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Turismo in crisi: gli alberghi siciliani a luci spente

Lunedì 17 dicembre tutti gli alberghi della regione, circa 1200, spengono le luci per manifestare, in modo simbolico, la profonda crisi in cui versa il settore

  • 13 dicembre 2012

In un contesto in cui le città pensano ad accendersi con le mille luci calde del Natale, gli albergatori siciliani scelgono il buio e decidono di spegnere tutto: la decisione è stata presa dopo dell'assemblea straordinaria regionale, indetta da Uras-Federalberghi Sicilia, che ha visto riuniti tutti gli operatori turistici ieri a Cefalù. Lunedì 17 dicembre tutti gli alberghi della regione, circa 1200, spengono le luci per manifestare, in modo simbolico, la profonda crisi in cui versa il settore.

I dati scoraggianti presentati in assemblea dicono che la Regione Sicilia è passata dal 30% al 24% di flussi turistici negli ultimi 10 anni e rimangono vuoti circa il 70% dei posti letto disponibili in un anno. I numeri di cassaintegrati, o di lavoratori sospesi sono l'ulteriore riprova del disagio che stanno vivendo gli operatori turistici, dai ristoranti, agli stabilimenti balneari, dagli albergatori fino alle agenzie di viaggio.

La richiesta, come specificato da Nicola Farruggio, vice-presidente Uras/Federalberghi Sicilia - è quella di alleggerire gli operatori delle dolenti tasse che affossano la gestione imprenditoriale: «Serve una politica di defiscalizzazione per le imprese del turismo. Non serve a nulla il finanziamento agevolato perché non esiste più un utile aziendale».

Si rivendica un trattamento paritario, come quello riservato ad altri settori, con l'introduzione delle zone franche, del diritto di continuare a dare servizi attraverso il turismo anche alle comunità locali. Il dato rilevato è una fuga dei turisti verso mete come Tunisi, Croazia, Francia, mentre in Sicilia la penuria di visitatori comporta l’innalzamento dei costi. Il cliente pur non trovando altrove la stessa qualità, si orienta comunque verso una destinazione dai costi più bassi. «Ma altrove non è la stessa cosa - continua Farruggio - neanche per la qualità dei nostri territori, nè per il costo del lavoro, nè per le tasse che si pagano, nè per i servizi che erogano o non erogano, per i parcheggi, per la tutela del paesaggio. A queste condizioni la concorrenza è impossibile».

La richiesta alzata a gran voce è l'apertura di un tavolo di crisi con il governo della Regione Siciliana, e con gli amministratori locali per tentare di salvare un settore «di cui tutti si riempiono la bocca, non fanno altro che introdurre tributi, mentre gli imprenditori e gli addetti hanno gli occhi pieni di promesse e le mani vuote di risultati».

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