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Quel sentiero che non ti aspetti: tra la chiesa "nella roccia" e la vista più famosa di Sicilia

Non puoi immaginare dopo essere giunto qui innumerevoli altre volte, sempre compiendo i soliti itinerari, di avere ancora tanto da scoprire, come bellezze nuove

Santo Forlì
Insegnante ed escursionista
  • 13 marzo 2024

Sentiero stazione di Giardini fino alla villa comunale di Taormina, un'alternativa per raggiungere la città senza usare l’automobile e che consente di cogliere bellezze nuove anche per chi ha visitato la città innumerevoli volte.

Sabato 3 marzo abbiamo trovato una soluzione alternativa per arrivare a Taormina rispetto al classico tragitto in macchina comprendente alcuni tornanti in salita per poi sostare al parcheggio Lumbi e proseguire a piedi.

Grazie alla sapiente guida Anja abbiamo scoperto un sentiero che partendo dalle vicinanze della stazione ferroviaria Giardini – Taormina, più esattamente nei pressi dell’Hotel Corallo ci avrebbe portato a Taormina direttamente a piedi. Naturalmente un percorso tutto in salita.

Lasciato un breve tratto su strada rotabile, abbiamo imboccato uno stretto sentiero ben transennato con scalini di pietra e in terra battuta che si è snodato fra piante di teucrio camedrio disposte a raggiera e di un colore grigio celestino, pallide siepi di artemisia, euforbie arbustive e muri ricoperti di splendide fioriture di bouganville.
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Percorso abbastanza trafficato con un nugolo di turisti stranieri che camminava o si fermava per prendere fiato o per fare delle foto. Più giù c’era il mare azzurro insolitamente calmo per la stagione con ampi tratti in cui presentava delle sfumature chiare. Salita tosta per l’ardua pendenza da richiedere una buona gamba, ma breve. Dopo una mezzoretta eravamo già giunti di fianco alla villa Comunale di Taormina da cui ci siamo affacciati.

Abbiamo fatto un giretto per la città, gettato uno sguardo sui magnifici negozi, comprato qualche gelato e ci siamo soffermati nella piazza IX Aprile, gironzolato un po’ fra le frotte di turisti e affacciati alla famosa balconata che a precipizio mostra i fianchi della montagna fittamente ammantati di siepi di vari colori dall’argenteo, al verde cupo al celestino e soprattutto consente di vedere l’ampia distesa marina che fa immaginare infiniti orizzonti e induce sensazioni rasserenanti.

Proprio alle spalle della piazza inizia una scalinata che conduce al castello saraceno che si scorge indirizzando lo sguardo verso l’alto, mentre appena più giù si intravede una grande croce.

Il primo tratto lo si compie fra le abitazioni per poi attraversare una strada rotabile, poi inizia la scalinata in campagna che in realtà è una via crucis con statue di bronzo a ricordare la Passione di Cristo intervallate agli angoli del sentiero. Nonostante ciò possa indurre a tristi pensieri, la spettacolosa bellezza del paesaggio comunica liete sensazioni.

Dall’alto abbiamo visto a più riprese da differenti angolazioni il Teatro greco, la meravigliosa isola Bella, il verde cupo dei cipressi che per ampio tratto hanno lambito l’abitato, la città stessa la cui vista non è certo banale, il promontorio protendersi fra due distese marine più breve quella a sinistra, un ampio golfo invece a destra.

Poi la chiostra dei monti con l’Etna nascosta perché coperta da un ammasso di nubi scure. Abbiamo avuto la nuvola dell’impiegato di fantozziana memoria al contrario, tutto intorno nuvolo o pioggia, invece solo su Taormina una splendida giornata di sole.

Diversamente a ciò che si poteva immaginare quando eravamo giù, il tragitto si è rivelato abbastanza agevole, la scalinata perfettamente levigata con pietre e mattonelle si è snodata su ampi tornanti non particolarmente ripidi e con dei tratti in falsopiano che consentivano di rifiatare.

Dopo quaranta minuti circa siamo giunti ad uno spiazzo con balconata su cui si ergeva la chiesetta S.S. Maria della Rocca compatrona di Taormina del XVI secolo, questa è così denominata perché costruita e scolpita nella rocca.

Da qui la visuale sul paesaggio era ancora più completa, guardando più in alto alle nostre spalle potevamo scorgere Castelmola sorgere a precipizio su uno sperone roccioso con dei muri attorno che sembravano volere contenere il suo abitato, abbiamo visto la sagoma marrone di monte Petraro sulla sinistra interamente in pietra e sulla destra l’ampio crinale di monte Venere così chiamato perché nell’antichità c’era un tempio dedicato a questa dea.

Un autentico gioiello si è rivelata la chiesetta con quasi tutto il soffitto costituito da nudi ed irregolari spuntoni rocciosi ma con le pareti affrescate con motivi floreali davvero gradevoli e delicati.

Un altro paio di tornanti e siamo giunti al castello (chiuso). Non ci siamo sentiti abbastanza attrezzati per espugnarne le alte mura per cui abbiamo pensato di ritornarci qualche altra volta che lo troviamo aperto.

Non immaginavo dopo essere giunto a Taormina innumerevoli altre volte sempre compiendo i soliti itinerari di avere ancora tanto da scoprire e di riuscire a cogliere bellezze nuove.
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