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Nel cuore della Sicilia c'è un "leone di pietra": giorno e notte difende l'antica valle

Qui si raccontano tante leggende in merito alla sua presenza e c'è anche un'area archeologica lungo la strada da percorrere fino al più piccolo paese del nisseno

Erika Diliberto
Giornalista
  • 6 marzo 2024

C'era una volta, nel cuore della Sicilia un grande e fiero leone che col suo ruggito riusciva a far tremare la terra e col suo impavido coraggio difendeva i buoni dalle angherie dei cattivi.

Ma un giorno, una strega maligna, colma di rabbia e di rancore, lo trasformò in pietra e da allora è li ad attendere che l'incantesimo venga sciolto e che ritorni ad esser libero come un tempo... . Sono tante le favole che potrebbero esser scritte in merito al leone.

Ognuno può immaginare e raccontarne il mito a proprio piacimento, lasciandosi andare con la fantasia a veri e propri voli pindarici.

Quel che di vero c'è in questa storia, è che il leone di pietra esiste per davvero e dalla notte dei tempi è sempre li, sdraiato, quasi accovacciato, imperturbabile con sguardo sempre vigile, giorno e notte, sul territorio. Il leone altro non è che una lussureggiante collina che si eleva dal territorio circostante, là dove si abbracciano e si incontrano i fiumi Salito e Gallo d'Oro nella Valle del Platani.
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Il monte in questione si chiama Raffe, nell'omonima contrada, dove in loco è presente un'importante zona archeologica a sud del comune di Mussomeli, lungo la strada che corre per il più piccolo paese del nisseno, Bompensiere.

Il sito, che prende appunto il nome dalla contrada, di grande rilevanza storica, venne abitato con una certa assiduità fino all'età medioevale. Ancora oggi non si conosce con certezza il nome che in origine gli fu dato dai suoi antichi abitanti.

Il rinvenimento di alcune monete, tutte della stessa fattura, lascia presupporre che quel nome fosse "Koinon" o "Silerai", siti del centro Sicilia noti alla storia ma di cui ancora si ignora la sede.

I primi scavi sul posto, cominciarono nei primi anni 50 per seguirne altri negli anni 80 e quel che venne di volta in volta scoperto assunse un ruolo fondamentale nel ricostruire quel che è stata la storia del territorio.

Ciò che emerso è che il primo centro abitato a Raffe risale alla fase finale dell'età del Bronzo, tra il IX e l'VIII secolo a.C.

Le prove concrete sulla fase storica che ha interessato il luogo si hanno grazie al rinvenimento di diversi frammenti in ceramica della facies Sant'Angelo Muxaro-Polizzello e dalla scoperta di un centro abitato dove sono presenti degli ambienti a pianta circolare e rettangolare, con tutta probabilità adoperati a scopi rituali per la preparazione ed il consumo di cibo di diverso tipo.

Gli studiosi sono arrivati alla conclusione di ritenere che, sin dalla metà del VI secolo a.C, la vita del centro di Raffe si intrecciava con quella di altre e più note colonie greche ed in particolar modo con Akragas, l'odierna Agrigento. Questo è il periodo in cui il noto tiranno Falaride, realizzava la conquista dei territori sicani, vicini al fiume Halycos, oggi conosciuto come il Platani.

Non è escluso, secondo gli studiosi, che il centro di Raffe, per la sua vantaggiosa posizione geografica, possa, all'epoca, essere diventato una sorta di avamposto per gli akragantini.

Quel che è certo è che a questa fase risale una vera e propria trasformazione del tessuto urbano, con la costruzione di una cinta muraria, torri di difesa e di un complesso sacro, posto al di fuori dell'insediamento, nei pressi del fiume Salito.

Il santuario rinvenuto, occupa un'enorme area ed è costituito da tre ambienti a pianta rettangolare e da diversi spazi esterni adoperati per i riti eseguiti all'aperto.

Il culto delle divinità era strettamente legato a quelle che facevano riferimento alla fecondità e poiché il santuario occupava una posizione strategica, con buona probabilità il sito doveva essere facilmente frequentato anche da viaggiatori che si spostavano lungo il fiume Salito, rimanendo così legato a pratiche di tipo "indigeno".

Il culto di Demetra sembra essere il più accreditato per la modalità delle deposizioni con oggetti capovolti e per il ritrovamento di un particolare tipo di lucerna.

E come sempre accade, tutto ha una fine ed il santuario venne abbandonato all'inizio del V secolo a.C. forse a causa di un evento naturale o anche bellico.

L'antico centro abitato era disposto su particolari terrazzamenti ed era caratterizzato da edifici a più ambienti, tutti dotati di cisterne. I fabbricati erano scavati nella roccia, per le pareti interne, mentre quelle esterne erano costruite con la pietra.

Alcuni di questi erano su due livelli, collegati da una scala scavata nella roccia. Scala ancora visibile e perfettamente conservata.

È possibile oggi affermare che fino al IV secolo a.C. Raffe è stata una comunità attiva e fiorente sotto ogni punto di vista e ne sono una diretta testimonianza i manufatti in ceramica e gesso alabastrino. Nel ricostruire la storia di Raffe sono stati riportati alla luce due grandi edifici indipendenti.

Nel primo è presente un grande ingresso che conduce ad una sala, dove la presenza di piastre di cottura e di oggetti volutamente spezzati ha indotto a supporre che in loco si svolgessero pasti rituali ed attività sociali. Nel secondo edificio, anch'esso dotato di un ampio ingresso, sono stati ritrovati dei reperti di grande valore.

Gli archeologi hanno riportato alla luce quello che era un vero e proprio tesoretto costituito da 13 monete di età dionigiana e alcune punte di freccia, con tutta probabilità adoperate come merce di scambio.

La vita sul sito è continuata fino ai secoli XIII e XIV d.C. Ne sono una prova la scoperta di una basilica absidata ed una fortificazione posta sulla sommità del locale. Quel che è certo è che questi ambienti vennero abbandonati all'improvviso, per cause a noi ancora non del tutto chiare.

L'oblio, piombato nel corso dei secoli su Raffe, ha permesso che i manufatti e gli ambienti rinvenuti, giungessero a noi, quasi del tutto intatti.

Come il caro leone di pietra, di cui abbiamo parlato all'inizio della nostra favola immaginaria, cosi come aspetta che il suo incantesimo venga sciolto per ritornare ad essere libero, anche il sito archeologico di Raffe attende pazientemente che i suoi cancelli vengano aperti e le sue bellezze rese fruibili al pubblico.

Purtroppo, ad oggi non è possibile accedere al sito e mai nessuno, neanche agli abitanti della zona, è mai stata data la possibilità di poter visitare personalmente anche una sola volta nella vita, la magnificenza che si cela a Raffe.

Forse per la carenza di personale o forse la mancanza delle dovute attenzioni da parte egli addetti ai lavori, questo non ci è dato sapere, fino ad oggi il sito non è fruibile a nessuno.

Come in ogni favola che si rispetti attendiamo l'arrivo del predestinato, del meritevole, ovvero di colui che libererà dall'incantesimo della perfida strega, il leone.

Oggi, non possiamo fare altro che sperare e pazientare affinché l'atteggiamento in tal senso, possa prendere un’altra direzione e chissà che un giorno i cancelli di Raffe possano aprirsi al pubblico, possa cessare l’azione indegna dei tombaroli, ed il leone della nostra storia possa tornare libero e vivo come un tempo.
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