata dalla seducente Kylie Minogue.

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Nella serata palermitana la creatura alata ammicca dal menù, rigorosamente in tema, che propone assenzio in differenti tassi alcolici (da 45° a 68°), cocktail, torte e cioccolate aromatizzate, note informative e citazioni famose. “L’assenzio ha il potere dei maghi; può cancellare o rinnovare il passato, ed annullare o predire il futuro”. Questo mi richiama alla mente la lettura dei tarocchi offerta gratuitamente per l’occasione, mi prenoto e circa venti minuti dopo l’accaldato maestro mi convoca al piano di sopra, spiegandomi che l’incontro sarà molto breve, per le numerose richieste. Una sorta di “Leggi e fuggi” nell’ambiente surriscaldato dalla confusione crescente, in cui la mia guida spirituale, disturbato dallo squillo del suo cellulare, mi illumina sul mio destino. Alla fine cede alle provocazioni dell’infernale aggeggio non prima di avermi assicurato l’happy end sentimentale. Dopo la “taroccata” provo ad individuare il reading di poesie “maledette” in programma, ma la ricerca si arrende alla folla, ritorno così dai miei amici, giusto in tempo per le ordinazioni. Optiamo per i dolci e il 68°.

Per dovere di cronaca assaggio un po’ tutto: la “Baudelaire” e la “Verlaine” si rivelano un trionfo di cioccolato con un leggero retrogusto di anice, mentre, da incallita astemia, temporeggio nell’affrontare l’alchemico elisir. Ma il codice deontologico ha la meglio. Il cameriere ci inizia al rituale del flambeé, l’aspetto più affascinante legato al consumo dell’absinthe. Si versa una zolletta di zucchero nel liquore (per addolcirne la proverbiale amarezza) la si raccoglie con un cucchiaio e le si dà fuoco per farla caramellare, poi la si riversa nel bicchiere che si anima di fiamme, da spegnere, infine, con la quantità di acqua desiderata. Al mio palato sa di alcool puro al gusto di Tutone, ma gli altri sembrano gradire molto, a giudicare anche dai vassoi che si aggirano inarrestabili tra i clienti.

Tra loro, i ragazzi del Comitato Addiopizzo che mi spiegano così la loro presenza: «Malgiocondo è nella lista dei negozi pizzo-free e noi promuoviamo le iniziative di tutti i nostri esercenti. Non troviamo differenza nel promuovere l’assenzio e il salame delle sorelle Pillìu. In fondo noi siamo dei visionari, proprio come i poeti maledetti. L’unico aspetto importante è che dei soldi spesi stasera, neanche un euro andrà alla mafia». Lodevole risultato, ma qualcosa mi lascia perplessa. Leggende a parte, la Fée Verte è di fatto un superalcolico, è come celebrare una serata sul whisky o la vodka.

“Gusto il mio assenzio, ed assaporo ogni giorno senza nessuna preoccupazione al mondo” afferma il pittore Gauguin. Legittimare l’evasione, niente di più attuale nella nostra società, contraddistinta dall’uso delle sostanze, dalle dipendenze; ed è il nostro organismo che paga il prezzo più alto per vedere il mondo come vorremmo. La realtà è che 68° alcolici in corpo cambiano soltanto la condizione del nostro fegato. Ma il mito della bevanda non si arresta, alimentato dal revival che lo impone come ultima tendenza dei locali europei, grazie anche ai nuovi canali commerciali, internet in primis. Prima dell’una la gradazione più alta è terminata, anche stanotte la verde incantatrice ha effettuato il suo sortilegio.

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